6 Marzo 2020
Condividi su:
6 Marzo 2020

TESTO & ConTESTO: Emma, Luci blu. Il Prof di latino analizza uno dei brani più intensi della Marrone

"... non servono orpelli per scrivere un testo che abbia un senso. Vince la semplicità, la verità...". L'analisi del nuovo singolo di Emma

Condividi su:

Emma Marrone Luci Blu è il nuovo singolo. Per fare “luce” su vecchie questioni…

In seguito ai miei primi articoli su All Music Italia (che trovate qui) mi è stato detto (con toni più accesi di quelli che riferirò): “Una canzone non è un compito in classe”, “Faccia il professore se vuole guardare la sintassi”, “La canzone ha altre regole”.

Vi risparmio l’etimologia della parola “sintassi” e vi risparmio la differenza tra “la sintassi è scorretta” e “c’è da lavorare sulla sintassi”.

Ma oggi vi rispondo con Emma. E vi dimostro che una canzone non deve necessariamente aderire a rigidi canoni “accademici”. Né deve contravvenire alle regole solo per posa, ricercando una presunta artisticità nella licenza.

Non deve fare niente, deve avere un senso. Un’ispirazione che ne motivi l’esistenza.

Vi dirò, questo vale anche per la poesia, per la prosa, persino per un compito in classe (checché ne crediate!). Un testo è un testo. Se è bello, ce ne accorgiamo. Se ha un senso, pure.

Emma… E pensare che ancora le rimprovero “La storia non è la memoria ma la parola”, una sentenza che pare un manifesto politico (per giunta discutibile) buttato lì in una canzone che inizia con l’invito a non perdere il buonumore “qualunque cosa ti accada”.

Ma è acqua passata e tutt’al più dovrei prendermela con Nesli che l’ha scritta.

Luci blu, invece, il nuovo singolo scritto da Simone Cremonini e Davide Simonetta, un senso ce l’ha (qui trovate il testo completo).

EMMA, LUCI BLU: TESTO

L’impotenza di fronte al tempo e il rimpianto di non aver fatto abbastanza: è quello che proviamo quando un amore sta fuggendo via contro la nostra volontà.

Così comincia la canzone, con il bisogno di guardare indietro: se potessi avere “la pillola del tempo”, canta Emma, tornerei accanto a te e ci resterei fino a capire tutti i miei errori, fino a imparare a renderti felice.

Il ritornello spezza e proietta nel futuro:

“E ti prenderò in braccio
senza stringere troppo
per non farti male
per non farti male
ma abbastanza da non farti cadere giù.”

In questa frase c’è tutto l’equilibrio dell’amore, che stringe senza fare male. E c’è la voglia di non lasciare andare qualcosa che sta scappando.

Lo capiamo quando si accendono le luci blu e si consuma l’ultimo atto di amore prima di dirsi addio. Non capiamo cosa siano queste luci blu; sembrano l’atmosfera soffusa di un ultimo stringersi, prima dell’abbandono.

La seconda strofa è al presente. Un presente in cui non si è più in due. Un presente che ha solo il sapore del senso di colpa, per non aver saputo trattenere a sé un amore.

Così, mentre il primo ritornello suonava come una speranza, il secondo è un’illusione: “ti prenderò in braccio” è detto quando non è più possibile, e per questo fa così male.

La canzone si conclude rievocando quel momento in cui “c’era tutto”, quel fare l’amore prima di perdersi per sempre.

Ma un certo punto le luci si spengono e l’ultima frase che Emma canta ci lascia sospesi: “tu non volermi male, se ti ho lasciato andare”. Si insinua in noi il sospetto che un destino abbia deciso per entrambi, un destino a cui nessuno ha potuto opporre resistenza.

Poi ancora un “ciao”, pesante come una porta che si chiude.

il CONTESTO…

Oggi non contesto, ma preciso il ConTESTO.

La canzone mi piace: la musica compenetra il testo aggiungendo sensi e la stessa Emma sfoggia una vocalità che mi convince per la sua inedita delicatezza.

Quelle Luci blu sono rimaste un nodo irrisolto. Googlando trovo delle dichiarazioni dell’artista e degli autori; scopro allora che il testo è ispirato alla storia di una ragazza che non ha saputo salvare il suo uomo, morto in un incidente stradale.

Illuminano la scena le luci blu dell’ambulanza e l’ultimo atto d’amore è solo vagheggiato idealmente nell’attimo in cui il corpo sta perdendo vita.

Quanto diventa forte, così, quell’abbraccio “senza stringere troppo per non farti male, ma abbastanza da non farti cadere giù”! È un disperato opporsi al destino.

La canzone mi aveva già emozionato. Ma adesso mi piace di più, perché apprezzo la scelta di non scadere nella retorica, di eliminare indizi troppo didascalici per lasciare spazio all’evocazione.

Il testo, da solo, vale per tutti coloro che sentono un amore fuggire contro la propria volontà; ma se si legge la storia cui è ispirato, quell’esperienza d’amore diventa ancora più grande ed esemplare.

EMMA, LUCI BLU: SCRUTINIO FINALE

Alcune osservazioni stilistiche:

  • poche parole, neanche troppo elevate (“girano così le cose, sai com’è”);
  • qualche scelta sintattica di tipo colloquiale (“la pillola del tempo che se la prendo torno”; “si accendono le luci blu che facciamo l’amore”);
  • due sole ricorrenze di linguaggio figurato: “la pillola del tempo” e “metto l’orizzonte appeso come un quadro sopra il letto e se voglio lo riguardo”, quest’ultima decisamente poetica e con un aggancio realistico importante.

La verità è che, come vi dicevo, non servono orpelli per scrivere un testo che abbia un senso. Vince la semplicità, senza alcuna pretesa se non quella di rispettare l’autenticità dell’emozione.

Bello il gioco dei piani temporali: il passato perduto, il presente doloroso, l’illusione del futuro.

Sapiente l’equilibrio nella disposizione delle parole, nell’ordine con cui gli ingredienti sono distribuiti. Pensate che sintassi (dal gr. syn-taxis) significa proprio “disposizione, ordine”. Ops, avevo promesso di risparmiarvi l’etimologia!