Arriva dopo tre anni abbondanti d’attesa questo “Costellazioni“, il nuovo album (il numero tre della sua carriera) di Vasco Brondi, alias Le Luci della Centrale Elettrica, in una veste (quasi) tutta rinnovata.
Ciò che colpisce fin dal primo ascolto è il sostanziale slancio verso una scrittura diversa, meno individuale e scarna a dispetto, questa volta di composizioni più complesse e dall’esuberanza strumentistica, segni distintivi della maggior parte dei quindici brani che compongono la ricca tracklist.
Si cambia registro in qualche modo, e lo si fa gradualmente, mostrandosi un po’ alla volta. Vasco collabora con Federico Dragogna dei Ministri dando vita ad un album trasversale che si ama o si odia, difficilmente etichettabile in un unico genere musicale.
Gli arrangiamenti diventano corposi, pensati e funzionali al potere evocativo delle composizioni del Brondi, impossibili da raccontare o parafrasare in alcun modo. Basta ascoltare più volte anche lo stesso brano e catapultarsi ogni volta in galassie e pianeti sempre diversi ed emozionanti.
Le luci della centrale quest’anno illuminano temi più maturi e personali, meno incazzati di un tempo (non per questo paraculi, come certi detrattori hanno già insinuato), specchio probabilmente di una crescita naturale e personale. E’ così che le grida e la rabbia di un tempo lascia spazio all’amore diverso di “Le ragazze stanno bene“, la rarefattezza e gli echi luminosi di chi canta la propria città “La terra, l’Emilia,la luna“, o la nostalgia di una ragazza di provincia che ascoltava i “Sonic youth“, restando comunque fedele a se stesso, non senza lanciare sguardi critici e decisi sulla realtà che ci circonda come in “Ti vendi bene tu“.
Sono le immagini rubate, le città, i monumenti, le sensazioni sparate a getti sulle note di queste canzoni a comporre un ritratto generazionale vero, forte e credibile che chiunque può ritrovare nella propria esperienza lasciandosi andare agli ascolti senza voler ricercare a tutti i costi il significato originale dell’autore.
Un disco bello davvero che suona come “un rumore di scontri e di feste..” E che lascia poco spazio a paragoni ma chiede solo di essere ascoltato senza pregiudizi.
Miglior canzone: LE RAGAZZE STANNO BENE
Voto: 8,5
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