Gli Urban Strangers sono senza ogni dubbio la rivelazione dell’ultima edizione di X Factor, il talent show più seguito al mondo e in Italia giunto alla sua nona edizione appena partita in esclusiva su Sky.
All Music Italia li aveva già notati alla prima audizione de ne ha ripercorso la storia qui; ora dopo il primo live nel programma il loro Ep è schizzato al secondo posto della classifica di iTunes.
Noi lo abbiamo ascoltato per voi. Ecco la recensione.
No, non è presto per parlare di rivelazione come potrete pensare soprattutto all’inizio della lunga maratona musical televisiva che ci/li aspetta, perché i due giovincelli partenopei (Alessio Iodice – voce, chitarra, batteria elettronica e Gennaro Raia – voce, chitarra, batteria elettronica), età media 20 anni, oltre ad infuocare il televoto da casa e gli animi delle ragazzine più social, la musica la fanno sul serio e hanno all’attivo già un Ep omonimo pubblicato lo scorso 15 giugno per Casa Lavica Records, che con televisione e talent c’entra (per fortuna) ben poco.
Si tratta di un progetto interessante e trasversale nonostante sia composto da appena cinque tracce inedite (più la reprise del brano che apre il disco posta in coda) che spaziano con intelligenza tra sonorità acustiche e suoni invece più elettronici, atmosfere minimaliste e parti d’ispirazione rap facendo coesistere in armonia mondi tanto diversi tra loro grazie ad uno stile, oltremodo riconoscibile, che giustifica ed arricchisce tutte le buone intenzioni di un progetto, parlo di quello della band, comunque in divenire.
Il concept che tiene insieme le tracce è anch’esso particolare e si sviluppa sulle fasi diverse dell’esistenza di un homeless di Somma Vesuviana (piccolo paesino in provincia di Napoli) alle prese con le difficoltà e la sofferenza imposte dalla sua condizione; il tutto arrangiato perlopiù dal suono malinconico dato dall’incontro morbido delle voci dei due Stranieri Urbani. White Wood è il prologo dell’opera, o meglio il brano che più di tutti caratterizza il mondo musicale di questo disco, come dicevamo prima, ricco di commistioni tra generi diversi (il cantato rap su un letto di chitarre acustiche in questo caso) a cui i due musicisti sanno sempre come dare una chiave ed un senso di lettura. Empty bed incalza il ritmo scandito da schiocchi di dita appoggiati su una base elettronica minimal mentre la titletrack svela un momento più morbido e dichiaratamente pop che strizza l’occhio a realtà internazionali in voga, soprattutto provenienti della scuola british, allentando solo per un momento la piacevole attenzione che questi brani richiedono all’ascolto. Should envy us è l’episodio più distorto ed inquieto della raccolta (nonché il migliore) e si fa largo tra tutte le tracce grazie ad un’interessante batteria che segmenta la base elettro del brano, creando un’atmosfera ipnotica dall’inizio alla fine . Last part chiude (ed apre) la tracklist presentando una valida rielaborazione delle tecniche vocali proprie del rap applicate in questo caso al pop, o ad atmosfere addirittura acustiche, e lascia presagire futuri prossimi discretamente interessanti per gli Urban Strangers che, speriamo, non vengano inghiottiti da certe smanie da classifica post talent, ma continuino a battere la strada originale e personale che oggi ce li fa scoprire (ed apprezzare).
BRANO MIGLIORE: Should envy us
VOTO: 7/10
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