Non si può certo dire che Shalpy (ex Scialpi) abbia digerito bene la non ammissione tra le venti canzoni selezionate per il prossimo Festival di Sanremo 2016.
Il brano Pettirosso, presentato in duetto con Roberto Blasi, suo marito e compagno di viaggio ed avventura nell’ultima edizione di Pechino Express, avrebbe visto il ritorno del cantante parmense in gara dopo ben ventiquattro anni.
L’ultima partecipazione risale al 1992 quando con il brano È una nanna non riuscì ad accedere alla fase finale della gara, in precedenza vi partecipò altre due volte nel 1986 con No East, No West e nel 1987 con Bella età.
Carlo Conti però gli ha chiuso le porte in faccia, scatenando il disappunto di Shalpy e compagno che via Twitter, già qualche settimana fa, denunciavano l’esclusione dovuta al loro orientamento sessuale e alla tematica del brano, chiamando in causa addirittura Monica Cirinnà, relatrice del testo del decreto legge sulle unioni civili e la stepchild adoption in discussione fra pochi giorni in Parlamento.
Siamo sinceri: ascoltando il brano, lanciato da qualche ora, non si può certo farne una colpa a Conti.
Giovanni (questo il nome di battesimo di Shalpy), non me ne volere, ma qui entro in prima persona e ti dico che questa canzone non mi sembra un capolavoro e nulla c’entrano le discriminazioni sessuali da voi millantate.
Anche io avrei scartato questo pezzo, onestamente, perché trovo che l’arrangiamento sia poco curato, il testo abbastanza criptico, e nel cantato melodrammatico sia fin troppo spiccato il riferimento a Renato Zero, specie da parte del tuo compagno, che mi par di capire non nasca come cantante.
Il fatto che sia tu a cantarlo assieme a tuo marito non c’entra nulla. Piuttosto che cavalcare a dovere questa tematica, molto calda (non a caso avete deciso di lanciare la canzone proprio durante l’accesso dibattito sul decreto legge sopracitato), fossi stato in voi avrei lavorato di più per presentare un pezzo inattaccabile da un punto di vista musicale e, soprattutto vocale.
Il modo in cui è stata pianificata la promozione di questo pezzo mi delude Shalpy, lo dico con molta tranquillità, e sto scrivendo non tanto in veste di blogger di All Music Italia, ma più che altro di presentatore di un programma radiofonico (Gay Bar su Radio Stonata) esplicitamente dedicato alla comunità LGBT.
Che vi poniate come paladini dei diritti civili, titolo auto-assegnatovi arbitrariamente, posso anche arrivare ad accettarlo, ma che nel vostro comunicato stampa continuiate a scrivere che vi è stata negata la volontà di cantarlo come sposi sul palco, non mi piace.
C’è del vittimismo ingiustificato, e la nostra comunità è costellata di vittimismo, spesso fuori luogo. Mi aspetto che ci si batta per diritti negati o offese e violenze ricevute, non quando bocciano un nostro pezzo a Sanremo, che tra l’altro negli anni ha dimostrato di essere un palco ben disposto a ospitare canzoni a tematica LGBT, la più bella di tutte a mio parere Sulla porta di Federico Salvatore, così come Il postino (Amami uomo) di Renzo Rubino.
Questo francamente mi dà fastidio. Perché sembra che utilizziate l’argomento omosessualità per farvi della pubblicità, invece di chiamare all’appello la vostra capacità di auto giudizio e comprendere che ci sono tanti motivi per dire no a Pettirosso e l’omosessualità è l’ultimo di questi.