Pride 2021.
Ieri si è concluso ufficialmente il mese del Pride.
Io sono stato chiuso in casa, non me la sento ancora di affrontare una folla e così ho colto l’occasione per leggere quante più notizie, per guardare quanti più profili social, Instagram storie e tutto quello che mi balzava all’occhio sull’argomento.
Ho guardato con piacere video di artisti che ogni giorno da diversi anni si battono per i diritti della comunità LGBT+.
Per fare qualche nome Immanuel Casto, Romina Falconi (cresciuta con “una seconda mamma” trans) e Michele Bravi. Tutte persone che da diversi anni cercano di veicolare una giusta comunicazione mettendo al centro il messaggio e non sé stessi.
Ho visto anche storie di chi con la cosiddetta comunità e con le sue manifestazioni magari non ha avuto contatti diretti, ma ha sempre dimostrato sensibilità sull’argomento.
Mi sono anche scritto in privato con artisti che non erano presenti perché, come me, non se la sentivano ancora di essere contatto con così tante persone…
Perché, non dimentichiamolo, siamo il paese che passa dal coprifuoco al liberi tutti da zero a cento (come direbbe Baby K), dimenticandosi che tanti giovani non hanno la consapevolezza della via di mezzo nel tornare ad avere a che fare con la società.
Tra questo enorme flusso di notizie, due storie su Instagram hanno attratto in maniera particolare la mia attenzione.
Contenuti completamente diversi tra loro…
Le storie instagram del Pride 2021
La prima è di Alessandro Zan, colui che ha scritto il DDL ZAN che da mesi in molti artisti (da Fedez a Paola Turci, da Elodie ad Arisa), cercano di far arrivare, non diciamo all’approvazione, ma almeno al voto.
Una storia vera… perché quella che le persone della comunità LGBT+ combattono è una battaglia vera che ha luogo ogni giorno…
“Un ragazzo minorenne è stato aggredito mentre si recava al Milano Pride. “Frocxo di merda”, poi i pugni e i calci da un branco in pieno centro mentre celebravano il Pride in tutta Italia.
La solidarietà non serve. Serve una legge.“
Queste le parole, realistiche, senza fronzoli, di chi sa cos’è il Pride… non una festa, non un’operazione di marketing, ma una lotta che nemmeno dovrebbe esistere, per il diritto di amare.
Poi mi sono arrivate all’occhio le storie di altre due artiste, una appartenente alla comunità LGBT+, l’altra no, ospiti della manifestazione a Milano per cantare il loro ultimo singolo (sulle scelte degli organizzatori su chi dovrebbe cantare sul quel palco, perché crede tutto l’anno nella causa, e chi attira persone mi astengo).
Nelle storie in questione si promuoveva una fascetta con il titolo del loro ultimo singolo. La storia recitava testualmente: “vorresti ricevere la fascetta? Collega il tuo account Spotify salverai in libreria il singolo XXXXX X XX“.
A chi mi sto riferendo credo ci possiate arrivare tranquillamente. Io mi rifiuto di citarne i nomi, delle artiste quanto della canzone.
Vorrei solo ricordare loro che partecipare al Pride non vuol e non deve voler dire farsi promozione, promozione sulle spalle di persone che ogni giorno combattono una vera e propria “battaglia“.
Partecipare al Pride vuol dire sostenere una causa, una causa che non dovrebbe nemmeno aver bisogno di un giorno dedicato ne di manifestazioni perché porta avanti un concetto molto semplice…
Io uomo o donna, se amo un uomo o una donna, una persona del mio stesso sesso, amo, punto. E nessuno ha il diritto di rovinarmi la mia unica vita impedendomi di amare, facendomi sentire sbagliato, a causa dei propri limiti e della propria ignoranza.
Devo vivere, amare, essere libero e devo esserlo ora… non con i tempi delle persone che, ogni giorno, continuano ad ostacolare una legge.
Buon Pride 2021.