A partire da questa settimana iniziamo ad intervistare i nuovi autori (e in alcuni casi allo stesso tempo) cantautori del panorama musicale italiano per conoscere meglio il mondo che si nasconde dietro chi spesso non appare ma è uno dei principali artefici del successo di una canzone.
Iniziamo con Andrea Amati, cantautore nato a Brescia e autore attivo dal 2003 con brani scritti per Nek, Annalisa, Alessandra Amoroso, Francesco Renga, Marco Carta e Franco Califano tra gli altri; un disco da solista uscito nel 2012 (Cambio prospettiva) e un brano per il mercato internazionale inciso da Manuel Mijares.
Ciao Andrea, allora partiamo dagli inizi… quando hai cominciato a scrivere canzoni? Scrivi testo e musica dei tuoi brani, solo musica o solo testo?
Ciao a te…
Ho iniziato a scrivere canzoni quando avevo 12/13 anni, ma le prime cose “decenti” le ho realizzate attorno ai 20 anni, ad occhio e croce. Scrivo sia la musica che testi ed in genere per quel che mi riguarda nasce prima la melodia delle parole.
Ti ricordi il titolo della prima canzone che hai scritto? Se sì è finita in un cassetto, in un cestino o l’hai poi utilizzata?
Qui parliamo davvero di “preistoria”, ma se non ricordo male la prima canzone che ho scritto era in inglese ed aveva un giro armonico ed una melodia interessanti; purtroppo non ricordo il titolo ed è rimasta in qualche cassetto come tante altre.
Quando hai capito con certezza che quello dell’autore poteva essere un lavoro concreto per te? E da quale nome noto hai sentito cantare per la prima volta una tua canzone?
Ho capito che quello di autore poteva essere un lavoro quando Nek ha interpretato la mia Contromano e contestualmente ho avuto un contratto di esclusiva editoriale dignitoso da un punto di vista economico.
La prima canzone che ho “piazzato” è stata L’Ultima poesia per Francesco Renga: ricordo ancora l’emozione di sentire una mia canzone, nata in una stanza, incisa su un disco importante e cantata da una voce stupenda: sono cose che non si dimenticano.
Sei un autore per Warner chappell Italia come sei arrivato a questo contratto?
Con una punta d’orgoglio posso dire che ci sono arrivato da zero e da solo nel 2003, dopo anni di viaggi Brescia-Milano portando i provini delle mie canzoni ad editori importanti: non era ancora l’epoca di internet e per avvicinare personaggi dell’industria musicale ci voleva molta intraprendenza. Prima della Warner Chappell (a cui sono ancora legato in esclusiva), dal 2000 al 2002 ho avuto contatti e contratti con Sony Music ed Edel.
Si dice che ogni canzone scritta sia per l’autore come un figlio, ma se dovessi scavare dentro te ad oggi qual’è la canzone di cui vai più fiero?
Rispondere a questa domanda non è facile perché dovrei citare tante canzoni a cui sono legato e che magari non hanno ancora avuto modo od occasione di “vedere la luce” attraverso un interprete, ma se limitassi il campo a canzoni già edite, forse direi Instabile: è stato il primo singolo del coraggioso album Nella stanza 26 di Nek era un brano non propriamente radiofonico, un rock lento tutto in minore e con una melodia lontana da quelle usuali di Filippo (con la novità dell’utilizzo del falsetto); quando succede di dare un nuovo stile ad un interprete rendendolo comunque credibile è sempre una cosa bellissima.
Quale tra le voci della musica italiana vorresti interpretasse un tuo pezzo?
Beh, se parliamo puramente di voci mi piacerebbe molto che Raf o Noemi interpretassero un mio brano: credo abbiano un timbro molto riconoscibile e la cosa è assolutamente fondamentale per un interprete.
Invece nel campo dei colleghi, con quale autore ti piacerebbe collaborare nella stesura di una canzone?
Essendo in questo mondo da parecchi anni, ho avuto la fortuna di collaborare con tanti colleghi illustri come Dario Faini, Federica Abbate, Luca Chiaravalli, Saverio Grandi, Ermal Meta, Roberto Casalino, Zibba ecc… ma di quelli che non ho ancora incrociato sulla mia strada direi che mi piacerebbe scrivere con Fabrizio Moro.
Gli autori delle canzoni non sempre godono della luce che spetterebbe loro, il pubblico tende a identificare le canzoni con chi le canta. C’è stato un episodio legato ad uno degli artisti per cui hai scritto che ti ha riempito di gratitudine?
Credo che chi scelga di fare l’autore sappia benissimo che non debba aspettarsi le luci della ribalta o frequenti citazioni pubbliche, ma se arrivano sono indubbiamente gradite. Ricordo con estremo piacere l’incontro con Alessandra Amoroso ad una data dell’instore tour del disco Vivere a colori (in cui è presente un brano co-firmato da me, Mi porti via da me): è una persona assolutamente squisita che mi ha dato grande attenzione ed importanza e, a fine chiacchierata, ha deciso di dedicarmi un tweet; non solo, mi cita sempre quando nelle interviste o nei concerti parla degli autori del suo disco (quando sarebbe più facile e popolare fermarsi ad Elisa e Tiziano Ferro, come plausibilmente e anche comprensibilmente farebbero in molti) ed è una cosa davvero bellissima e rara e che mi riempie di orgoglio.
C’è una canzone che hai sentito provinare da qualche artista ma che poi non è finita in un disco che ti ha lasciato l’amaro in bocca?
Si, purtroppo è successo tante volte ma per una sorta di “deontologia” dell’autore preferisco non fare nomi. E’ ovvio che più importante è un artista e più è alto il pericolo che un brano venga accantonato o cambiato all’ultimo momento, per una serie di motivi.
L’importante è non diventare mai polemici o rabbiosi ma imparare a gestire l’amarezza per ripartire più motivati di prima, anche se non sempre è facile.
Ora che il tuo nome compare spesso in quello degli autori italiani più quotati, scriveresti per un’artista poco noto/a ma con grandi doti interpretative e che riesce ad emozionarti?
Si, certo, e capita: ultimamente, per esempio, è uscito il disco Generation one di AINE’, artista indipendente ma assolutamente strepitoso, nel quale c’è una mia canzone intitolata Niente.
Cosa consiglieresti ad un giovane che volesse fare l’autore?
La verità? Se vuole farlo come lavoro gli consiglierei di indirizzarsi verso altro, anche rimanendo in ambito musicale; in Italia ormai l’indotto discografico è sempre più ridotto e di autori validi ed inseriti ce ne sono già parecchi quindi diventa davvero difficile trovare spazio nei dischi che contano purtroppo.
Quali sono le tre canzoni che non hai scritto tu ma che avresti di cui avresti voluto essere l’autore…
Oddio, qui si apre un mondo. Mi limito a canzoni italiane note, le prime tre che mi vengono in mente:
COSTRUIRE di Niccolò Fabi
PRENDILA COSI´ di Lucio Battisti
LA SERA DEI MIRACOLI di Lucio Dalla