Quest’oggi nella nostra Officina del Talento approda Nosenzo, cantante abruzzese con la musica rom e il jazz manouche nel sangue. Tante esperienze di vita e di musica alle sue spalle, che ci racconta nell’intervista che, fidatevi, vi farà strabuzzare gli occhi nei suoi racconti ricchi di sfumature e dettagli da favola.
Lasciamo che sia lui a spiegarsi con le sue parole. Vi ricordiamo però che il brano protagonista dell’Officina e in rotazione su All Music Italia questa settimana è Fuori di testa, inedito tratto da Io vengo dal Sud, EP prodotto da Enrico Melozzi per la Cinik Records e in uscita prossimamente.
Ciao Nosenzo e benvenuto nell’Officina del Talento. Di solito parto da una domanda legata al nome, se d’arte. Il tuo invece è il caso di un cognome che perde il nome che l’accompagna, e lo diventa. Leggendo la tua biografia chiamarsi solo “Nosenzo” assume un significato, mi sbaglio?
Il mio cognome alle volte mi sembra un po’ uno scherzo, ho letto diverse storie sulla sua origine… quella che preferisco è “senza terra”, che da un certo punto di vista potrebbe anche significare che il mondo è il mio posto…senza confini, stati…la Terra è casa.
Sei cresciuto a Pescara, tra i Rom del quartiere popolare “Villa del Fuoco”. Un aneddoto che, se scritto, ha forte valenza e la tua musica lo rispecchia. Si parla spesso in maniera negativa di questo gruppo etnico, qual è la tua esperienza?
Quando cresci in un posto come Villa del Fuoco hai la possibilità di vedere e toccare le infinite possibilità dell’animo umano…sono soltanto le scelte che rendono un uomo delinquente, tossicodipendente o ladro (quindi rientriamo anche nel falso in bilancio, corruzione ecc.) io non penso sia la provenienza che renda una persona buona o cattiva… la comunità rom ha una storia e una cultura antichissima, sono stati pionieri in molte arti… io amo la musica rom, sento qualcosa di magico che scorre… ho avuto la possibilità grazie alla musica di conoscere un popolo con cui o convissuto fin da bambino e di cui non conoscevo niente! La cultura è importante, conoscere aiuta a rendere le “differenze” dei “doni”… è il vero valore aggiunto… è la speranza.
Il tuo sound riporta, in maniera spicciola, a due aree geografiche, la Francia e l’Est Europa. Quali sono le contaminazioni, sia come generi che artisti, che ti hanno segnato e hanno dato vita alla tua musica?
Ho suonato tanta letteratura popolare dell’ est europa (compresa la musica Yiddish) e mi sono appassionato tantissimo al mondo rom, quindi a Django Reinhardt e allo swing manouche. certe volte quando mi ascolto sento delle vene di musica classica alla Monti… io sono molto istintivo… non rifletto molto prima di scrivere una canzone… cerco di divertirmi, di emozionarmi e quello che ne viene fuori e ciò che ascoltate. Sicuramente Manu Chao ha avuto un forte impatto su di me, come Bob Marley e Pino Daniele.
Hai avuto la fortuna di girare il mondo e fosse per me, grande appassionato di culture e geografia, ti chiederei un aneddoto per ogni nazione in cui hai messo piede, ma ti chiedo in semplicità un paio di aneddoti che ricordi dei tuoi viaggi musicali all’estero.
L’Algeria è meravigliosa, gli algerini sono un popolo stupendo con una tradizione ed una musica meravigliosa…un territorio sofferente. Atterrato ad Algeri, avrei dovuto affrontare il trasferimento verso Bejaia (120 km). Quindi con il furgoncino del teatro che mi ospitava, assieme al mio amico e cantante Sala (algerino di nascita e francese di adozione), ci accingevamo a partire quando il furgone si ferma (logicamente io non capivo assolutamente una parola di ciò che dicevano), Sala scende e lo vedo entrare in un posto (che ai miei occhi poteva sembrare qualsiasi cosa perché era una porta semi aperta senza insegne, niente); dopo pochi minuti esce con in mano 6 lattine di birra, decine di buste tra patatine e snack vari e una scatola di brie. Gli dissi: “Sala ma dove cavolo dobbiamo andare?! Sono 120 km hai svaligiato un negozietto!“. Sala mi rispose in francese: “Alessandro non c’è problema…qui siamo in Algeria!“.
Algeri-Bejaia, 120 km, quasi 5 ore di macchina! In mezzo alle montagne con il sole che scendeva alle nostre spalle, una strada peggio della Salerno – Reggio Calabria arricchita da posti di blocco dei militari ogni 20Km che per guardarti in faccia di notte ti puntavano la pila che sta attaccata sotto il fucile, quindi ti puntavano anche il fucile in faccia. Sala mi disse (sempre in francese, lingua a me abbastanza sconosciuta): “Non ti preoccupare, cercano i terroristi islamici, non c’è problema“. Per fargli tradurre la frase in un inglese abbastanza comprensibile vi ho impiegato il tempo rimanente ad arrivare a Bejaià, ma ormai mi era chiaro lo spirito algerino…
Ho fatto un tour meraviglioso nei Balcani, da Vienna a Bucarest navigando il Danubio con un battello carico di un centinaio di artisti e più o meno 200 persone tra vacanzieri, politici ecc. l’Odissèe du Danube. Arrivati a Belgrado, città meravigliosa e ancora segnata dalla guerra, mi era stato chiesto di suonare il mio concerto di chitarra solo (strumentale) dopo il reading di Armand Gatti (ex partigiano marsigliese di origini piementosi), 90enne….un reading che è durato almeno 2 ore e mezza…nel frattempo c’era seduta ad ascoltare una delle critiche letterarie più importanti della Serbia assieme a noi, over 70, che dopo aver ascoltato il mio concerto strumentale mi prese per un braccio e mi disse: “Adesso tu vieni con me“. Sembrava quasi una minaccia. Prese un taxi e mi portò in un ex centro sportivo bombardato, dove erano rimasti praticamente in piedi solo due spogliatoi. Un vecchietto vi aveva apposto un lucchetto e dopo mezzanotte apriva, era una sorta di birreria, pub clandestino….ma la cosa fighissima fu che questo vecchiarello aveva qualcosa come 100 hardisk pieni zeppi di musica in mp3 catalogata in ordine alfabetico e per genere… wow!!! Io non conosco il serbo, in Serbia figurati se qualcuno parla italiano…parlavano pochissimo inglese, eppure penso di non aver mai chiacchierato tanto in vita mia e ascoltato tanta musica in una sola notte.
Raccontaci “Fuori di testa”, il brano protagonista dell’Officina del Talento di questa settimana.
Mi sono divertito tantissimo a scriverla e suonarla dal vivo è veramente divertente! Dietro ogni mia canzone c’è quasi sempre un aneddoto: Fuori di testa è nata esattamente il venerdì santo di due anni fa: ero in casa mia e stavo ascoltando della musica, mi ricordo che ero veramente preso da questo ascolto. Ad un certo punto inizio ad avvertire un suono fastidioso che progressivamente aumentava di volume e non riuscivo a capire nemmeno da quale direzione provenisse, un incrocio fra il rumore che fa un alveare enorme e un disco dei Nirvana e uno dei Green Day che suonano contemporaneamente…..era la processione del venerdì santo! Il rumore d’apprima inidentificabile era dato dal fatto che erano stonati ad un livello inumano e soprattutto colei che guidava il canto urlava stonatissima a squarciagola ad un microfono collegato a quei caratteristici altoparlanti a trombetta (che emettono già di loro più fastidio che suono) non rendendosi conto che aveva un volume mostruoso. Mi sono lamentato pubblicamente, non per la processione in sé, ma per il fatto che ci vuole un po’ di rispetto…io non credo in nessuna divinità, ma se esistesse un Dio io penso che preferirebbe sentirsi rivolgersi la parola in modo più aggraziato. Mi hanno dato del matto e così è nata Fuori di Testa…
Come nascono i tuoi brani? Parte subito il connubio musica-parole o uno dei due ha la precedenza? Da cosa attingi per i tuoi testi?
Di solito mi vengono in mente linea melodica e qualche parola…poi di solito butto giù tutto molto rapidamente, perchè così riesco ad essere il più sincero possibile, e poi ci lavoro per mesi aggiustando, tagliando, cambiando…fino a quando non sono contento…delle volte le canzoni arrivano come un fulmine a ciel sereno, altre volte ho bisogno di lavorare tantissimo per far uscire l’idea che realmente ho e fargli il vestito giusto.
Prossimamente sarà disponibile il tuo EP “Io vengo dal Sud”, che vede l’apporto di professionisti italiani come Enrico Melozzi, e albanesi come Elsa Lila, già vista a Sanremo, e Olen Cesari. Come mai questo titolo e come sta procedendo la lavorazione del disco? Cosa potremo ascoltare?
Io vengo dal sud è un inno alla biodiversità, è il mio grido contro ogni forma di pregiudizio e discriminazione… nonché il mio primo videoclip… l’EP conterrà sette brani (di cui una demo version) ai quali abbiamo lavorato con Enrico assieme a dei musicisti veramente magici: Gianfranco Malorgio alla chitarra ritmica, Moreno Viglione a quella solista ed elettrica, Renato Gattone e Glauco Benedetti (contrabbasso e basso tuba) che hanno dato vita ad una sezione bassi veramente da brivido, Lorenzo Riessler giovanissimo batterista, Danilo Dipaolonicola epico fisarmonicista, un grandissimo Olen Cesari che ha fatto sentire tutto il calore della sua terra con il suo violino, la voce di Elsa Lila è veramente qualcosa di straordinario, l’avermi regalato le sue vibrazioni per me e per la mia musica è qualcosa di molto importante, in lei c’è un mondo intero e riesce a comunicarlo in pochi secondi….un grandissimo Vincenzo Schiavo al suono e alla pazienza. Non posso che ringraziare tutta la Cinik che ogni giorno mette tanto amore e professionalità in tutti gli aspetti di un lavoro difficile ma meraviglioso! Stiamo suonando in giro, promuovendo, girando nuovi video ecc ecc…Il disco e di prossima uscita ed è veramente carico di energia positiva!! Un disco fatto apposta per sgranchirsi le zampe e far sorridere un pò l’anima che di sti tempi….IO VENGO DAL SUD!