La regina sta tornando.
La reina regresa.
A rainha está voltando.
The queen is returning.
La reine est de retour.
No, non allarmatevi, non sto studiando lingue, ho soltanto voluto scrivere l’inizio di questo editoriale in tutte le lingue in cui la cantante di cui sto per parlare incide le sue canzoni. Io a differenza sua però ho usato Google translate.
Laura Pausini sta tornando, e questa volta lo annuncia tramite un video su Facebook.
Lo fa nel suo stile, quello che è diventato per lei un marchio di fabbrica molto prima che arrivassero i social network. Lo fa annunciandolo in prima persona al suo pubblico, a chi la segue, la ama e la sostiene da oltre vent’anni e che ha contribuito a renderla la cantante donna “più planetaria” a cui il nostro paese ha dato i natali.
Se avete paura che questo Editoriale possa sembrare una sviolinata… impauritevi pure.
Per scriverlo ho voluto non badare a spese e ho chiamato a casa mia un quartetto d’archi che mi facesse da sottofondo dandomi la giusta ispirazione…
Scherzi a parte, in realtà se andiamo a scavare nei nostri articoli, All Music Italia ogni volta che ha parlato della Pausini lo ha fatto con sguardo neutro criticando anche alcune sue scelte, quindi sarei tentato di rimandare a casa i carissimi musicisti che stanno nel mio salotto, perché questa sarà una semplice analisi obbiettiva su chi è e cosa ha fatto Laura Pausini.
Una donna che nella sua carriera ha vinto tutto quello che si poteva vincere; che ha portato in alto il nome del nostro paese (e Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno) per oltre vent’anni e che, per assurdo, sembra a volte essere più apprezzata e meno criticata all’estero, che in Italia.
Si sa, è la solita storia l’erba del giardino del vicino che è più buona della propria e via dicendo…
C’è chi pensa tutt’oggi che la Pausini abbia avuto solo un gran culo (e qui via di risatine e battute che vanno avanti da vent’anni… fate un po’ voi che umorismo anacronistico avete). Ok la fortuna iniziale c’è stata: canzone giusta nel momento giusto e con la voce giusta. Non si può negare che arrivare a Sanremo nel 1993 con un brano irrimediabilmente “appiccicoso” come La Solitudine (scritto tra l’altro da due giovani ragazzi allora sconosciuti) con quella voce lì, potente, ma allo stesso tempo riconoscibile e radiofonica come poche, e vincere la manifestazione canora più amata/odiata d’Italia sia stato un gran bel colpo. Sopratutto perché a quei tempi Sanremo era davvero Sanremo… e la Pirateria era associata al massimo ai soldatini della Playmobil.
La stessa Pausini non l’ha mai negato, anzi… nemmeno il Pippone nazionale lo ha mai fatto… è dal 1993 ci ricorda che “l’ha inventata lui”.
Basta questo a rendere una cantante, una star internazionale? Direi proprio di no. Ci vuole altro e quest’altro è proprio quello che, probabilmente, manca a tutte le cantanti della nuova generazione.
Ma prima mi sembra il caso ricordare “qualche” traguardo che Laura ha raggiunto… non starò qui a farne la biografia, per quello c’è Wikipedia che ha una pagina per tutto quello che la riguarda, credo esista persino la pagina “Tutti gli abiti indossati da Laura Pausini”… credo però che sarebbe il caso che quelli con la puzza sotto al naso, dessero una ripassata a quello che segue:
Laura Pausini in 22 anni di carriera ha inciso 15 album (8 di inediti, 3 live, 1 di cover, 2 best of e persino un disco in inglese). Nessuno dei suoi dischi ha venduto meno di un milione di copie nel mondo e quello più acquistato (Le cose che vivi) ha superato ampiamente i 10 milioni di copie vendute.
Oggi i suoi dischi escono contemporaneamente in oltre 50 paesi e in tre lingue diverse: italiano, spagnolo e portoghese. Si stima che in totale abbia venduto oltre 70 milioni di dischi nel mondo.
Hanno duettato con lei artisti di fama internazionale come Michael Buble, Luciano Pavarotti, James Blunt, Kylie Minogue e Bryan Adams giusto per citarne qualcuno…
Hanno scritto per lei nomi tipo Phil Collins, Madonna, Vasco Rossi e Ivano Fossati, oltre a innumerevoli autori più o meno noti.
I suoi brani sono stati inseriti in oltre 30 telenovelas… aaaah già la vedo la faccia colma di sdegno di qualcuno in questo momento… che dire, dovreste prima farvi un giro in Sudamerica per capire che evento, e di quale portata, sono le telenovelas laggiù… e mi piacerebbe vedere anche la vostra faccia nel momento in cui la Siae o chi per essa vi manda quei quattro spicci nei rendiconti perché un vostro brano è stato scelto come sigla di una telenovelas… poi ne riparliamo.
Non vi basta ancora?
Devo dirvi che ha cantato al matrimonio di Barbra Streisand, fortemente voluta dalla Barbra che prova una grandissima ammirazione per lei?
Rammentarvi che ogni anno il suo raduno con i fan è un evento spettacolare che vede accorrere gente da ogni parte del mondo… e che spesso è lei stessa, tramite dei concorsi, a regalare dei voli internazionali con pernottamento ad alcuni iscritti al suo fan club?
Devo ricordarvi che è stata la prima (e al momento unica) donna ad aver cantato allo Stadio San Siro con un bel sold out in una serata in cui, nonostante una pioggia battente, nessuno si è mosso dal proprio posto?
E di Amiche per l’Abruzzo che ve lo dico a fare? Un operazione titanica ideata da lei che ha riunito oltre 43 artiste su un solo palco per raccogliere fondi per il post terremoto in Abruzzo…
Potrei pure raccontarvi di quando ha inciso un disco in inglese, From the inside e, siccome l’immagine che volevano dare di lei era quella di una sorta di teenager stile Britney Spears in salsa italiana, nonostante due singoli alla prima posizione della Billboard della musica dance, ha fatto armi e bagagli ed è tornata in Italia interrompendo la promozione del disco (e i sogni dei discografici che già contavano i soldi che nemmeno in una partita di Monopoli…). Insomma roba da gente con gli attributi.
Se non vi basta nemmeno questo per dire che Laura Pausini ha talento, è un’ottima stratega del marketing al pari di dive internazionali come Madonna e che, se sta lì dove sta, è perché se lo merita e “non molla mai la presa”, non so che altro dirvi… ah si forse un’ultima cosa sì…
G R A M M Y A W A R D S
un piccolo, e molto ambito, grammofono dorato che prima di lei solo un certo Domenico Modugno con Nel blu dipinto di blu aveva portato nel nostro paese.
Non siete ancora convinti? e allora è inutile dirvi altro, del resto ci sono persone che vivono di preconcetti… del resto nemmeno a me piace la musica di Gigi D’Alessio ma, quando vedo mia madre che si commuove con una sua canzone, capisco che anche la sua musica ha un posto nel cuore di molte persone e per questo merita rispetto.
Chiudo con un’ultima riflessione…
Laura Pausini sta lì nel posto che occupa perché un bel giorno, dopo aver iniziato a incidere dischi ha deciso che era quello il suo traguardo e con tenacia e perseveranza ha lottato per raggiungerlo.
Dagli anni 90 ad oggi non so nemmeno contare quanti cloni di Laura Pausini ho visto passare da Sanremo, in tv, in radio…
Ma c’è una differenza tra Laura e le altre… una differenza che anche le attuali nuove “dive della canzone”, soprattutto quelle forti di ore di default in tv, dovrebbero sempre tenere a mente prima di parlare di sbarcare all’estero…
Laura ha studiato… anzi Laura ha voluto studiare.
Non si è accontentata di imparare la pronuncia e il suono delle parole in spagnolo o in portoghese per incidere le sue canzoni. No, Laura ha voluto imparare completamente da zero l’inglese, il francese, lo spagnolo, il portoghese perché voleva avere un filo diretto con il suo pubblico in ogni paese del mondo in cui cantava… non voleva guardare con sguardo perso nel vuoto un traduttore che, chissà come, interpretava le sue risposte nelle interviste… non voleva fare come gli artisti internazionali che vengono da noi e dicono “Ciao Italia, ttttuttto bene?” e poi hanno quel sorriso auto compiaciuto come se avessero decantato l’Odissea a memoria…
Questo per me è il simbolo massimo della determinazione di Laura Pausini… e a chi sogna di prendere il suo posto (un giorno), io consiglio prima di tutto di rendersi conto che è come mettersi in lista all’ufficio di collocamento del lavoro in Italia, insomma preventivate un’attesa di minimo 10 anni se vi va bene e seconda cosa, magari iniziate a imparare correttamente l’Italiano che è sempre un buon punto di partenza in un lavoro che si basa sulla comunicazione.
Ora scusate, il quartetto d’archi si sta alzando, l’ora per cui li avevo pagati è finita. Cavolo come sono fiscali questi musicisti…vado a saldare il conto…
ah dimenticavo… Bentornata Laura.
Il Direttore