Raffaella Carrà, una diva, una lavoratrice, una professionista, un’artista… chiamatela come preferite, scompare, e ci insegna quanto siamo piccoli. Troppo piccoli.
In questi giorni ho letto sui social e nel web tutto quello che mi capitava sottomano. Non ho scritto nulla di mio pugno perché c’era chi era più accreditato di me nel farlo. Io l’ho conosciuta e seguita per parte della mia infanzia, ho ricantato le sue canzoni nella mia adolescenza all’epoca di Non è la Rai, ho studiato l’impatto sociale e musicale che ha avuto nel mondo dello spettacolo ma, come molti, l’avevo un po’ persa di vista negli ultimi anni.
Ho ritenuto quindi che fossero persone più titolate di me a celebrarla. Ed io ho fatto il lettore…
Come spesso capita è il lato umano che più mi colpisce nell’artista. Gioie e dolori, i chiaroscuri, l’umiltà, la dignità.
Per questo quello che maggiormente mi ha colpito è l’enorme rispetto per il pubblico, per sé stessa, come essere umano e come artista. Il rispetto per gli anni di sacrifici che l’hanno portata a diventare Raffaella Carrà.
Un rispetto così grande che l’ha portata a non farsi più vedere, a non rivelare a nessuno, se non pochi intimi, del suo male. Ad andarsene in silenzio.
C’è un coraggio e una dignità enorme in tutto questo.
Credo però che in molti non siamo stati in grado di capirlo né di imparare nulla da questo gesto. Un po’ come lo Stato Italiano che non le ha mai assegnato onorificenze a differenza della Spagna dove la Raffa ne ha ricevute addirittura due.
Penso che, nonostante le grandi dimostrazioni e affetto della gente per la sua scomparsa, la maggior parte di noi non ha imparato nulla da questa grande dignità.
Lo dico leggendo gente che sbraita sui social contro Laura Pausini perché ha postato un omaggio al caschetto di Raffaella ma senza volto, bollando Laura come irrispettosa senza capire il significato iconico di quell’immagine realizzata creata da Satyr_arte ispirandosi a Sia (e che noi abbiamo usato volontariamente come immagine di copertina di questo articolo)
Lo dico leggendo persone che criticano, sempre la Pausini in questo caso, perché non era presente al funerale (tanto probabilmente tra 60 anni la piangeremo e idolatreremo come è stato per Raffaella Carrà, ma sempre dopo la scomparsa, mi raccomando).
Come se fosse quel gesto a stabilire il dolore e il dispiacere per la scomparsa di una persona. Quanto sappiamo essere ipocriti a volte.
Ma, sopratutto, ho letto le dichiarazioni di un medico che ha svelato quale malattia ha portato via Raffaella, un tumore ai polmoni, sottolineando (se non ho capito male) che se non avesse fumato sarebbe vissuta dieci anni in più.
Non so quale messaggio si volesse far passare con queste dichiarazioni ma quello che so per certo è che, a mio avviso, si è andati a ledere quella dignità e quel rispetto che Raffaella ha dimostrato nel non parlare della sua malattia.
Non era necessario sapere di cosa fosse morta, non lo era affatto. Invece si è fatto l’esatto contrario di quello che lei voleva e questo mi lascia un’enorme tristezza dentro e tante domande.
Mi ha in parte consolato solo la dignità di un’altra notizia letta su Il Corriere della Sera che vi riporto in parte qui a seguire.
“La conduttrice e cantante alcune settimane prima di morire ha firmato da un notaio una donazione alla Confraternita di Misericordia di Porto Santo Stefano, vicino a Grosseto. – Poche settimane fa ci convocò a Roma, dal suo notaio – ricorda il governatore della Misericordia, Roberto Cerulli – Mi chiamò qualche giorno prima dicendo di voler donare alla Misericordia un suo immobile a Porto S. Stefano, per le nostre attività. Andammo a vederlo: un regalo grandissimo per il valore immobiliare. E così la incontrammo a Roma dal notaio.
E anche lì la sua presenza si caratterizzò dall’accoglienza, dalla disponibilità e dalla dolcezza. Intrattenne con noi tanti discorsi e come accennavamo a qualche tipo di ringraziamento sviava sempre il discorso.“
Cerulli ha sottolineato come durante l’incontro le venne donato un quadro in segno di ringraziamento per il suo gesto e chiesta una foto… – Nonostante la sua dinamicità di sempre rimase con gli occhiali scuri e la mascherina ben messa: sembrava che volesse nascondere qualcosa…e forse, alla luce di questa tragedia, penso volesse tenere per se il suo brutto segreto e non mostrarlo a nessuno.
Raffaella inoltre alla domanda del Roberto Cerulli “Signora posso fare un piccolo comunicato per rendere pubblica questa donazione?’ rispose: “No Roberto, non è il momento“. E con il suo atteggiamento evasivo gli fece capire che avrebbero dovuto aspettare un po’ a dirlo.”
“Miss Ruth era una signora e una signora sa sempre quando è ora di andare…”
(Citazione dal film Pomodori Verdi Fritti alla Fermata del treno)