Sanremo 2021 Testo & ConTesto. Ritorna, dopo il grande successo e le altrettanto grandi offese della passata edizione, il PREMIO TESTO & ConTESTO da me assegnato ai tre brani più interessanti e ai tre più inquietanti del Festival di Sanremo in fatto di scrittura.
È trascorso un anno memorabile: una pandemia, Rocco Casalino alla guida di due governi, la rinascita della città di Mondello, i banchi a rotelle di Azzolina, Diodato sui balconi invece che all’Eurovision, i vaccini fantasma.
Ma le cose sicure restano, ad esempio la GIURIA DEMOSCOPICA del Festival. È sicura perché sta sempre lì, più longeva della casa del Grande Fratello di Signorini e capace di scelte più imbarazzanti di quelle di Signorini. In quarantena da una vita, occultata agli occhi del mondo, ma sempre in grado di incidere, con le sue delibere immonde, sul nostro reflusso gastroesofageo. Il ventitreesimo segreto di Fatima (perché i segreti di Fatima si moltiplicano perpetuamente).
Lei c’è e noi protestiamo. E, benché valiamo quanto Giorgia Meloni all’opposizione del governo Draghi, non ci arrendiamo nel dire la nostra perché, come ha detto la saggia Elodie, “Non sempre bisogna sentirsi all’altezza delle cose, l’importante è farle”.
Prima di passare ai vincitori delle due categorie e ai rispettivi giudizi, abbiamo deciso di soffermarci su un fenomeno preoccupante osservato nell’analisi del livello letterario della kermesse.
Le RIME AGGHIACCIANTI, le chiameremo. Perché, mentre la poesia ha da tempo immemore conquistato le assonanze, le consonanze e persino il verso sciolto, gli autori di questo Festival si sono ostinati a ricercare la perfezione della corrispondenza fonica, producendo immagini che ci hanno spesso inebetito, quando non ci hanno costretti ad atteggiare il nostro viso ad una smorfia capace di sommare l’urlo di Aiello all’urlo di Munch.
Non sono mancate delle RIME CALDE, che hanno acceso o accarezzato i pensieri.
SANREMO 2021: RIME CALDE O AGGHIACCIANTI?
“Oggi ho una maglia che non mi dona / corro nel parco della mia zona / Ma vorrei dirti non ho paura / Vivere un sogno porta fortuna” (Francesca Michielin e Fedez)
È addirittura l’incipit di Chiamami per nome a consegnarci il primo punto interrogativo. Una scena di disagio: un outfit sbagliato, indossato senza paura, e rime baciate da competizione in terza elementare. AGGHIACCIANTI
“Le mie scuse erano mille, mille / E nel cuore sento spille, spille” (Francesca Michielin e Fedez)
Come se non bastasse la rima orrifica “mille : spille”, interviene l’iterazione a rafforzare il sentimento di imbarazzo “mille, mille : spille, spille”. Più oltre arriverà anche “Sotto questo temporale / piove sulla cattedrale”, a ricordarci che al peggio non c’è mai fine e che, ahimè, può piovere per sempre. AGGHIACCIANTI
“E quando arriva sera / invadi la mia sfera / non è la primavera” (Noemi)
Avrei aggiunto: “E prendo la corriera”. Così, per non farci mancare nulla. AGGHIACCIANTI
“Ricordo ancora quella sera guardavamo LE / Le code delle navi dalla spiaggia SPARIRE” (Noemi)
La più grande ferita all’orecchio del Festival: [Spariré] in rima con [Lé]. Vanitas vanitatum. Anche la metrica italiana ha indossato la mascherina. AGGHIACCIANTI
“Metà sono una donna forte / Decisa come il vino buono / Metà una Venere di Milo / che prova ad abbracciare un uomo” (Coma Cose)
Ringraziamo per la rima imperfetta (l’assonanza “buono : uomo”) e per l’immagine suggestiva di questa donna senza braccia che tenta comunque di abbracciare chi ama. Un anelito frustrato, negato da un’incapacità costitutiva. CALDE
“Senza nome io, senza nome tu / E parlare finché un nome non ci serve più” (Ermal Meta)
Ci piace come inizia la semplice lirica d’amore di Ermal Meta, anche perché sembra un dissing al lacrimevole Fedez che implora, invece, “Chiamami per nome”. CALDE
“Voglio immaginarmi che non ho sbagliato / E che il paradiso è il mio supermercato (…)
Voglio immaginarmi che non ho sbagliato / E che Ringo Star è il mio migliore amico / Che io e lei lo abbiamo fatto e le è piaciuto / Si dice così / Voglio immaginarmi che anche un dittatore / s’innamora, vomita e poi si commuove / Che davvero non ci avranno mai capiti / E invece sì / E invece sì” (Bugo)
Peccato, perché il testo suona. Suona tutto, tranne la sua voce, che è apparsa tutte le sere priva delle “buone intenzioni”. CALDE
“A che serve morire se ogni giorno mi uccidi / Dallo specchio ti vedo mentre piango tu ridi” (Arisa)
Se non ti uccidesse ogni giorno, sarebbe utile morire??? AGGHIACCIANTI
“Siamo giovani affamati, siamo schiavi dell’hype / Non si vendono più i dischi tanto c’è Spotify / Riapriamo gli stadi ma non teatri né live / Magari faccio due palleggi, mai dire mai” (Willie Peyote)
Abile costruzione metrica. Del testo della canzone, acuto, ho scelto questo passaggio per la capacità di sintesi. Quasi un piccolo epigramma. CALDE
“Ha paura di uscire, dei treni affollati / Di amare una donna, di restare incollati. (…)
Luca ha una testa vuota ma c’ha tanto dentro / La vita gli ha insegnato tutto ciò che sa / E spesso in mezzo a tutti si sente diverso / si nasconde dietro le spalle strette che / mentre l’oroscopo ripete che ha Saturno contro / si sente fuori posto all’università” (Dellai)
Un grande punto interrogativo e il sospetto che Io sono Luca sia la rettifica di Luca era gay, che prima stava con lei e ha cambiato idea di nuovo. AGGHIACCIANTI
“Un’onda senza il mare, un cielo senza stelle / Solo il mio pianto mi resta senza te” (Orietta Berti)
Non c’è rima, è vero. Ma sentivo l’urgenza di sottolineare che, a confronto, Finché la barca va era il manifesto del Futurismo. TIPITIPITIPITI DOVE VAIIIIIII
Clicca su continua per i tre testi migliori e i tre peggiori secondo il nostro Prof di latino Davide Misiano.