Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzé riuniti eccezionalmente nel “trio delle meraviglie” presentano Il padrone della festa, l’attesa prova in studio dei tre cantautori romani, insieme per dodici canzoni inedite.
Stiamo parlando di un disco importante a prescindere da chi lo ha cantato, sia per l’attenzione ai contenuti, sia per la ricca e variegata offerta musicale presente nello stesso che percorre un sentiero ispirato e raffinato. La cura dei particolari è minuziosa e significativa, non a caso per le registrazioni sono stati utilizzati microfoni originali dei Pink Floyd e i pre-amplificatori appartenuti ai Beatles, che impreziosiscono le trame di un racconto tutto da scoprire:
Si parla d’amore per negazione in L’amore non esiste, affermandone l’aspetto più autentico ed individuale (“Ma esistiamo io e te, e la nostra ribellione alla statistica“); di viaggio e prospettive in Life is sweet (“Da qui passeranno tutti o non passerà nessuno“); di storie di vita difficili e attuali con Niccolò Fabi come Giovanni sulla terra per cui “La cima appare sempre un po’ più in su“, o nella Canzone di Anna che “Tanti hanno cantato già“, illuminata dalla tromba di Paolo Fresu nell’apertura strumentale che regala all’album uno tra i momenti migliori.
Le vette più alte arrivano con Max Gazzé dapprima con l’onirica atmosfera di Arsenico, che scandisce in maniera epica i versi di una triste poesia (“Fossi il Dio del tempo io lo inchioderei proprio nel momento in cui tu, vestita di tempesta, non ti ho vista più“) poi con il romantico crescendo de Il Dio delle piccole cose che “Sa di silenzi diventati parole” e che conserva tutti i piccoli gesti della vita per poi ridarli indietro (unico brano presente nella tracklist il cui testo non porta la sola firma del trio, ma vede coautore del testo l’emergente Gae Capitano, già vincitore del Premio Lunezia 2012 e finalista quest’anno del Premio De André).
Alla festa c’è posto anche per una funkeggiante battle tra Niccolò e Max che si sfidano a colpi di rime, con la radiocronaca di Daniele speaker d’eccezione di L’avversario: “Tu giochi da solo, io canto in un coro // le mie canzoni piacciono di più // usi solo paroloni che nemmeno hai scritto tu“.
Tuttavia il vero protagonista e PADRONE di questo album è il Pianeta insieme alle leggi che lo regolano, troppo spesso inosservate senza rispetto, raccontandone l’importanza con il ritmo messicano di trombe e vihuela in Spigolo tondo (“La natura ha leggi complesse // basta volere fermarsi un momento e imparare a guardare“), e con la stessa intensità nella title-track più acustica ed evocativa che auspica ad una presa di coscienza collettiva (“Uno per uno per uno fino a una svolta // il sasso dove appoggi adesso il culo, è il padrone della festa“).
La buona riuscita di questo progetto sta evidentemente nell’approccio naturale e sincero alla condivisione ed alla commistione dei tre musicisti e il loro modo di fare musica, riuscendo nell’intento di comporre una raccolta che non rappresentasse un “best of” in comunione di Fabi, Silvestri e Gazzé ma un disco originale, che assomiglia ai suoi autori e nella somma (quasi) li supera, di grande impatto emotivo per chi l’ha fatto e per chi lo ascolterà. Bravi.
CANZONE MIGLIORE: Il Dio delle piccole cose
VOTO: 9/10
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