All Music Italia vi presenta un’intervista a Fabrizio Moro, in uscita oggi con il nuovo disco Via delle Girandole 10. Un ritorno con un progetto discografico che racchiude l’indole del giovane cantautore, arricchita da una grande consapevolezza e un’inedita serenità (per la recensione del disco clicca qui). Un nuovo stato d’animo giunto dopo un periodo molto complesso, che ora Fabrizio riesce a ringraziare perchè è certo che senza quelle difficoltà ora sarebbe un uomo e un’artista peggiore di quel che è diventato. La rabbia ha lasciato il posto alla voglia di comunicare, cosa che Fabrizio dimostra di saper fare molto bene in questa lunga chiacchierata, nella quale porta ai nostri lettori le proprie idee limpide e sincere oltre a raccontarci di se, delle sue passioni e del suo rinnovato percorso musicale.
Ti incontriamo in occasione dell’uscita del tuo nuovo disco, Via delle Girandole 10. Il titolo nasce da una via di Montalto di Castro dove è nata gran parte del progetto, volevo sapere la genesi di questo progetto e il perché della scelta di questo centro in provincia di Viterbo?
Perché lì c’è casa del mio manager, che vive lì da una vita. Lo abbiamo raggiunto io e i musicisti, ci siamo trasferiti lì per qualche mese e abbiamo pre-prodotto tutto l’album. E’stato un lavoro abbastanza pesante, lì abbiamo dovuto scegliere i 10 pezzi da un’iniziale rosa di 30 brani.
E il titolo è un tributo alla cittadina che vi ospitava?
Non c’era nessun titolo tra i 10 pezzi che secondo me potesse rappresentare l’album. Una mattina ho notato che la via adiacente lo studio era Via delle Girandole, e l’unico numero civico che c’era era il 10. La scelta del titolo più che un tributo a quel posto è un tributo a quel periodo, perché aldilà della produzione della parte artistica sono successe cose importanti nella mia vita, che mi hanno fatto cambiare il punto di vista su una serie di questioni.
Sabato scorso, proprio a Montalto, hai tenuto la presentazione live del disco, una sorta di data zero del tuo tour, com’è stato il riscontro? Provi ansia prima di proporre qualcosa di totalmente nuovo al tuo pubblico?
Guarda, nessun’ansia, non ho mai avuto quel tipo di emotività. Sicuramente è stato un concerto emozionante, anche perché arrivo da un periodo di forte stress, che racconto nel disco, dove parlo molto di me, della mia parte più intima, del rapporto con mio padre e con le persone che ho avuto intorno. Più che nei miei dischi precedenti, nei quali magari mi bastava guardare un telegiornale per scrivere una canzone, qui ho fatto delle lunghe riflessioni con me stesso e questo torna nei live: non mi sono mai mostrato così tanto durante un concerto come sabato, infatti abbiamo iniziato con Buongiorno Papà e ho stonato parecchio (ride ndr), sono andato un pò sopra le righe…comunque è stato un concerto intenso….alla fine mi son fatto una bottiglia di vino e un pacchetto di sigarette…(ride ndr).
Hai menzionato Buongiorno papà, una canzone molto particolare. Volevo chiederti se sarebbe mai potuta nascere prima che tu stesso diventassi padre?
No…no…hai fatto un’osservazione giusta, hai centrato il punto. Il rapporto con mio padre l’ho “recuperato” quando è nato mio figlio: mio padre è un calabrese doc di poche parole, lascia spazio ai fatti. Io l’ho sempre rispettato, è stata una persona coerente alla propria linea di pensiero, ma non sono mai riuscito a parlare con lui. Ti faccio un esempio, mio padre non ha mai avuto passioni, non ha mai letto un libro, mai seguito la musica, non ha mai sentito una mia canzone, ad eccezione di quelle che sono diventate famose, quelle di Sanremo…Buongiorno Papà è una canzone che lui ha sentito per la prima volta a Montalto di Castro perché mia madre l’ha portato lì a forza…
E la sua presenza non ti ha lasciato indifferente…
Si, te l’ho detto ho steccato di brutto….e questa canzone mi sa che la steccherò sempre perché ogni volta che la sento mi commuovo… dopo la nascita di mio figlio ho capito le difficoltà che mio padre ha avuto con me.
Anche nei tuoi precedenti dischi c’era molto di te, però ora sembra proprio cambiata la prospettiva…
Qui c’è anche la mia spiritualità, prima ogni canzone che parlava di me nasceva di getto…la musica era una valvola di sfogo. Non sapevo leggermi dentro, avevo solo voglia di sfogarmi con la mia chitarra. adesso è tutto diverso…
Acqua è il primo singolo rilasciato per presentare il tuo nuovo disco. Mi spieghi questa scelta?
Ho scelto Acqua perché è il testo che, più di altri, riesce a riassumere in maniera efficace tutto quello che è successo in questi anni, dall’uscita di Pensa (che lo vide trionfare a Sanremo tra i giovani nel 2007 ndr) fino ad oggi.
ACQUA – FABRIZIO MORO – VIDEO
Un testo che racchiude molte difficoltà e grandi gioie che hai vissuto in questo periodo. Qual’è stata la difficoltà più grande?
Sicuramente il 2014 è stato un anno molto particolare, perché se in passato ero io con delle mie scelte ad essermi chiuso nei confronti di un certo sistema mediatico, dopo la mia esibizione sul palco di S.Giovanni durante la chiusura della campagna elettorale per le Elezioni Europee con il Movimento 5 Stelle (era Maggio 2014, quando quale lanciò un’attacco all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, modificando un verso della sua canzone Gastrite e provocando attacchi e accuse di vilipendio da più parti ndr) ho trovato invece molte difficoltà, ho visto chiudersi molte porte…
Ad esempio?
Ti faccio l’esempio di piccole cose pratiche: l’anno scorso l’agenzia che organizzava i miei live non riusciva a far stampare i manifesti, perché alcune serigrafie di Milano si rifiutavano. Questo è un piccolo esempio pratico, per non parlare delle radio che non ti passano, della televisione che non ti invita… una lunga serie di cose che mi hanno fatto capire quanto mi sia costato quel passaggio sul palco a S.Giovanni.
Credi di essere stato strumentalizzato?
È stata colpa mia, te lo dico per spiegarti che non mi sono pentito di quello che ho detto, continuo a pensarlo e lo farò fino alla morte; però mi sono pentito di come l’ho detto. Il problema è il come, perché la rabbia non porta da nessuna parte: quando tu sei troppo incazzato, ti capiscono sono quelli incazzati come te. Sono cose che un comunicatore o uno che fa il mio mestiere dovrebbe capire, questione di esperienza. Ho capito che attraverso la positività riesci a trasmettere meglio e a più persone.
Ciò nonostante nel brano Da una sola parte, racconti molto della tua indole. Ti sei sempre molto esposto e come abbiamo visto ne hai pagato le conseguenze. Alla luce di ciò hai modificato solo i modi di comunicare o hai proprio smussato qualche angolo del tuo carattere?
Io resto così, non ti sto dicendo che adesso mi metterò il K-way…(ride ndr). Io sono fatto in un certo modo, bisogna poi riuscire a trovare la via e l’energia giuste per comunicare anche un disagio..
Cosa che hai fatto spesso in passato e anche bene, come con Fermi con le mani Fermi con i piedi, intenso pezzo ispirato dal caso di Stefano Cucchi. Cosa pensi di quella storia e delle ultime sentenze a riguardo?
Sul caso Cucchi mi sono già espresso, anche per commentare questo tipo di vicende ora ho un approccio diverso, so solo che si deve trovare una soluzione a molte cose, la gente manifesta da anni lo stesso disagio. La verità è che la mia fiducia nei confronti della classe politica, della giustizia e di un certo sistema governativo l’ho proprio persa: è una cosa brutta che mi è accaduta. La cosa bella è che non ho perso fiducia nella gente, nel mio popolo, nell’Italia che alla fine siamo noi; siamo noi a tenere le redini del gioco e nel mio piccolo cerco di cambiarlo questo paese, senza stare a criticare Renzi, senza stare a criticare altri come ho fatto in passato; ho capito che è sbagliato e sai perchè?
Perchè?
Perchè prima devo fare pace con me stesso e cercare di migliorarmi, nella vita trasmetterò questo cambiamento a mio figlio e poi agli altri attraverso le mie canzoni… questa è l’unica soluzione che vedo, solo mettendoci continuamente in gioco e cercando di migliorarci come esseri umani possiamo pensare di risolvere le cose. Una volta me la prendevo con i politici, ora penso a me…
Una filosofia tanto nobile quanto difficile da mantenere…
Quello che penso è che se non miglioro io e non contribuisco in prima persona al cambiamento, non ho diritto di prendermela con nessuno… ci sono cose troppo più grandi di noi, come le sentenze ingiuste che così resteranno finché non scenderemo in piazza col bastone veramente… È inutile indignarsi per le sentenze, sappiamo già come vanno a finire casi come quello di Cucchi, mi sono indignato nel 2009, quando Stefano è morto…
FERMI CON LE MANI – FABRIZIO MORO – VIDEO LIVE
Anche perchè l’indignazione è piuttosto comoda e a buon mercato…
Si, alla fine ne parliamo tutti, a casa al bar….tutti diciamo le stesse cose, ma alla fine nessuno fa un cazzo! Iniziamo a cambiare noi stessi, poi potremo permetterci di indignarci…
Un messaggio forte, che cercherai di portare anche nei tuoi live?
Ho iniziato a farlo attraverso queste nuove canzoni, non so se lo farò anche con delle parole. Sicuramente il mio atteggiamento è cambiato, anche durante i live. Vivo tutto con molta più serenità rispetto a prima, quando avevo sempre addosso questa sorta di rabbia che mi stringeva il cervello… anche sul palco mi comportavo come fossi sul marciapiede della borgata dove sono nato e spesso avevo davanti un pubblico incazzato come me, ora mi rivolgo ad un pubblico più ampio.
Il momento più bello di questi ultimi anni invece?
Il momento più bello della mia carriera è questo, l’uscita del disco che coincide con l’aver risolto molte cose con me stesso…
E forse anche le difficoltà superate hanno dato il loro contributo…
Senza dubbio, mi hanno aiutato a migliorarmi, se non fosse successo quel che è successo su quel palco, con tutte le cose brutte che hanno colpito la mia carriera, sicuramente oggi sarei un uomo peggiore rispetto a quel che sono diventato.
Ritornando al tuo disco, la copertina è un’insieme di immagini e simboli, quasi fosse un rebus. Ci sono molti riferimenti ai brani della tracklist… ma non ho capito se sono casuali o nascondono un senso nell’insieme…
Ogni simbolo rappresenta un tratto che ritroviamo poi nelle singole canzoni. Il riassunto del senso dell’immagine e quindi di tutte le canzoni può essere racchiuso nell’ultima traccia dell’album (Ciao Zi, ndr), la sintesi di tutto questo momento: complicato, difficile e anche bello, che si è concluso con la morte di una persona cara alla quale dedico questa traccia strumentale.
Trovo molto particolare anche il fatto che il senso di un intero disco fatto di molte storie e di molte parole sia racchiuso per te in una traccia che di parole non ne ha…
Ho lasciato spazio solo all’immaginazione, un pezzo composto da me e dove mi sono lasciato trasportare dalle tante cose che ho accumulato in questi mesi…
In I remember you racconti la delusione provocata dal crollo del mito a stelle strisce, rivolgendoti all’America apostrofandola come una “puttana carica di illusioni“. Mi racconti invece una figura, un’idea o un simbolo che non ti ha mai deluso?
Alla fine torniamo lì… penso mio padre… credo che sia lui nonostante le difficoltà incontrate nel farmi capire. È una persona che nella sua semplicità, e anche nella sua ignoranza, è rimasta sempre coerente.
Tutt’altro spirito in La partita, pezzo che celebra la tua passione per il calcio. Vai sempre allo stadio? Cosa pensi dell’immagine che spesso viene raccontata del mondo delle tifoserie?
Attraverso questa canzone, anche se ci sono delle frasi che possono essere accostate alla violenza, volevo raccontare gli ultrà che non non sono quelli che vanno allo stadio a rompere i coglioni agli altri, gli ultrà sono quelli che vivono la partita assorbendo quei 90 minuti come fossero una parte importantissima della loro esistenza, uno spirito nobile.
Tu che tifoso sei?
Io mi riconosco in tanti codici d’onore che appartengono agli ultrà, non sono un tifoso appassionato di una squadra, sono un tifoso del calcio, seguo il calcio spagnolo, quello tedesco, quello inglese, ho una passione pazzesca per il calcio, che mi è stata trasmessa da mio fratello, dai miei amici. Spesso molti giornalisti danno risalto alle note più dolenti, alla violenza., descrivendo gli ultrà spesso come persone ignobili. L’ultrà vero è un uomo d’onore. Nel brano c’è anche un verso che dice “sotto la sciarpa prendo il coltello, solo se rischia la vita un fratello“.
Una frase apparentemente forte…
Io lo vedo come un messaggio onorevole, chiunque e anch’io pur non essendo un ultrà nel sangue penserei alla violenza se dovessi difendere una persona cara. La violenza non va mai giustificata, ma quando si toccano gli affetti le cose possono cambiare…
Quando è nata questa canzone?
E’nata dopo un concerto che ho fatto qui a Roma, il Roma Rock Festival, dove incontrai i genitori e il fratello di Gabriele Sandri (tifoso della Lazio ucciso da un agente di Polizia nel 2007 ndr). La scrissi dopo quell’incontro e poi la lasciai in un cassetto perché è un argomento piuttosto delicato. Quando accadde la vicenda di Ciro Esposito (ragazzo campano ucciso in uno scontro tra tifosi di Roma e Napoli ndr), ho voluto pubblicarla a tutti i costi.
In parallelo alla tua produzione hai anche scritto per altri artisti, una delle canzoni di maggior successo è “Sono solo parole” portata al successo Noemi al Festival di Sanremo qualche anno fa… hai intenzione di continuare a collaborare con lei?
Ma a un certo punto io e Veronica (vero nome di Noemi ndr) abbiamo litigato… devo dirti la verità. E’successo un paio d’anni fa, poi ci siamo rincontrati… io le voglio bene quindi credo che potrei tornare a collaborare con lei, certo.
In veste di autore hai collaborato anche con altri artisti…
Si, ho scritto per Emma, per Gaetano Curreri degli Stadio…scrivere per gli altri aiuta la mia etichetta ad andare avanti e quindi a continuare il mio percorso individuale, con il lusso di essere indipendente, cosa non da poco per un cantautore oggi. Anche ora sto scrivendo per altri interpreti…
Puoi farmi qualche nome?
Vorrei, ma non posso dirtelo se no mi fanno il culo…(ride ndr), però ho dei progetti in cantiere molto importanti.
Ribaltando la situazione. Immaginati interprete, a chi chiederesti un pezzo da cantare?
Tralasciando la differenza di genere sicuramente a Battiato. E’ forse l’unico autore che amerei interpretare, sia per la distanza dei mondi che per la sua grandezza, mi piacerebbe molto e credo potrebbe uscire una gran bella cosa. Non ho mai avuto modo di conoscere il Maestro tra l’altro…
In tema collaborazioni era stata annunciata quella con i Modena City Rambles, che però nel disco non ho ascoltato, perchè?
Abbiamo preferito metterlo solo nel disco scaricabile da Itunes, una bonus track dedicata a chi scarica la versione digitale.
L’attività live è da sempre una tua priorità, che non hai abbandonato nemmeno nei periodi più difficili. A breve partirà il tour di presentazione di Via delle Girandole 10. Per l’occasione hai deciso di suonare nei teatri… questa scelta rispecchia l’attitudine acustica del disco?
Esatto, è un disco molto intimo, che a teatro trova il contesto ideale per le sonorità del disco. In più un tour teatrale era un mio grande sogno.
Il giusto ambiente anche per presentare la tua nuova tranquillità…
Si, anche se in realtà da un certo punto in poi succede un casino…(ride ndr) nella seconda parte della scaletta la gente si è alzata e ha iniziato a ballare, siamo forse andati un pò fuori contesto…mi dispiace per le persone che avrebbero voluto vedere tutto lo spettacolo sedute in poltrona…devo rivedere la scaletta, sai?
Beh le date zero servono a questo, no?
Si, devo spostare “la festa” nei bis, sai nei bis tutto è lecito, ma voglio riuscire a rispettare un pò più la sacralità e l’intimità del teatro.
Ringraziamo Fabrizio Moro per la lunga e sincera chiacchierata, che ci ha permesso di conoscere meglio un artista che conferma il proprio valore dimostrandolo con una nuova luce, quella della consapevolezza che ha imparato a conoscere in un periodo di difficoltà, e che riversa nel migliore dei modi nel suo nuovo disco Via delle Girandole 10, in vendita da oggi.
All Music Italia ringrazia Luca Giudice per la collaborazione al fine di realizzare quest’intervista.