Concerti in Italia. Mentre nel resto d’Europa (e del mondo) tutto riapre in Italia la situazione non accenna a sbloccarsi e, almeno fino al 30 settembre, il governo non prenderà decisioni in merito. A quanto pare nemmeno il Green pass è riuscito a convincere chi ci governa… almeno per quel che riguarda la musica visto che nello sport le cose sono molto diverse e ce lo siamo ripetuti più e più volte.
Solo che ora gli artisti e l’industria dei live non ci stanno più e iniziano a manifestare insofferenza o forse sarebbe meglio dire vera e propria sofferenza. Come Cosmo che ha dovuto annullare i suoi concerti senza distanziamento.
E ancora Fedez che, giustamente, si è rotto delle buone maniere…
Mi continuo a domandare perché solamente in Italia non si fa letteralmente nulla per introdurre norme e progettualità per far ripartire il mondo dello spettacolo con gli strumenti che oggi sono a disposizione potrebbero garantire la sicurezza di tutti.
E se da una parte il ministero dei beni culturali e il governo non fanno nulla dall’altra veniamo deliziati da queste immagini festose che rappresentano un vero e proprio schiaffo in faccia per intere famiglie che per voi evidentemente sono inesistenti.
La vostra propaganda non può venire prima delle persone.
Quando parliamo di concerti e di spettacoli non stiamo parlando di stronxate di poco conto ma parliamo di più di 200mila lavoratori falcidiati da due anni di immobilità quasi totale e politiche assenti.
C’è un intero settore in ginocchio da due anni dimenticato da tutti. Fate cagare. In tutto questo è assordante il silenzio del ministro dei beni culturali che dovrebbe essere la persona che se ne occupa.
CONCERTI IN ITALIA… i live club ignorati completamente
Nei prossimi giorni tutte le più importanti agenzie di Booking italiane faranno sentire la propria voce, e quella degli artisti, unendosi in una serie di richieste e proposte, The Hive Project.
Noi come All Music Italia, un sito fatto da persone che la musica la vivono sul campo, come spettatori, produttori e addetti ai lavori, speriamo che almeno loro non si dimentichino di “combattere” e far sentire la voce anche dei live club, piccoli e medi.
Perché la musica deve ripartire per tutti, per quelli che fanno grandi numeri ma anche per chi, gli ultimi dei romantici li potremmo definire, vista la poca attenzione che il pubblico italiano ha per gli emergenti che non passano dalla tv, hanno dei locali con musica dal vivo, dei live club che permettono ad artisti non ancora noti o non abbastanza noti di suonare e poter ancora considerare la musica un lavoro.
Questa pandemia e le successive norme li hanno spazzati via quasi tutti, stiamo rimanendo, come sempre, un paese senza spazi per la musica dal vivo, un paese che non dà possibilità ai giovani.
Ha chiuso l’Ohibò di Milano, il Memo Music Restaurant e decine di altri oasi felici per i musicisti e per chi volesse ascoltare nuova musica. Ed è accaduto nell’indifferenza generale, indifferenza dei grandi artisti stessi che si stanno preoccupando solo del proprio orticello.
Le grida inascoltate…
E proprio Fedez, uno dei pochi artisti ancora capace di guardare la musica anche al di fuori della propria oasi privilegiata, ha messo in evidenza lo sfogo di Katia Giampaolo di Estragon a Bologna…
Mi chiamo Katia, ho 44 anni e da 25 lavoro ad Estragon. Queste sono le mie nozze d’argento con Lele e Bindi. Loro c’erano già e ci sono ancora. Non avrei mai pensato di festeggiare così questo. Il prossimo anno Estragon compie 30 anni.
Ci saremo ancora?
Non lo so. Siamo chiusi da 19 mesi.
Sapete cosa vuol dire a livello economico e psicologico?Quello che so di per certo è che certi locali che a livello nazionale sono attivi da 30/40 anni svolgono un lavoro che va oltre quello dell’intrattenimento. Svolgono socialità, incontro, educazione, inclusione, cultura, unità, integrazione, diversità, contaminazione.
Se non ci permettere di riaprire lascerete morire una parte di noi, una parte di voi, la parte del futuro più bella.
Non siamo quelli che alzano la voce, ma senza le capienze piene e la sicurezza all’unisono diremo – NO-.
Anche il Circolo Magnolia di Milano nei giorni scorsi ha fatto sentire la propria voce. I gestori del locale nell’ultimo anno e mezzo hanno provato a portare avanti la programmazione musicale ma ora, per la stagione autunnale, sono costretti a dire basta… almeno fino a quando le regole non permetteranno alla musica di ripartire a pieno regime.
Queste le parole postate sui social…
È stata una stagione fantastica, piena di soddisfazioni, gioie e felicità.
Sarebbe fantastico poter usare queste parole per descrivere questi ultimi mesi, sarebbe fantastico anche poter dire, come sempre, che ci rivedremo al più presto.
Purtroppo non è così.
Non è così per diverse ragioni, questi 18 mesi sono stati a dir poco impegnativi, sono stati mesi in cui abbiamo fatto tutto il possibile. Per dare un segnale, abbiamo cercato di aprire nella stagione invernale, sempre nel totale rispetto di tutte le disposizioni legate al pubblico spettacolo, non ce l’abbiamo fatta, con l’introduzione e la decisione di rispettare il coprifuoco non avremmo potuto.
Abbiamo deciso di darne un altro di segnale questa estate, ricreando una stagione fatta di concerti, spettacoli, talk, presentazioni di libri, sedute, distanziamento e mascherine.
Era un segnale necessario, doveroso per la città e il territorio, è stata una decisione presa senza dubbi, come nessun dubbio c’è stato nella volontà di rispettare ogni singolo dettaglio di ogni decreto.
Abbiamo sperato che con l’introduzione del Green pass ci sarebbe stata una nuova stagione degli eventi dal vivo all’aperto, che fosse uno strumento per tornare a fare in sicurezza i concerti senza distanziamento né sedute – come tra l’altro è avvenuto all’estero – mentre è stato semplicemente un’ulteriore limitazione aggiunta alle precedenti disposizioni.
È stato difficile, complicato e pieno di ostacoli, ma è stata un’altra estate in cui comunque siamo riusciti a toglierci numerose gratificazioni, ci siamo aperti a nuovi orizzonti fatti non solo di musica. Sarebbe stata un’estate sicuramente peggiore se non avessimo avuto la compagnia di ognuno di voi e a ogni singola persona che è venuta, che ha collaborato con noi, che ha spostato anche solo una sedia ci sentiamo di dire un enorme grazie.
A chi invece ci chiede se ci rivedremo presto, purtroppo dobbiamo rispondere che non sarà così. L’unico modo con cui rivedrete le nostre porte aperte sarà quando il Green pass ci darà la possibilità di riempire il Magnolia a piena capienza, senza distanziamento né sedute.
Questo è l’unico modo in cui può davvero vivere la musica nel nostro locale.
Ci siamo sempre battuti per il rispetto delle regole e proprio per questo motivo – a malincuore – siamo costretti a non aprire durante la stagione autunnale; perché rispettare le attuali regole non dà in nessun modo la possibilità di sopravvivere a realtà come la nostra.
Noi in questo anno e mezzo siamo certi di aver dato ogni segnale possibile, ora però non possiamo più permetterci di “vivere” su gesti e intenzioni, è giunto il momento che il segnale arrivi da chi può letteralmente cambiare le cose.
A presto? Speriamo
Insomma questa è la situazione dei live club in Italia ma non solo, a queste due testimonianze andrebbero aggiunte quelle di locali ancora più piccoli che non hanno voce e che non vengono ascoltati ma che svolgono un ruolo importantissimo nel paese della cultura, l’Italia… quello di permettere alla musica di continuare a sopravvivere. Anche quando non passa da un talent show o dalla tv.
Il governo deve loro, se non aiuti concreti, almeno risposte immediate (per ora si è esposto l’ex Premier Giuseppe Conte).
Altrimenti ha ragione Cosmo che ha postato queste parole:
Se il 30 settembre dal governo non arrivassero notizie positive su aumento capienze, annullamento del distanziamento e pubblico in piedi ai concerti, dovremo uscire da questi caxxo di social e prenderci le strade.
Lo scandalo ormai è sotto gli occhi di tutti. Ci siamo rotti il caxxo di fare da capri espiatori.
Ovviamente uno scendere nelle strade in maniera civile e pacifica, come gli ascoltatori di musica, a differenza alcuni tifosi, hanno sempre dimostrato di saper fare.