Sangiovanni recensione dell’album del vincitore della sezione canto di Amici 20 a cura di Fabio Fiume.
E niente da fare! Ogni anno, quando inizia Amici di Maria De Filippi, riparte la solita tiritera; ormai i cantanti giovani devono passare solo da lì oppure, al massimo, da X Factor, per essere notati. Quel che esce però da lì è roba di poco conto, commerciale, per ragazzine urlanti, interpreti senza gavetta etc etc.
Eppure, grazie anche alle evoluzioni che lo stesso show televisivo ha avuto nel meccanismo di selezione e nella tipologia artistica ricercata ( oggi si ammettono molti cantautori, rapper e persino band ), ci si ritrova sempre un pool di artisti nuovi che dagli studi prendono il largo e, almeno per qualche anno, diventino dei big conclamati, numeri alla mano.
Nessuno ha la sfera di cristallo per dire se sarà per una stagione, un lustro, o se si arrivi a fare compleanni a 2 cifre, come per Amoroso, Ferreri, Emma, Noemi, Mengoni, Annalisa e così via; di certo però c’è che alla cordata degli artisti di successo si è appena aggiunto Sangiovanni, un non vincitore che di contro ha già vinto sul pubblico che gli ha tributato un gran risultato, un disco d’oro ad appena una settimana dalla pubblicazione del suo primo album Omonimo.
Sangiovanni recensioni
Come sempre il disco è l’insieme dei pezzi che il giovane Sangio, così lo chiamavano compagni e professori nella scuola televisiva, ha proposto durante gli studi, con una differenza sostanziale però rispetto al passato più o meno recente: si tratta prevalentemente di inediti e tutti da lui firmati.
Sangiovanni, il disco, è un lavoro di sei tracce ( 5 inediti + la cover rielaborata di Maledetta Primavera ) che mostrano il talento del giovane cantautore (particolarmente addentro a tutte le mode del momento a livello d’arrangiamenti), che è quello di risultare tremendamente radiofonico, ficcante ed adatto non solo ad un pubblico di ragazzine urlanti di cui prima, ma anche a quello, difficile da conquistare, dei suoi coetanei maschi, in questo momento storico votati quasi esclusivamente ai rappers e trappers, che cantano di brand, vite dissolute e signorine facili da trattare come oggetti, tra svariati “beep” come condimento.
Anche Sangiovanni canta di brand, come in Guccy Bag, ma lo fa senza sboccare, rendendosi piacevole anche all’ ascolto per un pubblico a cui poi dopo non devi spiegare cose inspiegabili. In questa situazione il nostro gioca più con le note basse ed è sinceramente una via che non abbandonerei; in questo registro la voce è più corposa, meno impertinente.
Impertinenza che tra l’altro stona un po’ con il racconto di desideri e sesso malato di Tutta La Notte. In questo pezzo la voce non riesce abbastanza peccaminosa come il testo vorrebbe.
E poi nel disco c’è la malattia di questi tempi… il covid? Ma certo che no! Mi riferisco all’uso smodato d’effetti sulla voce, come in Hype, che tira pure un pochetto, tanto da non riuscire a capire se, senza quegli effetti, la voce possa davvero tenere. O come nella famigerata Lady, prima memorabile hit per l’artista senza nemmeno averla lanciata come singolo ufficiale. Qui il cantato è un po’ biascicato, tanto che in alcuni punti il testo non riesce così comprensibile.
La cover del pezzo della Goggi, presa in live durante una delle esibizioni in trasmissione, è in realtà una rivisitazione del testo con giusto un paio di passaggi dell’originale, un po’ stonacchiata, un po’ azzardata per il rispetto che si dovrebbe ad un’evergreen che faceva dell’interpretazione, oltre che della linea melodica, il suo punto di forza.
Chiude il quadro il ficcante vero primo singolo di lancio, Malibù, che è un tormento orecchiabile, di quelli che difficilmente scordi, fra lancette bloccate e sali e scendi sentimentale che nemmeno una giostra…
Sangiovanni, l’album, non è certo un disco che può cavalcare il tempo, vincerlo. E’ figlio delle mode del momento. Però di queste ha preso ed evidenziato un aspetto positivo, quello di non essere per nulla un lavoro noir.
Con esso Sangiovanni, l’artista, può raccontare anche di giovani che non hanno ( e meno che mai cercano ) il nero per colorare le loro vite; qui i colori sono vivi e forti e questa cosa, almeno per questa stagione, la differenza la sta facendo.
TRACKLIST
- Hype
- Malibù
- Tutta la notte
- Lady
- Gucci Bag
- Maledetta primavera (live version)
BRANI MIGLIORI: Malibù, Gucci Bag
VOTO: Sei +