L’hanno chiamato “Il D-Day della musica live italiana”. E a ragione. Con la conferenza stampa di Salviamo la musica live che si è tenuta questo pomeriggio nel tempio del rock italiano, lo Stadio San Siro di Milano, le più importanti agenzie di concerti del nostro paese hanno fatto fronte comune per una battaglia che potrebbe prolungarsi ancora per molto. Già, perchè se il governo non prenderà una decisione definitiva sulla ripresa dei live a capienza piena e senza distanziamento entro il 30 settembre, gli organizzatori dei concerti saranno costretti a passare ad un “piano B” rinominato senza troppi giri di parole come il “piano della disperazione”. Ma cerchiamo di fare un po’ di ordine.
All’evento stampa, a cui hanno partecipato anche artisti come Alessandra Amoroso e Red Canzian, i rappresentanti del mondo dell’organizzazione degli eventi dal vivo hanno presentato un’unica linea, dura, semplice, precisa. Ecco le due richieste proposte alle istituzioni:
- l 100% delle capienze con abolizione del distanziamento
- che sia fissata una data certa per la ripartenza attraverso un piano condiviso da formalizzarsi entro il 31 ottobre.
Se queste condizioni non venissero accolte, la stagione dei concerti 2022 sarebbe irrimediabilmente compromessa. Ferdinando Salzano di F&P, da questo punto di vista, è stato molto chiaro:
Io credo sia arrivato il momento di alzare la voce, perché non l’abbiamo mai fatto, rispetto al rapporto con le istituzioni. Fino ad oggi abbiamo sempre atteso perché forse c’erano delle situazioni più importanti che andare ad un concerto. Oggi però c’è bisogno di avere una risposta certa entro ottobre. […] L’alternativa è un piano B che però, tengo a sottolineare, speriamo non debba essere attuata. Consiste in un’azione restringente dove la partecipazione (tengo a sottolineare sempre con 100% di capienza e senza distanziamento) verrà assicurata solo per chi abbia avuto il covid oppure chi abbia completato il ciclo vaccinale. Con questo piano ogni evento diventerebbe una sorta di “casa di immunizzati”. Ma rimane un piano B.
Da parte di organizzatori ed artisti (che hanno supportato, numerosi, il progetto) non arrivano soltanto richieste per il governo, ma anche proposte concrete.
Nel manifesto di Salviamo la Musica live sono anche indicate le soluzioni sul banco da parte degli organizzatori, che si impegnano a far rispettare le regole per garantire a tutti concerti sicuri. Il protocollo condiviso sulla sicurezza include:
- ingressi agli spettacoli dal vivo solo con GREEN PASS
- mascherine obbligatorie e controllo temperature per gli show al chiuso
Il sollevamento nasce soprattutto in riferimento a quello che sta accadendo in altri paesi europei (e non) come Danimarca, Belgio, Stati Uniti, Austria, Inghilterra e Israele. Molto interessante, da questo punto di vista, l’intervento di Clemente Zard di Vivo Concerti:
Quest’estate siamo riusciti ad organizzare diversi eventi, tutte le date hanno rispettato il distanziamento, con qualche piccola deroga regionale, come in occasione degli eventi all’Arena di Verona. Io ho la fortuna di lavorare con una band come i Maneskin che questa estate hanno tenuto varie date in diversi festival europei, come il Belgio, dove si sono registrate 25.000 presenze all’aperto senza alcun tipo di distanziamento né mascherine, con il giusto controllo di green pass o del tampone negativo. Non c’è stato alcun tipo di ripercussione in questi paesi a livello di contagi. Quello che noi chiediamo è la possibilità di fare il nostro lavoro, non stiamo chiedendo fantascienza. Stiamo chiedendo qualcosa che avviene in quasi tutti i paesi del mondo, ma non da noi. Noi attendiamo una data. Noi sono due anni che ce ne inventiamo di ogni genere, chiediamo semplicemente di fare il nostro lavoro in sicurezza.
Sarebbe insomma il caso di dare risposta ad un settore in sofferenza (Live Nation, giusto per fare un esempio, in questi mesi ha perso il 99% dei ricavi) da quasi due anni. Il tempo, ormai, è scaduto.