Oggi continuiamo la nostra serie di interviste ai nuovi autori della musica italiana con Emilio Munda, produttore, compositore, autore e arrangiatore che ha lavorato per nomi del calibro di Umberto Tozzi, Francesco Renga, Gemelli Diversi, Nomadi, Dear Jack, Nina Zilli, Michele Bravi e molti altri.
Emilio è un autodidatta e polistrumentista, suona infatti il pianoforte, le tastiere, chitarre acustiche ed elettriche, basso, batteria ed utilizza la sua voce per le composizioni attraverso il canto moderno.
Ha iniziato a scrivere per altri con Silvia Mezzanotte nell’album Lunatica del 2007 in cui è contenuta tra le altre la sua Non c’è contatto usata come singolo di lancio dell’album.
Tra i vari riconoscimenti della sua carriera, Munda nel 2010 firma un contratto di esclusiva di 3 anni con Francesco Renga, scrivendo inediti per l’album Un giorno bellissimo che vince il disco d’oro al Wind Music Awards 2011.
Nel 2013 firma un contratto di 4 anni in esclusiva con Caterina Caselli e scrive per diversi artisti dei talent, tra loro Michele Bravi e i Dear Jack.
Tra le altre attività nel 2015 ha composto temi musicali per la produzione Sky Arte HD Parole che restano, con la conduzione di Stefano Accorsi in onda in prima serata, è stato produttore artistico per Simonetta Spiri, Davide Mogavero, Claudia Megré e Ylenia Lucisano e diversi altri artisti.
Tra le sue più recenti collaborazioni due brani per i Gemelli Diversi nell’album Uppercut del 2016, Nina Zilli (nell’ultimo disco, Modern Art) e per i Nomadi per cui è autore e compositore del brano Può succedere contenuto nel disco di prossima uscita, Nomadi dentro.
Conosciamo meglio quindi Emilio Munda attraverso la nostra Intervista agli autori…
Quando hai iniziato a scrivere canzoni?
Ho iniziato a comporre per gioco con una tastiera da tre ottave all’eta di 8 anni, era solo una composizione melodica a quel tempo, senza testi, né arrangiamenti, era qualcosa di inclassificabile, molto oltre la cosiddetta “Indie”. Avevo una audio cassetta dove registravo tutto, l’avevo prestata ad un mio amico e purtroppo non l’ho più riavuta indietro.
Ti ricordi il titolo della prima canzone che hai scritto? Se sì è finita in un cassetto, in un cestino o l’hai utilizzata?
La prima canzone completa di testo e musica che scrissi si intitolava Luci ed ombre della notte, fu il primo brano che iniziai a cantare con mia madre, lo portavamo ai concorsi e ne andavo molto fiero. Ricordo che per la mia età, feci un arrangiamento spettacolare, molte persone rimanevano incredule che potevo averlo realizzato da solo.
Quando hai capito che quello di autore poteva essere un lavoro concreto per te?
Quando ho capito che non avrei trovato la stessa soddisfazione professionale altrove. La musica non è mai stata considerata un lavoro serio, purtroppo ancora tante persone si scoraggiano e a loro volta scoraggiano i giovani talenti che vogliono provare a vivere di questo bellissimo mestiere. Sapete perché la musica non è considerata un lavoro serio? Perché a differenza di tanti altri lavori, ci si mette tanto impegno da non considerare il ritorno economico. In un lavoro da impiegato si lavora e si guadagna calcolando le ore impegnate a quello scopo, nel lavoro di autore devi mettere tutte le tue energie senza considerare i guadagni. Questa si chiama “passione” e se tutti lavorassero così, l’Italia sarebbe sicuramente migliore. Visto che siamo in un paese pieno d’arte, sarebbe splendido che la musica riacquistasse anche in economia il posto che merita.
Quale nome noto hai sentito cantare per la prima volta una tua canzone?
Silvia Mezzanotte, 10 anni fa. La contattai tramite il sito Myspace. Mi sembrava quasi incredibile che mi avesse risposto. Mi disse che era disposta ad ascoltare i miei brani e le inviai due inediti. Nel giro di due settimane era già in studio da me a provarli, le erano davvero piaciuti! Da lì nacque Non c’è contatto, primo singolo del suo cd Lunatica e il brano Ma il buio che utilizzava sempre per aprire il Lunatica Tour.
Sei un autore per la Sugar Music di Caterina Caselli, come sei arrivato a questo contratto?
Bisogna partire a ritroso per spiegare dove sono oggi. Nel 2010 entrai in esclusiva con Francesco Renga per 3 anni, vinsi un concorso online organizzato da lui stesso, dove cercava un nuovo autore per il suo disco. In quel periodo nacquero Stai con me e Di sogni e illusioni che inserì nell’album Un giorno bellissimo. Al termine di questi 3 anni avevo un repertorio inedito di moltissime canzoni, che potevano essere adatte anche ad altri artisti. Fu allora che Francesco e i suoi stretti collaboratori mi proposero alla Sugar Music. Ormai sono già passati 4 anni dalla prima firma con Sugar e quest’anno ho firmato il rinnovo per i prossimi anni.
Si dice che ogni canzone scritta sia come un figlio ma fino ad oggi qual’è la canzone di cui vai più fiero?
Si intitola C’è ancora tempo. E non ha avuto neanche il successo che meritava secondo me. E’ un brano che scrissi diversi anni fa, per Davide Mogavero. Ci sono affezionato, è stato il primo singolo del suo album, di cui non solo sono autore e compositore, ma anche produttore artistico. E’stato anche il primo inedito in cui ho suonato ogni strumento, curato la registrazione della voce e anche eseguito il mix.
Quale tra le voci della musica italiana vorresti interpretasse un tuo pezzo?
Se devo sceglierne una, direi MINA. L’ho sempre vista come la più grande cantante di sempre.
Con quale autore invece ti piacerebbe collaborare nella stesura di una canzone?
Se Mina è l’interprete a cui ambisco per i miei brani, Mogol è l’autore con il quale mi piacerebbe collaborare per la stesura di un testo. Con centinaia di capolavori, sono sicuro che da lui avrei da imparare moltissimo poiché oltre alla prestigiosa collaborazione, sarebbe una grande occasione di crescita artistica.
Gli autori delle canzoni non sempre godono della luce che gli spetterebbe, il pubblico è molto concentrato su chi canta. C’è stato un episodio legato ad uno degli artisti per cui hai scritto che ti ha riempito di gratitudine?
Proprio ultimamente. Ho scritto insieme al mio carissimo amico Piero Romitelli con e per Nina Zilli, per il suo ultimo disco Modern Art e nonostante non ci siamo mai conosciuti personalmente con Nina, lei ci ha menzionati in quasi tutte le interviste. Sono rimasto in special modo colpito di essere stato menzionato su TV Sorrisi e Canzoni e Vanity Fair. Non è da tutti e la ringrazio moltissimo.
C’è una canzone che hai sentito provinare da qualche artista ma che poi non è finita in un disco che ti ha lasciato l’amaro in bocca?
E’ capitato e sono certo che capiterà ancora. E’ una cosa normale, poiché gli artisti prima di realizzare un album, provinano molte più canzoni di quelle che poi selezionano in definitiva per chiudere il proprio progetto. Dispiace, lo ammetto, ma fa parte del gioco.
Ora che il tuo nome compare spesso in quello degli autori italiani più quotati, scriveresti per un’artista poco noto/a ma con grandi doti interpretative e che riesce ad emozionarti?
Sì, ma forse tutti lo farebbero. Credo che un autore prima di ogni altra cosa sia felice di poter sentire la propria canzone interpretata al meglio, chiunque sia l’interprete.
Cosa consiglieresti ad un giovane che volesse fare l’autore?
Come dico spesso, per raggiungere grandi obiettivi occorrono innanzitutto la passione, lo studio, (anche come ricerca personale) la sperimentazione, il non arrendersi ai tanti insuccessi e alle porte in faccia (che in questo campo ne sono davvero molte) contemporaneamente però non sentirsi perfetti, ma mettersi sempre in discussione.
Tre canzoni che non hai scritto tu ma che avresti voluto scrivere
Sì, mi è capitato molte volte di dire “L’avrei voluta scrivere io“. E’ inevitabile quando senti una canzone alla radio che ti emoziona particolarmente e soprattutto che è in linea con il tuo modello ideale di scrittura. Queste sono le prime che mi vengono in mente, ma ce ne sono molte altre: Sally (Vasco), Extraterrestre (Eugenio Finardi) e Rimmel (De Gregori).