19 Ottobre 2021
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19 Ottobre 2021

Intervista a Luv! giovanissima cantautrice e violinista sarda reduce dal lancio di “Maledetta”

Reduce dal lancio del singolo "Maledetta" abbiamo contattato l'artista per farci raccontare la sua musica

Luv!
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Luv!, nome d’arte di Ludovica Massidda, è una giovanissima artista che arriva da Cagliari. Violinista e autrice, Luv! ci ha raccontato la sua storia, il suo passato e i suoi progetti futuri partendo dal singolo appena lanciato, Maledetta.

Prodotto da Andrea Piraz al Solid Music Studio e distribuito da Ada Music Italy, la ragazza debutta con il singolo Maledetta è uscito lo scorso 8 ottobre su tutte le piattaforme digitali.

Un brano pop caratterizzato da un sound tipico degli anni Ottanta, decade a cui la cantautrice si sente molto affine. Per farcelo raccontare abbiamo realizzato un’intervista con Luv!

Intervista a LUV!

Ciao Luv!, sei una violinista di formazione prima classica, poi jazz e infine elettronica. Quali pensi che siano le migliori qualità di questo strumento, magari nel contesto della musica contemporanea? È stato complicato allontanarsi dal mondo della musica classica? E com’è stato invece approcciarsi a quello dell’elettronica?

Il violino non viene mai sfruttato al massimo delle sue potenzialità, motivo per il quale tanti musicisti cercano e hanno cercato di mostrarne nuove qualità. Io stessa, a circa metà del mio percorso di studi, decisi di entrare in empatia con lo strumento: iniziai a percuotere, strappare, utilizzare i pedali, suonare con tramiti diversi dall’archetto così da capire fino a dove esso potesse arrivare.

Da quel momento sentì l’esigenza di improvvisare, di distanziarmi dalla teoria e della manualità classica per creare una connessione differente, iniziando a suonare con Dj e iscrivendomi in jazz. L’elettronica mi ha sempre affascinato, per cui non è stato difficile approcciarmi a questo genere.

Al giorno d’oggi, posso dire che il violino classico sia stato per me essenziale, in quanto tronco e radici di un grande albero da cui discendono infiniti rami di sonorità esplorate e inesplorate. Non si smette mai di scoprire uno strumento, e la migliore qualità del violino è proprio la sua versatilità.

Da dove nasce la tua passione, nostalgia e ispirazione per gli anni Ottanta?

Ricordo che sin dalla tenera età mio papà, facendomi sedere sulle sue gambe, mi lasciava ascoltare i suoi vinili. Ciò che ascoltavo era la musica degli anni ‘80, fulcro della sua giovinezza, da lui stesso riprodotta in discoteca. Mio padre fu infatti uno dei primi Dj in Sardegna a portare i grandi successi internazionali, che segneranno in maniera indelebile il periodo. La mia nostalgia, passione e ispirazione per quegli anni nasce da lì.

Luv! Maledetta

Raccontaci il tuo singolo d’esordio: da dove nasce l’idea, quanto è stato semplice o difficile realizzare quello che avevi in mente. Hai scritto prima il testo o la musica? Quando hai ascoltato e cosa hai pensato la prima volta che hai sentito il pezzo completo?

Andrea Piraz, il mio produttore (allora semplice amico), mi chiese di scrivere un testo. Non sapendo da dove partire, gli chiesi del tempo, ma nei giorni successivi non ci pensai. Sembra strano, ma fare le pulizie di casa aiuta: la genesi di Maledetta sta nei primi due versi pensati in quel momento.

Mi presentai in studio con due sole frasi, che in 10 minuti diventarono molte di più. Andrea riuscì ad assemblare le parti della canzone perfettamente, dandole l’intenzione che desideravo.

La prima volta che ascoltai Maledetta, mi trovavo in macchina con una delle persone che non sapevo sarebbe diventata poi fondamentale, sia per la mia vita che per il mio progetto: Asya. Alle 23, mi arrivò un file audio da parte di Andrea, che altro non era che la canzone.

Messa a tutto volume in macchina, nonostante il clima estivo, mi lasciò “ibernata”. Avevo mille pensieri in testa, tra cui: “l’ho scritta davvero io?“; forse la mia testa e la mia voce non erano così male come credevo.

Successivamente corsi dal mio braccio destro, senza la quale non avrei potuto realizzare tutto questo. Francesca, emozionata tanto quanto me, credette in me dal primo accordo.

Da quel momento scrivere è diventato naturale.

Com’è il tuo rapporto con i social network? TI ritieni un po’ retrò anche sotto questo aspetto oppure ti senti appartenere alla tua generazione?

Mi ritengo abbastanza retrò sotto questo aspetto. Devo ancora capire tanto dei social e, soprattutto, devo sicuramente imparare a essere più presente, attiva ed espansiva.

Luv! hai un timbro di voce caldo, graffiante e riconoscibile. Trovo che, in qualche maniera, abbia qualcosa di simile con il suono che emette il violino in determinati accordi. Quando e come hai scoperto le potenzialità della tua voce?

Ho scoperto la mia voce da bimba quando era ancora “bianca”. Cantavo in un coro dove c’erano tanti altri bambini che avevano la voce simile alla mia.

Crescendo, divenne poi sempre più rauca ed iniziai a nasconderla. Un giorno, Francesca mi implorò di cantarle la classica canzone che hanno ascoltato e canticchiato tutti almeno una volta nella vita: Hallelujah di Leonard Cohen. Questo accadde davanti a tante persone, ma non mi sentii imbarazzata più di tanto durante il tutto. Una volta finito però mi rinchiusi un’ulteriore volta in me, ripetendomi e dicendo al prossimo che doveva cantare solo chi poteva farlo bene.

Anni dopo, scherzando tra amici, improvvisando su basi prese da YouTube (dove principalmente imitavo Mookie di “Fa la cosa giusta“, film di Spike Lee), capii che mi stavo imponendo troppi limiti. La mia voce non mi era mai piaciuta prima, e solo da un anno ho compreso la sua unicità vedendola come un punto di forza, e non”sbagliata”: è riconoscibile a tutti.

A chi ti ispiri? C’è una canzone che ti rappresenta particolarmente o che avresti voluto scrivere tu?

Le mie ispirazioni sono, per fare alcuni nomi, David Bowie, Kim Carnes, Chaka Khan, Michael Jackson, Madonna, Ultravox, The Cars. Un testo che avrei voluto scrivere è sicuramente “Smalltownbou” dei Bronski Beat, simbolo di coraggio.

Luv!, come vivi la situazione dovuta alla pandemia in relazione alla tua carriera artistica? Come l’hai vissuta, in relazione ai tuoi sogni da ventenne?

La pandemia ha dato la spinta alla mia carriera artistica, dal momento che ho iniziato a scrivere l’anno scorso.

La mia vita da ventenne, essendo abituata a uscire spesso e a suonare in eventi e locali, è stata invece interrotta. Nonostante ciò, dopo qualche mese sono riuscita a trovare un equilibrio e a valorizzare questo tempo libero per focalizzarmi su progetti fino ad allora trascurati. Uno dei significati del mio primo inedito è di non remare sempre nella vita; ogni tanto farebbe bene fermarsi.

La pandemia mi fece smettere di remare in certi aspetti della mia vita, ora ho ripreso a farlo, ma nella mia musica: voglio prendere dal passato per creare il futuro.