Oggi Gianluca Grignani, uno degli artisti più carismatici, talentuosi e ribelli che il panorama musicale abbia mai conosciuto, compie gli anni. Oltre alla Top 10 dei suoi brani redatta dal nostro critico musicale, Fabio Fiume (che potete trovare qui) ho deciso di riportare alla mente due episodi che, a mio avviso, hanno fatto la storia della musica italiana, in tv e non.
Più che da direttore di All Music Italia lo faccio come Massimiliano Longo, fan della prima ora del rocker e, in seguito, Personal Assistant di Gianluca avventura che nel 2014, proprio nell’anno in cui fondavo questo sito, ho raccontato in un libro, Rockstar a metà, che potete trovare ancora in vendita su Amazon.
Gianluca Grignani, il falco a metà della musica italiana
Ho conosciuto il Gianluca Grignani artista attraverso la sua voce, in radio, con La mia storia tra le dita, ancora prima di sapere che faccia avesse. Il brano mi piacque da subito e, non a caso, è diventato un classico della musica italiana al punto che in Sudamerica ancora oggi è suonato e usato come sigla di alcune telenovelas. Un traguardo, per chi non lo sapesse, straordinario visto che questo genere viene seguito in tv da milioni e milioni di spettatori ogni giorno.
L’amore per lui scattò con Destinazione paradiso, prima con la canzone, quindi con l’album. Gianluca non era come me, era bellissimo, sembrava apparentemente uno che poteva avere il mondo ai suoi piedi, eppure riconoscevo in lui un’inquietudine e un malessere che appartenevano anche a me e che nessuno negli anni 90, quelli della mia adolescenza, esternava in musica in Italia.
Era diverso da tutto quello che si poteva ascoltare nel nostro paese in quel periodo. Non era indie, anzi era orgogliosamente pop, ma di quel pop di qualità, quello in cui potevi risentire echi di Lucio Battisti ma, al tempo stesso, era drammatico senza cadere mai nel melodramma tipo il Marco Masini di quegli anni.
Grignani scriveva tutto da solo, come ha sempre fatto, e nelle sue canzoni ci sentivi verità. Sapevi che era come te, era un artista ma al tempo stesso era esattamente come te. E nel posto in cui era finito, in cui aveva voluto finire, il mondo della musica, non ci stava bene. Lui pensava di arrivare a fare la sua musica e non di dover essere un personaggio. Ma “La fabbrica di plastica“, il nome con cui avrebbe ribattezzato un certo tipo di discografia con il suo secondo album, gli stava stretta, lo soffocava.
Non era pronto a tutto quel successo. Probabilmente nessuno lo sarebbe stato. 1 milione e mezzo di copie vendute tra Italia e Sudamerica, scene di isteria di massa ovunque andasse nel pubblico femminile (ma con anche un grande percentuale di pubblico maschile, cosa assai rara per un artista considerato anche un belloccio) e una casa discografica che, molto probabilmente, ha iniziato a contare i soldi prima di pensare a preservare l’essere umano, il ragazzo, da tutto quello che stava accadendo in modo da avere un artista solido nel corso degli anni.
Potrei raccontare tanto su Gianluca, forte anche delle consapevolezze maturate negli anni di quanto il nostro rapporto travagliato, sempre in bilico tra lavoro, aspettative e qualcosa di simile all’amicizia, telefonate nel cuore della notte comprese per parlare delle sue nuove canzoni, mi abbia segnato umanamente.
Mi fa piacere ricordare due episodi dei suoi esordi, due momenti da ribelle che nascondono, per chi sa guardare oltre, il malessere di un artista nei confronti di un sistema troppo grande e poco sensibile per lui. Due momenti che hanno fatto la storia a loro modo e che meritano di essere riscoperti anche dal pubblico più giovane.
Gianluca Grignani Vota la voce 1995
Nel 1995, forte del successo del suo album che svettava in classifica tra i grandi giusto alle spalle di nomi come quello di Zucchero, Gianluca partecipò a Vota la voce, manifestazione musicale che in quel periodo assegnava i Telegatti al meglio della musica italiana. Alla conduzione c’era Red Ronnie.
Ad applaudirlo a fine esibizione c’era anche Vasco Rossi. Uno era da sempre fan dell’altro, l’altro lo sarebbe diventato da quel momento arrivando anche quasi a cantare una sua canzone, L’aiuola, appositamente scritta da Grignani per lui.
Sul palco a premiarlo con il Telegatto una giovane Lorella Cuccarini, anch’essa reduce dal debutto a Sanremo come cantante (con il brano Un altro amore no) che, nel consegnargli il premio afferma:
“So che Gianluca si arrabbia quando gli dicono che è un bel ragazzo ma questo premio lo hai meritato perché sei molto bravo!“
E qui il colpo di scena… Gianluca guardando il pubblico afferma:
“oh, questo è vostro non è mio, è vostro!!“
A quel punto scende dal palco e regala il Telegatto ad una delle ragazze in prima fila.
Anni dopo, era il 2005 ed io lavoravo con lui, decidemmo che vent’anni dopo era giunto il momento di andare a cercare quella ragazza per vedere 20 anni dopo che fine aveva fatto quel premio. Su mio suggerimento Gianluca scrisse una lettera a Tv Sorrisi e Canzoni che venne pubblicata dal direttore, la ragazza rispose all’appello da Arezzo e i due si re incontrarono.
E il secondo episodio? Clicca più in basso su continua per scoprirlo e vederlo!