Dopo gli Stip Ca Groove, lo ska torna a farci visita nell’Officina del Talento di All Music Italia. Dal Sud però stavolta ci spostiamo al Nord, con i Collywobbles.
Il gruppo nasce nel 2004, in un afoso luglio, a Pavia. Giovani e spensierati, imberbi ed adolescenti, si riuniscono sotto l’amore la la musica Ska in una sala prove ancora più calda dell’afoso luglio pavese.
Nel corso degli anni, fino al 2012, la formazione subisce alcuni cambi ed innesti, fino ad arrivare alla configurazione attuale che vede Ivan e Alice alle voci, Teo alla chitarra, Maddy alle tastiere, Rich alla batteria, Luca al basso, Cioffo al sassofono, Ely alla tromba e Fra al trombone.
Il 2009 è l’anno del primo EP autoprodotto, …e ci voleva tanto?, contenente quattro pezzi, presentati sul palco dell’Extreme Day. L’anno successivo viene pubblicato il secondo EP autoprodotto, dal dissacrante titolo Grazie, ciao e… vaffanculo!, con 5 inediti in tracklist tra cui uno dei brani a cui il gruppo è più legato: Libero sfogo.
Dal 2010 si intensifica l’attività live della band: sono opening act dei Vallanzaska in occasione del Maggio Pavese 2010 a cui prenderanno parte con un loro concerto l’anno dopo.
Nel 2011 vincono le selezioni per il Music Village 2011 tenutosi nell’agosto dello stesso anno a Merine (Lecce), mentre nel 2012 partecipano al Rock Festival di Pavia.
Nel corso degli anni hanno avuto il piacere di dividere il palco con numerose band. Oltre ai Vallanzaska, RFC, Le Teste, Skassapunka, Jah Love, Rosso Piceno, Bad Candies, Nice Price, Tullamore, Wrong Target, School Disaster, Giocattoli di Clara e molti molti altri.
Nel 2013 iniziano la produzione del terzo EP autoprodotto, Fundation Ska, da cui è tratto il brano che ci presentano questa settimana: Lo chiamavano Trinitalia!
Il loro motto? “SIAMO UN GRUPPO SERIO”
Ciao ragazzi! Parto con la mia domanda standard… come è nato il gruppo e perché avete scelto di chiamarvi Collywobbles?
Il gruppo è nato nel lontano 2004. La prima formazione non aveva fiati, ma solo la tastiera e, per darvi l’idea di quante cose sono cambiate da allora, basti pensare che solo tre di noi erano nella formazione iniziale. Qui a Pavia non c’erano molti gruppi ska, anzi a dire il vero forse nessuno, e diciamo che noi abbiamo deciso di provarci, imparando a suonare il genere da zero. La passione era tanta, eravamo giovani ma i risultati pian piano sono venuti.
Per quanto riguarda il nome, invece, la storia è piuttosto particolare. Una nostra amica, nostra fan e sostenitrice della prima ora, si trovava tra le mani un dizionario di inglese e, aprendolo a caso, ha trovato la parola Collywobbles, che già solo per il suono che ha ci ispirava molto. Il significato poi ci ha convinto definitivamente. Collywobbles vuol dire di fatto movimenti intestinali che si possono ricondurre a due cose:
– L’emozione che si prova in un momento importante,le “farfalle nello stomaco”.
– Un effettivo imbarazzo intestinale.
Diciamo che lo abbiamo scelto per la prima, ma è sempre esilarante ricordarsi il secondo significato del nostro nome.
Siete davvero in tanti, l’attuale formazione, se non ha subito ulteriori cambiamenti, conta ben 9 componenti. Come riuscite a gestire i vostri impegni e il tempo per la musica? Le prove, la composizione, i live.
Si, siamo tuttora in nove, anche se la nostra cantante, Alice, si trova all’estero per qualche mese. Non è quasi mai facile conciliare la nostra passione per la musica con il lavoro, l’università o tutti gli altri impegni che ci riempiono la giornata, basti pensare che per rispondere a questa intervista abbiamo fatto una catena di messaggi su Whatsapp, messaggi Facebook e mail per poter essere sicuri di poter mettere ciascuno la sua.
Solitamente cerchiamo di venire incontro alle più svariate necessità per essere sempre tutti presenti, che si tratti di un concerto, di una prova o di una cena. Lavoriamo o studiamo in ambiti differenti, con orari più svariati e nei posti più impensabili.
Per farvi un esempio, la nostra voce maschile, Ivan, non è nemmeno di Pavia ma arriva da Varese. Per organizzare le prove abbiamo bisogno ogni settimana di almeno una decina di messaggi. Talvolta, soprattutto prima del live, se non riusciamo a provare tutti assieme ci dividiamo per sezione, così da non fermarci mai. Lo stesso discorso vale per i live: riusciamo a cavarcela perché siamo sempre tutti disposti a fare qualche sacrificio.
Un problema delle band solito è trovare un obiettivo comune e la spinta per perseguirlo. Immagino che più teste ci siano, più difficile sia trovare punti comuni, specie in musica. Come vivete il vostro rapporto e come nascono le vostre canzoni?
Mentiremmo se dicessimo che siamo tutti in perfetto accordo ed armonia su tutto.
Nove teste, nove musicisti diversi, con passati differenti e provenienti da diverse formazioni che, per completare il tutto, ascoltano generi spesso opposti. Quando entriamo in fase di composizione è una sorta di battaglia navale. I pezzi nascono da un’idea, o semplicemente un riff o un’improvvisazione e piano piano, tutti assieme, diamo forma alle varie parti che la compongono, cercando gli arrangiamenti più adatti, solitamente divisi per sezioni, mentre le voci preparano linee vocali e magari qualche accenno di testo. Ci scorniamo spesso, e altrettante volte ci complichiamo la vita più del dovuto. Spesso per comporre un solo brano ci impieghiamo mesi perché non siamo mai contenti ed ogni volta che la riascoltiamo troviamo qualcosa che non va o che potrebbe andare ancora meglio.
Lo ska è un genere underground in Italia, ma non solo, difficile da ritrovare nelle classifiche. Secondo voi cosa caratterizza questo stile rispetto agli altri, quali sono le sue particolarità e quali i suoi limiti?
Non esiste un genere musicale bello ed uno brutto, non ce n’è uno migliore degli altri. L’intelligenza sta nel capire quale genere si adatte bene ad una certa situazione. Quando abbiamo 10, 20, 100 persone che stanno condividendo lo stesso spazio ascoltando la musica diffusa in quell’ambiente dobbiamo riflettere sul fatto che quella musica sta entrando dentro di loro mettendo queste persone in collegamento.
La musica sta influenzando allo stesso modo le loro emozioni e magari le sta portando a ballare con le stesse movenze.
Quello che si è detto finora è valido per tutti i generi musicali e quindi per tutti i tipi di concerto. Ma se quelle persone si erano recate a quel concerto con la voglia di divertirsi, ballare e socializzare in modo sano, lo ska è la musica giusta. I ritmi in levare creati dalla sezione ritmica, le interessanti melodie dei fiati ed i temi spesso spensierati della voce si prestano benissimo a questo scopo.
Quanto detto rappresenta allo stesso tempo la forza e la debolezza dello ska. Molti vedono questo genere solo come una musica adatta ad animare un concerto e a far scatenare la gente sotto un palco piuttosto che alla radio mentre si legge un libro. Ma non bisogna mai scordare che questo genere può anche essere molto complesso a livello di composizione ed anche semplicemente di piacevole ascolto, senza per forse doversi scatenare.
Parlateci del brano che ci presentate quest’oggi, Lo chiamavano Trinitalia, e dell’EP da cui è tratto, Fundation Ska.
La canzone Lo chiamavano Trinitalia è nata da un magistrale colpo di genio del nostro super trombonista Francesco, che ispirato dall’atmosfera western del film Django, appena visto al cinema, ha lanciato l’idea per il fantastico intro fischiettato, che trasuda caldo west da tutti i pori. L’idea musicale alla base della canzone era proprio quella: un pezzo sostenuto, come si mette subito in chiaro con la cavalcata iniziale di rullante subito dopo l’intro, ma che strizzasse l’occhio ad atmosfere western, il tutto ovviamente condito in salsa Ska. Il testo della canzone parla invece di un tema universale che attanaglia l’umanità da tempo immemore: l’impari lotta dell’uomo medio con le nostre splendide Ferrovie dello Stato ed il fantastico (dis)servizio offerto. Chiunque abbia mai preso un treno in vita sua, sia per lavoro che per diletto, sa benissimo a cosa ci riferiamo.
Molti di noi hanno studiato a Milano, e tre dei nostri componenti, Teo il chitarrista, Ely la trombettista e Maddy la tastierista ad oggi ci lavorano, pendolando praticamente 5 giorni su 7 avanti ed indietro. Anche Ivan, il cantante, è un frequentatore dei nostri mezzi pubblici, anche semplicemente per venire a fare le prove a Pavia, trovandosi costretto alle coincidenze cambiando due treni ad viaggio.
La canzone fa parte del nostro ultimo EP, Fundation Ska, registrato presso Cellar Door Studio di Vimodrone da Gianluca Amendolara.
Volendo spendere due parole riguardo questa nostra fantastica fatica discografica, vi possiamo raccontare che l’EP contiene 5 canzoni, di cui 3 nuove nuove, scritte in toto con la nuova ed attuale formazione, e le altre due che cosituiscono ri-arrangiamenti di canzoni precedente scritte dal gruppo, ma mai incise prima; ovviamente il genere è Ska, perché il nostro primo obiettivo resta far divertire e far ballare, ma visto che tutto sommato siamo anche abbastanza eclettici, le varie canzoni strizzano un po’ l’occhio anche ad altri generi musicali, come il Reggae e il Rock Steady. Un grande ringraziamento per la realizzazione di questo lavoro lo dobbiamo a Gianluca Amendolara, che non solo ci ha registrati magistralmente, ma che ci ha dato anche un sacco di saggi consigli su come far rendere al massimo alcuni pezzi, apportando tagli e modifiche all’ultimo momento che hanno cambiato radicalmente alcune canzoni, e ai cari amici La Dava e Lucio dei Vallanzaska, che hanno partecipato come seconde voci in due delle canzoni.
Il ringraziamento più grande però, fatto veramente con i nostri cuoricini in mano, lo dobbiamo ai nostri fan, amici e familiari, che ci hanno sostenuto durante la campagna di fundraising, realizzata sulla piattaforma MusicRaiser, che ha permesso di finanziare la registrazione dell’EP: il titolo stesso, Fundation Ska è, oltre che un omaggio all’omonimo album degli Skatalites, una maniera per celebrare questo nostro piccolo grande successo.
Domanda ardua, probabilmente: qual è il futuro dello ska in Italia?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo lanciarci in un discorso complicato.
Lo ska in Italia ha raggiunto il suo splendore a metà degli anni 90 grazie a numerosi gruppi che hanno reso celebre questo genere (Vallanzaska, Matrioska e Persiana Jones per dirne alcuni). I Meganoidi sono riusciti a portare lo ska al grande pubblico nel 2000, dando una botta di vita a questo genere che si stava “spegnendo”, ma sono stati un lampo fugace.
Da allora lo ska..non sta tanto bene: diciamo che arranca.
I gruppi storici italiani che fanno questo genere sono rimasti ben pochi, ma esiste una realtà dove ci sono tanti piccoli gruppi, come noi, che cercano ti tener vivo lo ska, ma è dura in quanto non si riesce ad emergere, anche se di poco. I grandi gruppi ska hanno un nome che richiama ancora molta gente, soprattutto perchè rievoca l’adolescenza di molti, ma i piccoli gruppi fanno molta fatica nel trovare un loro posto in quanto sottovalutati o poco aiutati. A mio avviso lo ska, in Italia come nel resto del mondo, è un genere che non scomparirà anche perché non esiste persona che ad una festa o in discoteca non si metta a ballare su questo ritmo.
Chiudiamo con qualcosa di più semplice… parlateci del VOSTRO futuro. Cosa bolle in pentola? Qualche nuovo appuntamento live?
Allora, ora come ora siamo in piena fase compositiva, abbiamo pezzi nuovi in cantiere di cui stiamo finendo gli arrangiamenti in vista dei prossimi live.
Per quanto riguarda la stagione live siamo reduci dalla vittoria della prima edizione dell’ Oktober Contfest del Circolo Arci El pueblo.
Qui ci ricolleghiamo al discorso dei brani nuovi perché il premio consisteva proprio nella possibilità di registrare un brano presso il Dedolor Records Studio ma ancora non sappiamo quale registrare.
La grossa novità dal punto di vista live nonché l’appuntamento più vicino nel tempo (e nello spazio perché potrete ascoltarci da dovunque sarete, vi basterà una connessione ad internet) è un’intervista con live set acustico presso Steamradio, con cui siamo entrati in contatto proprio durante l’esperienza presso il Circolo El Pueblo.
Sorvolando sull’iniziale panico, visto che per noi suonare in un set acustico è un esperienza 100% nuova, questa esperienza ci ha dato modo di ripensare a molti arrangiamenti e ce la stiano mettendo tutta per dare il massimo anche in questa veste!
Quindi, se volete scoprire come ce la caveremo in versione ristretta, e dopo che sarà stato strappato il basso dalle mani di Luca, spezzate le bacchettone in legno di Rich e tolta la corrente elettrica non vi resta che restare sintonizzati Giovedi 4 dicembre su stream radio!