Buon venerdì a tutti, cari lettori di All Music Italia! Come ogni venerdì, la nostra Officina del Talento apre la saracinesca per regalarvi un nuovo artista intento a muovere le fila della sua personale storia nel mondo della musica: ascoltatelo e fatelo ascoltare, perché siete sempre voi il motore di tutto, non dimenticatelo.
Quest’oggi siamo molto felici di proporvi le note di un cantautore e polistrumentista pugliese, che in realtà un po’ di esperienza alle spalle già ce l’ha: ha potuto condividere il palco con tanti big, come Sting, Negramaro, Mattafix, Roy Paci, Mario Venuti, Gianna Nannini, Edoardo Bennato, Almamegretta, 24 Grana, Tonino Carotone, Cristina Donà, Verdena, Marta sui Tubi, Folkabbestia, Vallanzaska, Alex Britti e ancora altri.
Il suo nome è Enzo Beccia e viene da Torremaggiore, ridente cittadina a 30 km da Foggia: inizia la sua carriera nella musica prima come chitarrista e in seguito s’innamora di tutte le corde possibili; crea band di diverso genere, ma con l’età che avanza, comprende che è meglio investire su se stesso.
Enzo scrive testi, canta, arrangia, suona di tutto e con Fiorenza Sasso (paroliera e regista) crea un sound dove converge tutta l’esperienza accumulata in 20 anni di musica e sala prove. Le sue principali band, di musica originale, sono state: Masnada, Monopolio di Stato, Equidistratti e il duo Amomo; strada facendo vince parecchi premi il Premio De Andrè, il Cornetto Free Music Festival, Rock targato Italia, il P.I.V.I. e ulteriori riconoscimenti minori.
Ma è nell’ultimo anno che arriva la svolta: dopo essersi dedicato attivamente all’insegnamento e aver pubblicato il suo primo metodo di chitarra Il Mondo è una chitarra, Enzo Beccia ha divulgato attraverso degli originali videoclip, i tre singoli Mina Vagante, A portata di mano e naturalmente Con il sole sulla faccia, il brano scelto dal cantautore per l’Officina!
I lavori del primo disco da solista sono in fieri, ma di questo e di molto altro parliamo ora col diretto interessato.
Ciao Enzo! Come stai? Qual è l’idea centrale, o se vuoi il filo rosso, dal quale ti stai lasciando guidare nella costruzione del tuo album di debutto e nella composizione dei suoi brani? Quale potrebbe essere il range di ascoltatori cui si rivolgerà?
Ciao! Direi che il filo rosso lungo il quale mi sto muovendo nel comporre i miei ultimi brani sia quello di una sorta di bilancio di vita, riflettendo su come le emozioni si agitino sotto la superficie di una quotidianità solo apparentemente “normale”. È la mia vita, ma è anche la vita di tanti: il lasciarsi travolgere dalle giornate, cercando di tenere “il sole sulla faccia”, di non farsi scoraggiare dalle delusioni, di mantenersi in qualche modo “leggeri”, pur con il bagaglio del proprio passato sempre vivo, che è il fondamento dell’identità… musicale nel mio caso!
Inoltre ho scelto di creare un “video album”, non un semplice disco, ma una raccolta di videoclip. L’idea è che la gente sia più propensa a condividere i video che piacciono sui social network, piuttosto che ad acquistare un cd in vecchio stile.
Penso che farò uscire anche una versione digitale del disco, che piano piano sta prendendo forma, dal nome “Senza etichetta”.
Credo che questo tipo di proposta, sia per i contenuti, che per gli arrangiamenti e per il “confezionamento” in videoclip, possa rivolgersi a un ampio range di persone. Inizialmente pensavo che fosse più destinato a un pubblico amante dei cantautori, ma ho visto che gli apprezzamenti arrivano anche da fasce di ascoltatori che non mi sarei aspettato, dai bambini agli anziani, da chi ascolta pop a chi ama altri generi.
La canzone che ci hai sottoposto, Con il sole sulla faccia, fa parte di questo progetto. Quando l’hai scritta? Di cosa parla?
L’ho scritta qualche tempo fa, io ho composto la musica, mentre Fiorenza Sasso (che è anche la regista di molti dei miei video) ha scritto il testo. È una canzone che descrive gli umori e la loro variabilità, attraverso la metafora del sole sulla faccia: non si tratta di meteoropatia, ma di ciò che accade, penso, a molti!
Ti svegli una mattina e ti senti stranamente di buon umore, ma i pensieri negativi, le delusioni, sono lì in agguato, pronte ad oscurare il sole.
La ricerca dell’equilibrio, quello emotivo come quello musicale, è tutto.
Il titolo del singolo arriva dal suo testo, precisamente da questo verso: «È così difficile tenere il sole sulla faccia e lasciare che il giorno non porti amarezza». Lo commenteresti?
A volte ci si costruisce un proprio equilibrio, si sente di star bene per un attimo, di essere fiduciosi, a me succede così se sto componendo e sento di avere buone idee, ma basta davvero poco per essere investiti dall’amarezza. Basta l’ennesimo “no”, basta lo scontro con una realtà poco accogliente, per sentire che ogni sforzo è inutile… Capita a tutti no? Si parte con pensieri leggeri, che rischiano di lasciar spazio a nuvole temporalesche: sta a noi lo sforzo di tenere il sole sulla faccia!
Sulla tua pagina ufficiale Facebook, scrivi in maniera concisa nelle info: “Influenze: la buona musica.” Ti chiedo, qual è questa buona musica che ti ha forgiato come artista? E soprattutto, come si stabilisce quale musica sia “buona” e quale no, secondo te?
A questa domanda cento persone darebbero cento risposte diverse! Quindi è chiaro che parliamo di soggettività: per quanto mi riguarda la buona musica deve raccontare qualcosa, con o senza parole, ma deve comunicare.
Io sono cresciuto musicalmente ascoltando di tutto, dal blues alla classica e ho fatto sia studi classici che moderni, quindi mi piace contaminare e mischiare cose diverse.
Negli ultimi anni ho iniziato ad apprezzare i cantautori, a cui mi ispiro, cercando però nuove sonorità e senza mai esagerare. Per me esistono solo due tipologie di musica, quella buona e quella cattiva, beh…se una canzone riesce a trasmettermi emozioni…ecco quella è la buona musica.
Come probabilmente ti sarai accorto, stiamo pian piano addentrandoci nel clima sanremese: in questi giorni sarà ufficializzato il cast completo, tra Campioni e Nuove proposte che, nel mese di febbraio, si sfideranno sul palco dell’Ariston.
Hai già tentato questa strada (attraverso Area Sanremo o anche il regolamento tradizionale)? Cosa pensi del Festival di Sanremo?
Ebbene sì, anch’io sono caduto nelle maglie del Festival, ma molti anni fa, quando nella mia ingenuità pensavo che fosse una buona strada per emergere. Il gruppo con cui mi sono proposto alle selezioni era i Monopolio di stato… Ma questa è una storia lunga!
Quanto al Festival, è molto facile essere critici e non vorrei scivolare nella banalità, dicendo le solite cose sullo spazio che viene dato ai “prodotti” dei talent show o sulle proposte che vengono sviluppate… Insomma è ormai un evento televisivo, che ha il suo pubblico e la sua risonanza.
Hai avuto a che fare con tanti artisti importanti: qual è stato l’incontro che ricordi con maggiore emozione?
Ho avuto la fortuna di aprire tantissimi concerti di artisti famosi, ma quello che ricordo più volentieri è quello di Sting in piazza duomo a Milano nel 2006, grandissimo concerto…
Qual è l’elemento distintivo della tua musica? Quello che, secondo te, in radio o in qualunque altra circostanza, può permettere all’ascoltatore di riconoscerti subito.
Basta il mio accento pugliese a farmi riconoscere! Lo dico col sorriso, ma l’accento è parte della mia identità, qualsiasi cosa dicano gli estimatori della buona dizione!
A parte gli scherzi, il mio tratto distintivo è la ricerca della semplicità. Nella mia musica non c’è bisogno di virtuosismi o complessità fine a se stessa, mi interessa dire qualcosa e la ricerca della semplicità è tutt’altro che facile!
Enzo, ci ha fatto molto piacere averti ospite nella nostra Officina, ma è ora di salutarci. C’è qualcosa che vorresti aggiungere alla nostra chiacchierata?
Grazie a voi per la bella chiacchierata e se volete sapere di più della mia musica cercatemi su youtube!!!
Un caro saluto e un grosso in bocca al lupo da All Music Italia. Alla prossima!