Dolcenera stasera eseguirà la cover di Amore disperato di Nada.
È la quinta volta che partecipa a Sanremo.
Qual è la tua reazione alla “zona rossa”?
Il rosso è un colore che mi piace. Mi hanno dato la notizia mentre ero al Dopofestival e me ne sono uscita con “il mondo è capovolto”.
Vedo Ora o mai (Le cose cambiano) più come un figlio da proteggere per come è venuto fuori, parole e musica insieme, cosa che non succede quasi mai, non so da dove è venuto questo flusso unico ed ha un messaggio bello, una donna che guarda uno specchio e dice: “Come stai a questo punto della tua vita?” poi alla persona che ama dice: “Tu sei felice? Stai bene? Vai fino al punto dove non stai più bene e sarai tu a sorprenderti”. Il senso del pezzo è la sorpresa. Tu vieni verso di me e le cose cambiano. Un sentimento così tenero e pulito lo vedo come una cosa da proteggere.
Mi sono sentita come una mamma che viene legata mentre gli picchiano il figlio.
Questa canzone è una sorta di seconda puntata del tuo brano del 2012 che diceva “Ci vediamo a caa”?
Io credo nell’evoluzione personale. Da un cantautore pretendo, in quanto ascoltatrice, che ci sia evoluzione, che mi racconti delle storie accanto alla sua età.
Quella canzone l’ho scritta quando non mi davano il mutuo e volevo costruire qualcosa… vabbè, ma quello lì, nonostante la casa, non mi sposa e ora ci provo sul percorso personale [ride].
Oggi la salentinità è ostentata e tu sei quella che, tra i salentini, lo fa meno. Perché?
Sono più delicata, forse? Non lo so. Io vivo a Firenze da diversi anni, le mie origini me le porto dentro, ma come non sono mai stata figlia di nessuno, non voglio ostentare e richiedere una partecipazione emotiva data dall’appartenenza.
Poi i risultati si vedono: parte rossa!
“Ora o mai (Le cose cambiano)” più rappresenta il simbolo di una tua nuova fase di scrittura.
È stato un attimo, chissà cosa succederà dopo. Un cantautore non deve ragionare con moduli, io faccio quello che mi sento. Il mio ragazzo mi dice che sono una privilegiata perché ho sempre fatto in modo che nella mia vita e nel mio mestiere che spesso è condizionato da diversi fattori che ti vincolano. Io ho sempre, inconsciamente, fatto in modo di fare quello che volevo. Vuoi che mi scrivo e mi produco le canzoni… è un flusso naturale che ho creato attorno a me.
Prendiamo la parola e chiediamo:
Quando ho ascoltato il tuo pezzo, mi aspettavo un brano che ricalcasse l’album, invece arriva un brano blues. Come è uscita Ora o mai più?
Io vivo delle fasi. Ora nell’album ci saranno altri sei pezzi che amalgamano il discorso. Se uno vuole andare nel dettaglio, il serpeggiare del blues, che è sempre stato per me dentro senza metterlo in evidenza anche nei pezzi più dance come Accendi lo spirito, ma lo maschero perché voglio fare contaminazione, anche in maniera istintiva.
La cover “Amore disperato”: in questo brano di Nada con cui si è rilanciata nel 1983. Vuoi anche tu la stessa cosa?
Carlo Conti mi ha detto: “Tutti gli artisti mi stanno portando brani lenti, almeno tu mi potresti portare qualcosa di più up?” e mi propone questo pezzo. Ho storto un attimo il muso, non perché non mi piacesse, ma perché quel pezzo nasce punk e il punk non si avvicina molto a me, soprattutto attualmente la dance, che è più vicina a me. Ma gli ho detto che ci avrei provato.
Quando faccio una cover devo rimetterci le mani perché per me è come strappargli il cuore e ridargli un nuovo flusso vitale che si avvicina a quello che l’autore ha voluto dire, ma in un altro modo. Altrimenti fai pianobar.
È diventato un brano dubstep molto attuale e può essere che rimaniate un po’ imbalsamati all’ascolto di questa cosa, ma è troppo avanti: al posto di un’esplosione ci sarà un’implosione.
Come mai hai scelto di presentare il tuo brano con il pianoforte e cosa ne pensi dell’esibizione del maestro Bosso?
Io senza pianoforte non avrei cantato come ho cantato. Il pianoforte è il mio modo naturale e, in questo pezzo, mi permette di distaccarmi dall’ansietta sanremese.
Bosso l’ho intravisto tra un’intervista e l’altra. Quell’uomo ha un’elevatezza culturale fuori dalla media e come suona il pianoforte è una manifestazione della sua capacità di sentire. Non abbiamo tutti la stessa capacità di percepire la realtà ed è ciò che ci rende unici.