“Canzoni” è il ritorno di Chiara Civello, a due anni dalla partecipazione al Festival di Sanremo con il brano “Al posto del mondo“, non classificatosi in finale e oggetto peraltro, di controversie che non lo davano per inedito come da regolamento, giustamente poi scomparse all’indomani del sorgere delle stessa polemica. Seguì un album raffinato e composto, cantato alla perfezione ma poco premiato dal pubblico che conteneva undici brani tra cui molti scritti dalla stessa Civello, e cover come “Il cuore è uno zingaro“.
Ci si aspettava un rilancio importante, per tentare di raggiungere il grande pubblico che non la conosce ancora, malgrado la sua quasi decennale attività musicale tra l’Italia, gli Stati Uniti e il Brasile.
E invece no. “Canzoni” è un disco di diciassette cover di artisti italiani di tutti i generi e specie, riarrangiate in chiave pop jazz ed interpretati dalla bella voce di Chiara che non si discute, ma che fanno fatica a lasciarsi ascoltare con entusiasmo dal primo all’ultimo brano vista anche la quantità di tracce e la durata del intero disco (quasi 70 minuti di musica).
Per fare un disco di cover bisogna avere un’idea più che geniale per non passare inosservati tra i numerosi progetti analoghi in circolazione, e comporre una tracklist di pezzi così tanto famosi e già riproposti negli anni in innumerevoli versioni come “Io che amo solo te” classico di Sergio Endrigo (già inciso tra gli altri da Vanoni, Jannacci, Baglioni, Mannoia, Mina..) o “E penso a te” tra le canzoni più celebri di Lucio Battisti ( anch’essa incisa sia da Mina e Mannoia, ma proposta anche da Bruno Lauzi, Raffaella Carrà, La crus..) o la stessa “Fortissimo” di Rita Pavone e riproposta oltre che da Claudio Baglioni anche come singolo da Laura Bono, non sembra essere la scelta più giusta e convincente.
Nemmeno la presenza di ospiti d’eccezione come Gilberto Gil e Ana Carolina riesce a riportare alta l’attenzione; è la mancanza di un filo conduttore che indichi quantomeno lo scopo a fare la differenza, viste anche le poche variazioni fatte sulle melodie originali.
Possiamo salvare tuttavia almeno un paio di episodi in cui la classe della cantautrice romana trapiantata a New York viene fuori in tutta la sua sensualità ed eleganza, è il caso di “Una sigaretta” o la bossa nova di “Metti una sera a cena” che regalano qualche punto in più ad un disco senza idee che non aggiunge niente al repertorio della cantautrice.
MIGLIORE CANZONE: UNA SIGARETTA
VOTO: 5/10
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