Festa della musica, parliamone.
Tu, per esempio, come paghi la bolletta? Lavori davvero con la musica o lavori in altri ambiti ma ameresti riuscire a vivere per la tua passione ovvero la musica, nel senso più ampio del termine?
No, perché qui non parliamo solo di chi canta e di chi suona, ma di un intero comparto lavorativo che c’entra con la musica, partendo dalla quale o grazie alla quale porta avanti la propria attività.
Da quando abbiamo lanciato la campagna di protesta #ioLavoroConLaMusica, che chiede una riforma strutturale per la considerazione, la dignità economica e culturale del settore, io non faccio altro che chiedermi: dove stiamo andando?
Siamo un enorme numero di lavoratori ma non remiamo in una direzione, non navighiamo nelle stesse acque, non approdiamo alle stesse spiagge. Qualcuno usa lo yacht, qualcun altro la zattera.
Ecco che esporre tutti un cartello per La Festa della musica – con hashtag #iolavoroconlamusica e #senzamusica – che lancia un allarme diventa forse poco credibile. Ci avete mai pensato?
Io sì…E penso che siamo un gran casino. Siamo un’accozzaglia di mille mila persone che si uniscono alla protesta un po’ accaz*o, se mi passate il francesismo.
Non c’è un metodo, o perlomeno, chi sta lavorando con criterio, non riesce a coinvolgere tutti quelli che sono in mezzo al mare, qualcuno perché in acque più sicure e quindi disteso a prendere il sole, qualcuno in acque agitate, troppo preso a gestire le vele in mezzo alla tempesta per poter pensare di stare dietro a chi gli racconta come dovrebbe o potrebbe virare.
Abbiamo associazioni di categorie che si danno un gran da fare, per qualcuno personalmente nutro anche una stima infinita, ma tutto questo, crea realmente coesione? Porta da qualche parte? Fa la differenza?
Se poi ognuno naviga a vista, per i fatti suoi, o ancora per mari così diversi, come si può raggiungere la meta tutti insieme in modo da farci notare? Come si può trasformare quella melodia che tanto amiamo in un rumore assordante tale da attirare attenzione e da fare girare tutti e dire “Che succede!? Che problema ha quella gente?”.
Ecco, abbiamo un problema grosso, legato al fatto che necessitiamo di una riforma strutturale per rilanciare il settore. Dobbiamo urlare!! Altro che “21 GIUGNO LA FESTA DELLA MUSICA #SenzaMusica”.
Se stiamo ZITTI non otteniamo nessun risultato, è evidente. Del resto, siamo zitti – oltre che invisibili – da sempre!! E quindi?
Facciamo rumore!!! Facciamo FESTA DELLA MUSICA #ConBordello!! Andiamo davanti al Parlamento e suoniamo tutti gli strumenti che abbiamo! Cantiamo il nostro disappunto! Scendiamo in piazza!
Ma tutti!! Zucchero, Fiorella Mannoia, Mogol, Roberto Bolle, Pierfrancesco Favino, Stef Burns, Presidenti di grandi multinazionali del settore dello spettacolo… Verrebbero a manifestare, ore in piedi, per difendere la filiera musicale alla quale appartengono?
E chi fa, mentre ci prova con la musica, un “mestiere vero” cioè che gli permetta di campare, chiederebbe un permesso al suo capo per venire a manifestare per quella che è una passione o una speranza?
Per l’ennesima volta il Governo stenta a riconoscere il valore economico e produttivo di un intero comparto che impiega centinaia di migliaia di lavoratori che meritano la stessa dignità dei lavoratori degli altri settori.
Bene, non facciamo festa senza musica, perché non otterremo niente. Non dalle Istituzioni, non dalla gente comune che, giustamente, non ha idea che esistiamo e di quanti siamo.
Che non siamo tutti Vasco Rossi o Laura Pausini. Che molti di noi #LavoranoPERHOBBYconLaMusica perché le bollette le pagano con altre attività.