Ieri sera Syria ha portato in scena al teatro Menotti di Milano Perché non canti più, lo spettacolo tributo a Gabriella Ferri ideato insieme a Pino Strabioli con la supervisione del figlio dell’artista, Seva, e la produzione di Mauro Diazzi.
Questa sera l’interprete romana replicherà sempre al teatro Menotti alle ore 19:30 (bigliettii disponibili qui) prima di spostarsi a Roma l’1 e il 2 aprile al Teatro Golden dove sarà presente anche Pino Strabioli.
Perché non canti più è un omaggio, un tributo alla grande artista che è stata e rimane Gabriella Ferri. Syria con la sua voce, la sua romanità e con tanto amore verso la storia artistica di questa donna è il tramite per ricordarla.
Perché non canti più è la domanda che rivolgevano a Gabriella Ferri quando si allontanò dalla televisione ed è la domanda che Syria, così come molti altri artisti, si sentono ripetere ancora oggi dal pubblico quando decidono di percorrere percorsi alternativi al mondo della televisione per portare avanti la propria arte.
Syria non è nuova alle esperienza teatrali, l’ultima accanto ad un vero maestro come Paolo Rossi (presente in sala come anche Giusy Ferreri e Massimo Bernardini, tra gli altri), ma descrivere quello che succede su quel palco è tutto fuorché facile perché l’artista riesce ad unire teatro e musica, forse teatro canzone ma non solo, perché in tutto il tempo dello spettacolo si respira una componente che esula da questo, si respira la storia di una grande artista e dei suoi tanti chiaroscuri.
Lo spettacolo inizia a luci spente. I musicisti prendono il loro posto e Syria si siede con la schiena appoggiata ad un grosso baule rosso, riproduzione della vera valigia in cui la Ferri custodiva i suoi ricordi. In sala parte la registrazione della voce di Gabriella Ferri intervistata da Pino Stabioli. Sarà solo la prima di alcune chicche d’annata che mettono da subito le cose in chiaro su questo spettacolo. Gabriella è il centro di tutto.
Syria rimane sul palco, accompagnata da Davide Ferrario e Stefano Germini, per un’ora e mezza senza interruzioni. Un’ora e mezza in cui racconta agli spettatori la storia di Gabriella, legge estratti dal diario della donna (messo a disposizione dal figlio Seva) e, sopratutto, canta alcune delle sue più belle canzoni da Le Mantellate a Dove sta Zazà, da Remedios a Nina si voi dormite.
Le canta mantenendone intatto lo spirito, quell’ironia di fondo che ha sempre contraddistinto la Ferri. Canta senza mai volerla imitare e lo dichiara al pubblico presente…
“Il mio vuole essere un tributo. Non voglio essere Gabriella, non ho la voce ne il suo fisico per poter essere lei. Voglio solo renderle omaggio…“
I momenti in cui l’intensità e palpabile sono diversi nello spettacolo ed in ognuno di loro Syria rivolge uno sguardo al cielo con la speranza che ogni applauso del pubblico arrivi a colei che sta omaggiando.
Ci sono due momenti di Perché non canti più che risultano importanti seppure totalmente diversi tra loro.
Il primo è quando Syria canta La Pansé scendendo tra i presenti coinvolgendoli in un vero e proprio momento di teatro canzone, il secondo quando, sul finire dello spettacolo, legge un estratto del diario di Gabriella Ferri risalente al 1977. Parole con cui l’interprete analizzava con sguardo lucido e un po’ di sconforto la fine che l’arte fa quando va si scontra con le dinamiche discografiche.
Su quelle parole, attuali più di 40 anni fa come oggi, Syria ha la voce rotta e le lacrime agli occhi.
Qui a seguire potete trovare un video estratto dallo spettacolo con cui farvi un’idea e, magari, recarvi questa sera a Milano, o nei prossimi giorni a Roma prima di una pausa in attesa del ritorno in scena per la stagione estiva.
Foto di copertina: Massimo Achilli