Il cantautore Barreca ha rilasciato sulle piattaforme di streaming ed in digital download il nuovo singolo Tempo da aspettare (Muziko Srl).
Il brano scritto ed arrangiato da Benedetto Demaio e prodotto da Riccardo Anastasi racconta l’attitudine di chi è capace di mettere in atto la contemplazione e di apprezzare la dilatazione del tempo, concepita come motivo di angoscia e non di quiete.
Attraverso questo brano ho voluto sviluppare una nuova tematica, ossia la capacità dell’ansia dello scorrere del tempo di attanagliare le persone, che si ritrovano a programmare le loro attività in maniera spasmodica e a proiettarsi cercando di vivere le sensazioni di eventi che ancora non hanno vissuto – racconta Barreca – Il protagonista vive nella dilatazione del tempo, godendosi l’attesa, vige il concetto di abbracciare lo scorrere del tempo con un sorriso o con la gentilezza, gesto fortemente rivoluzionario.
Abbiamo raggiunto Barreca che attraverso una lunga intervista ci parla del nuovo singolo, dell’album e dei progetti futuri.
Intervista a Barreca
Tempo da aspettare è il tuo ultimo singolo che segue all’uscita del primo album Dall’altra parte del giorno, questo brano è un’attenta analisi dell’ansia e di cosa ti spinge a fare. Ci puoi spiegare cosa ti ha spinto a trattare questo tema?
Tempo da aspettare arriva come al solito al momento opportuno, chiude il ciclo di Dall’altra parte del giorno che per me ha rappresentato un vero e proprio viaggio interiore. Si apre un altro capitolo, per anni sono stato attanagliato dall’ansia a 360° e questo non mi permetteva di vivere la vita come avrei voluto, riuscivo a farlo solo mediante la musica. Ho vissuto la parte di chi si limita per l’ansia, ma da un anno a questa parte ho scoperto la bellezza della dilatazione del tempo, il gusto dell’attesa, il famoso sabato del villaggio che mi ha sempre affascinato. Era una storia che doveva essere raccontata, in quanto vissuta a pieno, e sono molto felice di quello che è venuto fuori.
Il brano si regge su una base in stile anni 90 con grandi aperture che lanciano il ritornello; il ritmo tipico di quegli anni dona un senso di nostalgia inaspettata, quel tempo da aspettare che sembra invece già essere vissuto. Ti trovi in questa analisi?
Dal punto di vista musicale c’è una forte coerenza con ciò che sono. Il brano poteva suonare soltanto così, come sono io, quindi con sonorità anni ’90, ma anche con reminiscenze degli anni ’70 e ’80. Il mondo vintage mi è sempre appartenuto per gusto musicale, in più c’è una serenità apparente, agrodolce, perché la nostalgia è sempre stata insita, l’ho sempre avuta dentro e la cerco anche nei momenti di calma e serenità, mi ha sempre dato tanta forza per potermi esprimere.
Tempo da aspettare – il singolo
In Tempo da aspettare canti “Che fortuna non avere niente/ Le cose da cercare sono talmente tante/ Che forse ancora meglio lasciarle lì e sognare/ nel tempo che c’è ancora/ Nel tempo da aspettare”, vivere ogni momento programmando subito il seguente può essere molto complicato da gestire. Come si può affrontare questo stato d’animo?
Io posso soltanto raccontare la mia esperienza personale, è come se mi fossi svegliato dopo un’immersione completa nell’insoddisfazione e nel dolore, non mi sono sottratto e ho avuto la capacità di ripartire dalla semplicità delle piccole cose, tra cui la dilatazione del tempo nel senso di capacità di godere delle bellezze che la vita mi offre, con lampi per riuscire a tenerle “in tasca” e a vivere seguendo questa concezione. Questo è arrivato grazie al confronto con le persone, è stato uno scambio che mi ha aiutato, ma sicuramente per dilatare il tempo sono necessari due ingredienti principali ossia la semplicità di un sorriso, che è una forma d’arte degna di grande rispetto e la gentilezza, che ad oggi è un gesto fortemente rivoluzionario.
Quest’estate hai aperto il live di Rende di Colapesce e Dimartino e duettato con Peppe Voltarelli, raccontaci le tue sensazioni.
Sono tutte sensazioni che sto elaborando adesso, sono lento nel metabolizzare e realizzare, però rivedermi in certe immagini è meraviglioso e ho un grande senso di gratitudine verso tutti, nei confronti dei musicisti e degli amici presenti, mi sono sentito protetto come se fossi a casa mia. Raccontando la mia vita tra un brano e l’altro mi sentivo davvero a mio agio, in più ci sono queste chicche, ossia l’incontro con questi artisti, con Colpaesce, Dimartino e Peppe Voltarelli. Io e Peppe ci conosciamo da qualche anno ed è stato magnifico duettare e omaggiare insieme il grande Lucio Dalla. Mi resta tanta gratitudine.
Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro e perchè?
Il mio sogno nel cassetto è collaborare con Ivano Fossati, ma essendosi ritirato dalle scene so che è impossibile; mi piacerebbe collaborare con artisti del calibro di Samuele Bersani e Niccolò Fabi, loro hanno la capacità di farmi commuovere ad ogni live e di descrivere in maniera totalizzante la realtà nei loro brani, dunque è un sogno che mi auguro di poter realizzare.
Nel 2012 hai vinto la III edizione del contest per artisti emergenti del MEI di Faenza, ad agosto hai ricevuto il Premio Migliore Nuova Proposta di Fatti di Musica, storico festival del live d’autore. A quale concorso vorresti partecipare e perchè?
Il premio Tenco sicuramente perché Luigi Tenco rappresenta tanto per me, è merito della sua poetica e delle sue canzoni se ho avuto il coraggio di affrontare certe tematiche e di raccontarmi in questo modo così autentico quindi spero di poter partecipare prima o poi.
Dall’altra parte del giorno – l’album
Torniamo un attimo indietro, ascoltando il tuo album Dall’altra parte del giorno mi hanno colpito molto i brani La nudità e Non esistono canzoni felici, brani sinceri ed autentici che non possono passare inosservati. Vuoi descriverceli meglio?
Interpretare La nudità è sempre un pugno allo stomaco perché raccontare di una violenza psicologica subita da una donna e descriverla così in maniera struggente non può farti rimanere indifferente. La violenza psicologica è devastante perché certe cicatrici te le porti dentro per tutta la vita, insieme anche a quella condizione di costrizione e di accettazione che il tuo corpo nudo, la tua nudità, sia solo un rifiuto. Questo lo si evince un po’ da tutto il brano che ha uno stile e una coerenza anche con l’arrangiamento e con tutto quello che lo concerne.
Non esistono canzoni felici è un po’ il mio inno e racconta il perché io faccia musica. A distanza di anni la musica continua a salvarmi la vita, quindi, cantare per me è stata sempre un’esigenza della mia anima, perennemente tormentata, di questo caos, che mi fa stancare ciclicamente anche delle cose che mi fanno stare bene. Preferisco raccontare le mie zone d’ombra e non vergognarmi di sentirmi come un giorno di fine estate, perché alla fine si può arrivare a destinazione, a vedere il famoso panorama meraviglioso, anche attraverso le strade sterrate. Ecco perché è importante per me esprimermi, raccontare le mie fragilità attraverso la musica. Poi c’è quella frase che non smetto mai di citare, che il quesito che posero a Luigi Tenco quando gli chiesero «perché scrivi solo cose tristi?» – «Perché quando sono felice esco», qui c’è la chiave di tutto.
Barreca – progetti futuri
Barreca, sei un cantante autentico capace di raccontare la vita nelle sue sfumature. Cosa vorresti raccontare che non hai ancora fatto? Timore o aspetti il momento giusto?
In realtà ho avuto la fortuna di raccontare tutto ciò che sto vivendo, è stata una sorta di psicoterapia perché grazie a queste canzoni ho accettato i miei punti fragili, i miei punti deboli convertendoli in punti di forza, quindi per il momento vivo nella condizione di sentirmi sempre dall’altra parte di qualcosa con quest’animo sempre tormentato e inquieto, un po’ è la mia natura, però non ti nascondo che in futuro magari arriverà un album, qualcosa che parlerà di tutt’altro, di una quiete e di una serenità che avrò raggiunto. Adesso mi sembra impensabile.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Live o altri singoli in cantiere?
Ho già dei brani sufficienti per realizzare un altro album, quindi tra un po’ di tempo rientreremo in studio e magari tireremo fuori quest’album, più avanti. Tempo d’aspettare è l’anteprima di qualcosa che sta per arrivare, di un nuovo capitolo che sta per arrivare. Poi c’è sempre il live che è la mia dimensione. C’è la volontà di proseguire, di girare in lungo e in largo per l’Italia, quindi di far ascoltare il mio mondo, le mie canzoni perché l’attitudine dal vivo è quello che mi rappresenta; spero di poter continuare a farlo.
Immagini di copertina ed articolo di Beatrice Ditto