Dieci giorni fa si è definitivamente chiusa l’edizione 2021 di Area Sanremo e con essa anche la mia esperienza nel ruolo di garante.
Garante… è una parola che ha un peso, lo senti già nel solo pronunciarla. Ed è anche un ruolo che ha un peso, in realtà maggiore anche di quello che si possa immaginare: comporta responsabilità e, permettetemelo, anche un pizzico di coraggio.
Quando mi è arrivata la proposta di ricoprire questo ruolo dal direttore artistico Massimo Cotto, mi sono preso il mio tempo prima di scegliere. Il suo obiettivo, avendo io in passato spesso criticato, sempre a fin di bene, Area Sanremo, era quello di dimostrarmi come da dentro fosse tutto diverso, più difficile. Il mio restava lo stesso di sempre… capire dove avrei potuto essere più utile agli emergenti, dall’interno o dall’esterno.
Quando ho scelto di accettare e la notizia è stata diffusa, ero conscio delle possibili frecciatine che sarebbero arrivate. Da addetti ai lavori, mai da artisti emergenti, giusto per precisare.
Più e più volte ho letto messaggi con scritto “Ovvio, così sono certi che dall’interno non potrai fare il tuo lavoro ed arrecare danni…”. Una considerazione banale, che sminuiva la mia intelligenza e che soprattutto non teneva conto della mia fama di puntiglioso “rompipalle”, in ogni contesto, situazione e luogo.
Con presunzione ero certo di una cosa… anche per un garante c’è un garante. E in questo caso il mio garante erano i ragazzi stessi e il lavoro fatto, e da loro percepito, negli anni precedenti.
Se li “tradisci” non c’è curriculum che ti possa salvare, prima o dopo cadi.
Determinante nella mia decisione di accettare il ruolo è stato il fatto che a capo della commissione vi era una delle rare figure dell’ambiente musicale che stimo e ritengo integerrima, coraggiosa e onesta: Franco Zanetti. Sapevo che io Franco ci saremmo urlati dietro più e più volte, era inevitabile visto il carattere di entrambi: più fermo e duro per via dell’esperienza il suo, impulsivo e sanguigno il mio. Ma non era importante, l’importante era portare a casa un risultato, ovvero cominciare un percorso di cambiamento ad Area Sanremo che, speriamo, venga portato avanti da chi verrà in futuro.
Determinante il fatto che siano entrati in commissione una figura fresca, al passo con i tempi, professionale e curiosa, come quella di Marta Blumi Tripodi, e Mauro Ermanno Giovanardi che, oltre ad essere un grande artista, ha una sensibilità rara, della quale ci si rendeva conto anche dall’attenzione che aveva nel parlare a distanza con i fonici per permettere ai ragazzi di fare una buona audizione dal punto di vista tecnico.
Chapeu anche al Maestro Vessicchio e a Piero Pelù che si sono aggiunti alla fase finale con molto rispetto verso il lavoro portato avanti fino a quel momento, e con estrema professionalità. A dimostrarlo anche il fatto che Pelù non ha voluto votare 20 artisti come gli altri membri della commissione ma si è preso la responsabilità di fermarsi a 17 scegliendo solo chi realmente per qualche motivo lo aveva convinto.
Diciamo che i presupposti per partire erano buoni. Ed oggi che tutto è finito?
Area Sanremo 2021 diario di un garante
Tutti noi siamo consapevoli, il CDA della Fondazione Orchestra Sinfonica di Sanremo su tutti, che le cose potevano andare anche meglio, che devono necessariamente andare meglio dal punto di vista organizzativo. Nemmeno ricordo le volte che ho percorso i tre piani del Palafiori con Fulvio per risolvere problemi di qualsiasi tipo. Ma va detto anche che questo è stato solo il primo anno di questa nuova gestione, che tutto era nuovo per loro. Sarà il prossimo anno quello decisivo, quello in cui si metterà nero su bianco la bontà di quello che si è iniziato.
Sì, perché qualcosa quest’anno è iniziato. Un processo di rinnovamento per Area Sanremo che forse può essere invisibile ai più, che non passa attraverso proclami nei comunicati stampa, ma di cui gli stessi iscritti, soprattutto i ragazzi che non partecipavano alla manifestazione per la prima volta, si sono accorti e mi hanno dato testimonianza tramite messaggi sui social.
Abbiamo portato a casa un’edizione di Area Sanremo equilibrata, pulita, trasparente. Eh lo so che al Direttore Artistico, Massimo Cotto, che io pronunci questa parola, “trasparente”, non piace. Ma io non ho nessuna intenzione di smettere di farlo perché sono fermamente convinto che negli ultimi anni ad Area Sanremo questa trasparenza sia venuta a mancare.
Negli anni passati alcune gestioni hanno arrecato, e reso parte del DNA di Area Sanremo, due danni evidenti. Danni che abbiamo potuto constatare proprio durante le audizioni.
Cosa è successo e Cosa può ancora cambiare?
PRIMO. Nel passato recente sono stati coinvolti insegnanti e coach di canto sia nelle di selezione che nelle Commissioni di valutazione. Il motivo è semplicemente: l’aumento del numero di iscritti. A loro infatti il compito di portare, da tutte le scuole di canto in cui lavoravano, quanti più ragazzi possibili.
E così la qualità complessiva delle proposte presentate al contest è stato intaccato da questo modus operandi… Area Sanremo 2021 deve lanciare artisti con un progetto delineato che possano prendere parte al Festival di Sanremo e non cantanti o interpreti con brani scritti, firmati e depositati in SIAE dai loro insegnanti che “magari se ne iscrivo 30, uno può darsi pure che ce la fa e faccio il botto”.
SECONDO. Area Sanremo è diventata negli ultimi anni – e questa è sempre una mia opinione ovviamente – da oasi felice per i giovani con un sogno una sorta di isola saccheggiata dai pirati. Produttori, etichette discografiche presenti ogni anno, spesso convinti (e raramente smentiti dai fatti) di avere sempre qualcuno in finale. I messaggi scocciati e infuriati ricevuti dopo la prima fase di selezione da alcuni di questi sul mio cellulare (e sono convinto che il Direttore Artistico ne avrà ricevuti almeno il triplo) ne sono la prova.
Quest’anno il meccanismo si è inceppato. Abbiamo tutelato i ragazzi… abbiamo iniziato a riprenderci quell’oasi. La commissione, come ho già detto in conferenza stampa (e non ho nessun’intenzione di fare passi indietro su questa dichiarazione), ha ricevuto messaggi di raccomandazione. Una volta appurato l’effettivo legame tra chi mandava il messaggio e l’artista, i ragazzi sono stati in qualche modo “penalizzati”… se ci non ci si trovava di fronte ad un talento irrinunciabile con una canzone capolavoro, allora potevamo farne a meno.
Perché ricordiamoci che la raccomandazione, a differenza di quello che mi ha più volte ribadito il patron di un altro importantissimo Contest italiano, non è mai giusta. Non stai segnalando un talento a una casa discografica, lo stai segnalando/raccomandando in un Contest, una gara, legata alla più grande manifestazione della tv di Stato. La raccomandazione non è mai giusta perché fa il bene solo di chi ha qualcuno che ha le conoscenze per farla.
Inoltre, sono fermamente convinto che, se hai un artista valido, con una canzone e un progetto validi, non hai nessun bisogno di segnalarlo: il talento parla da sé. E se non lo fa quello stesso anno, lo farà quello successivo. Il talento trova quasi sempre la sua strada.
Come si ferma il meccanismo delle raccomandazioni/segnalazioni? Facendo capire che genererà l’effetto contrario. Tempo uno o due anni saranno sparite per sempre, non credete?
Gli altri importanti cambiamenti sono arrivati grazie al presidente di Commissione, Franco Zanetti, che ha in primis eliminato la valutazione dei ragazzi tramite voti numerici, un metodo che tende a premiare i mediocri. I ragazzi sono stati valutati in modo più diretto con “sì, no o forse”. E questo ha reso tutto più chiaro e facile, evitando anche interminabili discussioni che avvengono sempre nelle commissioni alla fine dei Contest perché tizio ha un punto più di Caio ma forse merita meno.
Anche il mostrare la discussione in diretta sui social è stato un’ottima idea di Zanetti che, a mio avviso, andrebbe resa ancora più centrale nei prossimi anni.
Qualcuno, sempre attraverso i social, mi ha fatto notare che il produttore X o l’etichetta Y avevano diversi artisti tra i finalisti, episodi che si sono verificati anche negli anni precedenti. E qui vale la pena spendere due parole, perché effettivamente è qualcosa che può destare sospetti, lo farebbe in me in primis.
La risposta è semplice: ci sono produttori o etichette che iscrivono gli artisti e li rappresentano senza pagar loro l’iscrizione, il viaggio, l’alloggio e, addirittura, nemmeno la produzione del brano. In questo modo capirete che tutti noi possiamo presentare anche 20-30 artisti ad Area Sanremo e, a meno che non siano tutti delle schiappe, è statisticamente quasi certo che 2/3 su 400 possano rientrare nei 50 e passa finalisti. Tutto qui.
Su questo mi sento di dire tre cose ai giovani artisti, che poi, ovviamente, saranno liberi di fare quello che vogliono.
Per iscriversi ad Area Sanremo non è necessario avere un’etichetta discografica (almeno fino a quest’anno). Potete averla o potete iscrivervi da soli con i vostri mezzi, sperando di arrivare in finale e di essere notati da qualche etichetta durante le selezioni.
A mio parere, ma non credo solo mio, se è il produttore a cercarvi è lui che deve investire su di voi, che deve credere nel vostro progetto e rischiare. Diverso il discorso se siete voi a cercare il produttore.
Infine… basta comprare canzoni da autori che per lavoro ne scrivono decine e poi cercano di piazzarle. Una canzone, se siete interpreti, deve essere scritta su di voi, cucita sulla vostra storia e la vostra personalità. Che futuro pensate di poter avere nella musica, al di là di una singola canzone, se attorno a voi non c’è un progetto con una sua precisa chiave stilistica?
Detto questo, Area Sanremo 2021 si è chiuso ed io posso garantire (poi ognuno di voi sceglierà quanto peso hanno le mie parole) che si è svolto in maniera esemplare con un solo obiettivo: trovare talenti e canzoni che sul palco di Sanremo giovani, in prima serata su Rai 1, facessero fare bella figura alla manifestazione.
Qualcosa sta cambiando, ora spetta a chi verrà l’anno prossimo, e negli anni futuri, non rendere tutto vano e proseguire su questa strada. Io speriamo che me la cavo, come diceva un vecchio film con Paolo Villaggio.
Ps. Grazie a Fulvio dello staff di Area Sanremo per “l’assurda” immagine di copertina