Chiudiamo oggi le interviste realizzate dalla blogger Alessandra Carnevali alla commissione artistica di Area Sanremo 2015. E´ la volta di Massimo Cotto.
Vi ricordiamo che potete leggere le precedenti interviste agli altri membri della commissione, Franco Zanetti e Stefano Senardi qui e qui.
Scrittore, autore televisivo, talent scout e conduttore radiofonico, giornalista musicale tra i più autorevoli in Italia, Massimo Cotto ha guidato per sette anni RaiStereoNotte e dal 1999 al 2003 è stato responsabile musicale di Rai Radio 1. E’ stato Presidente della Commissione di Sanremolab nel 2007 e nel 2008. Autore del Festival di Sanremo nel 2010. Nel 2015 è stato autore di Piero Pelù a The Voice of Italy.
La sua carriera di giornalista, iniziata nel 1984 a Il Mucchio Selvaggio, lo ha portato a scrivere per riviste come L’Espresso, Jam, Rockstar, Tutto, Radiocorriere Tv, Velvet, Fare Musica, Billboard e per vari quotidiani.
Ha scritto molte biografie ufficiali, tra cui quelle di Patty Pravo (Bla Bla Bla, Mondadori), Piero Pelù (Perfetto difettoso, Mondadori, e Identikit di un ribelle, Rizzoli), Irene Grandi (Diario di una cattiva ragazza, Mondadori), Francesco Guccini (Un altro giorno è andato e Portavo allora un eskimo innocente, Giunti, con prefazione di Ligabue) e Ivano Fossati (Per niente facile, Arcana).
Area Sanremo 2015 sta per prendere il via: che edizione sarà?
Sarà un’edizione in cui tutti partono alla pari e dove la commissione dovrà identificare qualcuno che possa durare nel tempo e non soltanto fare bene sul palco di Sanremo. Non siamo alla ricerca di una meteora e nemmeno di qualcuno che possa fare un effetto Kleenex che dopo 15 minuti che ti sei soffiato il naso una volta, scompare. Quindi cercheremo di andare verso la qualità ma soprattutto proiettati in qualche modo verso il domani.
Un consiglio pratico a chi si iscriverà: che tipo di artisti cercate?
Non abbiamo un’idea ben precisa di che artisti cerchiamo. Quello che io vorrei trovare sono dei ragazzi che hanno capito che e’ attraverso una canzone che si riesce ad esprimere meglio se stessi e non attraverso una voce, quindi che quella canzone è il modo migliore per raccontare al mondo in tre minuti chi sono davvero loro, perché questo vuol dire che c’è un fondo di verità Che è più importante della giusta intonazione.
Rispetto ad un talent show che sforna decine di artista usare e getta, dei quali pochi emergono e durano nel tempo, cosa offre in più o di diverso Area Sanremo?
Quello che offre di diverso e in più Area Sanremo è prima di tutto un palco, quello del Festival di Sanremo, una vetrina straordinaria perché tutti i talenti importanti, quelli che ancora oggi stanno durando, nella maggior parte dei casi arrivano da lì. A Sanremo non ci sono condizionamenti di nessun tipo, mentre un talent risponde anche a delle logiche televisive che sono logiche e comprensibili, ma che a volte hanno ben poco a che vedere con la musica.
Quando un ragazzo arriva sul palco di Sanremo è solo con se stesso e con 12 milioni di spettatori e non ha nessun altro tipo di discorso intorno ed io credo che ogni volta che tu elimini tutti i passaggi intermedi sia molto più facile arrivare al cuore della gente. Più difficile e più facile. Più difficile perché hai solo tre minuti, più facile perché se ci riesci lì, poi non hai più nessun problema.
Cosa dite a un giovane partecipante molto poco talentuoso? siete diretti o diplomatici? E invece come confortate qualcuno seppur bravo che viene escluso a un passo da Sanremo?
Cosa dico ad uno che è molto poco talentuoso? Bisogna distinguere. Nel senso che non si deve mai spezzare definitivamente in un ragazzo la convinzione di potercela fare. Perché quello che io reputo orribile magari per un altro giudice è straordinario. A volte ci sono dei limiti molto evidenti: mi è capitato di dover giudicare persone clamorosamente stonate e decisamente imbarazzanti. In quei casi provo, in maniera molto soft, a fargli capire che questo è un mestiere dove i dilettanti anche quando sono molto nobili restano comunque sempre dei dilettanti, che è una cosa bellissima ma un conto è vivere di musica quindi puntare a diventare dei professionisti e un conto è essere dei dilettanti magari di talento ma pur sempre dilettanti. È un po’ come la lingua inglese: molti di noi conoscono un migliaio di parole base e riescono a farsi capire quando arriva uno straniero. Poi ci sono quelli che invece l’inglese lo parlano come se fossero madrelingua ed allora è un altro discorso. Qui c’è la stessa identica situazione, cioè essere bravi non basta, bisogna avere qualcosa di più che ti porta avanti.
Molto difficile invece è consolare qualcuno che è molto bravo e che viene escluso dal festival di Sanremo. Perché poi tutte le cose che dici si riducono a delle banalità, cioè è vero che a volte si chiude una porta e si apre un portone, ma nessuno ha voglia di sentirsi dire frasi come vincerai nella vita o cose simili. Quello che io faccio e’ citare esempi storici: ad esempio Noemi, rimasta fuori dal Festival di Sanremo, ma che poi avuto la grande opportunità ad X factor ed è diventata Noemi.
Cito tutte quelle persone, come ad esempio anche Caparezza che la prima volta andò a Sanremo poco convinto con il nome di Miki Mix, con una canzone che non lo rappresentava, ma che poi ha avuto una seconda chance. La fortuna è fondamentale, ma se tu ci credi davvero e sei bravo, avrai sempre una seconda possibilità. La prima volta bussi alla porta, la seconda provi a sfondarla.
Domanda da mille punti: come vedete il futuro della musica italiana?
Ad essere realistici non e’ un gran futuro quello che abbiamo davanti. Questo perché la contrazione del mercato, la crisi delle case discografiche, l’aumento della pirateria, del download illegale, fanno sì che oggi si sopravviva quasi esclusivamente per il live. Mentre una volta si faceva il live per promuovere un disco, adesso si fa un disco per promuovere il live, perché appunto il concerto è l’unica situazione dove un artista riesce a sopravvivere. Siccome io sono un eterno, inguaribile, folle e anche un po’ cieco ottimista, sono convinto che domani andrà meglio di oggi, perché se non hai questa convinzione non vai da nessuna parte, anche nelle cose della vita, non solo nelle cose della musica. La cosa di cui sono certo – e questa non è un’illusione – e’ che a volte capitano miracoli. Questi capitano, capitano sempre, almeno uno o due miracoli all’anno capitano, quindi vuol dire che almeno una o due volte il treno passa e si ferma alla stazione. Quello che dico sempre ai ragazzi è “studiate”. Per fare in modo che se il treno si ferma a quella stazione voi siate li’ con i bagagli giusti per salire sopra e fare un viaggio molto lungo.
Intervista di Alessandra Carnevali