Fabrizio Moro Sanremo 2022.
Fabrizio Moro è in gara al 72° Festival di Sanremo con il brano Sei tu, singolo che sarà parte dell’album La mia voce, che uscirà in due parti.
La prima parte, in uscita il 4 febbraio, contiene 6 brani inediti, avrà nella tracklist la canzone sanremese. La seconda parte uscirà il prossimo ottobre.
SANREMO 2022 – FABRIZIO MORO – CONFERENZA STAMPA
Sei tu è una dedica a chi ti ha salvato dai mostri della depressione. In questo periodo i ragazzi soffrono di più di ansia e depressione. Da ragazzo ne hai sofferto? Cosa ti aiutava a superare questi momenti?
Sono stato soggetto per tutta la vita a questo stato d’animo. Essendo una persona molto chiusa, sono un anti sociale, mi chiudevo spesso in me stesso, avevo pochissimi amici, ma sono stato molto fortunato perché mi sono sempre riversato nell’arte.
Da quando ho iniziato a suonare la mia prima chitarra, mi sono sentito subito diverso. Ho trovato il modo per comunicare queste cose con la musica, il cinema. Passavo ore e ore a girare per i Blockbuster (nda negozi dove si noleggiavano videocassette e DVD) e nella mia cameretta guardavo film, leggevo libri, ascoltavo musica.
L’amore, l’amore mi ha salvato spesso. Anche in quest’ultimo momento che non sono più adolescente perché, se non fai un percorso, le turbe te le porti dietro. Io ho trovato la mia salvezza nelle persone che ho attorno, i miei figli, la mia ragazza. Questi sono stati due anni molto complicati per tutti. Se non ci fossero state queste persone attorno a me, sarei affogato in una depressione forte. L’amore è la cosa che può salvarci dall’angoscia.
E’ molto importante individuare un sogno. Svegliarti la mattina e sapere quello che devi fare. Io l’ho trovato attraverso la musica. Avere un sogno, una meta da raggiungere per la tua gratificazione personale.
Tu inizi il brano con “tu dai origine a quello che penso”. Cosa dà origine ai tuoi pensieri?
Diverse cose. Le cose fondamentali, la scintilla, in questo momento sono i miei bambini. Da quando sono diventato papà, la mia vita è cambiata in meglio, è diventata più fluida perché mi incastravo in cose non importanti, in problemi paradossalmente semplici da risolvere. Da quando sono diventato papà, invece, sono diventato più equilibrato e sono diventato più forte rispetto a prima.
Ho sempre una fotografia davanti a me quando parlo di questa cosa: mi piace sedermi a capotavola e mi dà forza.
Quando sono salito sul palco dell’Ariston ho pensato a questa immagine e mi ha dato forza: sono un padre e sono il capo di una famiglia. Devo cantare bene!
“Ci vuole una forza incredibile per dire buongiorno”. E’ il pezzo in cui alzi la voce. C’è un aneddoto che ti ha portato a scrivere questo?
Delle volte è difficile spiegare le canzoni. Io quando scrivo spesso non so neanche quello che voglio trasmettere, è come se ci fosse una mano invisibile che mi fa scrivere le cose. Poi, in un momento successivo, le vado a rileggere e faccio come psicoterapia.
Ci sono momenti della vita in cui non riesci a confrontarti con l’umanità e ci vuole una forza incredibile per prendere la vita per il verso giusto.
Spero che questo Festival possa essere una linea di demarcazione con questo periodo di me**a che abbiamo vissuto. Spero che quest’estate si possa tornare a suonare.
Ghiaccio. Il progetto del film lo consideri una parentesi o un’altra modalità per raccontare la tua arte?
Penso sia un punto di partenza nuovo per me. Ho avuto delle sensazioni bellissime: inventare personaggi, colori, fotografie e vedere che tutto questo prende vita, è stata un’esperienza pazzesca. Vedere i due attori trasformarsi in boxer… mio nonno materno era un pugile e mi ricordo che mi svegliava di notte (fregandosene che dovevo andare a scuola) per farmi vedere gli incontri di boxe. Il film è ambientato negli anni ’90 quando la boxe aveva ancora un grande riflettore su di sé.
La tua rabbia è ancora in affitto o sei riuscito a venderla?
A volte la rabbia diventa un’occasione. Ti dai le mazzate sui piedi che fanno male al tuo percorso, devi imparare a canalizzare la rabbia e a indirizzarla nel modo giusto.
Ora, a 46 anni, mi viene da sprigionarla sul palco. Quando penso che non ce la posso fare, mi ricordo da dove vengo mentre prima mi creava frustrazioni che, a volte, hanno rallentato il mio percorso.
Sei tu è l’unica colonna sonora (di Ghiaccio) in gara. Quanto racconta del film e quanto di te?
Nel film c’è un grande riflesso, ci ho messo tanto di me e racconta l’amore delineato come salvezza. Nel film il personaggio principale riesce a salvarsi attraverso l’amore ed è la stessa cosa che è accaduta a me in questo momento della vita.
Era da tanto tempo che volevo scrivere una canzone per un film. Non me l’hanno mai fatto fare e mi sono fatto il film da solo.
Parlaci dell’album.
L’ho chiamato La mia voce perché in questo momento siamo tutti molto confusi, ci sono tanti punti interrogativi che non ci vengono chiariti, soprattutto per la pandemia. La cosa fondamentale è cercare di non abbandonare e non sopprimere la nostra voce interiore.
Tirare fuori la nostra individualità anche quando le risposte sono poche chiare.
Cosa rappresenta per te tornare a Sanremo e che valore ha Uomini Soli che hai scelto per la serata delle cover.
La prima sera ho visto una scena… a parte le polemiche degli addetti ai lavori che lasciano il tempo che trovano… quando ho visto i Meduza suonare e ho visto le persone alzarsi in piedi e ballare con la mascherina, mi sono commosso. Mi è sembrata un po’ una danza nella disperazione. Nonostante stiamo vivendo quest’incubo, la gente ha voglia di alzarsi in piedi e ballare. Mi è arrivata una bella fotografia, le persone hanno voglia di tornare alla normalità. Non di fare cose eccessive, anche di alzarsi in piedi, abbracciarsi e guardarsi negli occhi come se questo fosse stato solo un incubo.
Per questo mi è piaciuta la canzone di Dargen D’Amico perché mi ha dato la stessa sensazione.
Tornare sul palco… sono sensazioni difficili da spiegare… a volte ho paura e mi viene da piangere. Anche durante la canzone. Quello che abbiamo subìto è stato negativamente intenso e tornare sul palco di Sanremo è stata una botta di energia enorme che non so spiegare. A volte sembrava addirittura che non fosse successo niente, che questi due anni fossero stati solo immaginati.
Sento che questa cosa sta sfumando davvero.
Per quanto riguarda Uomini soli. E’ una canzone che mi riporta alla mia adolescenza quando suonavo ai matrimoni e mi chiedevano sempre il bis perché era tra quelle che mi venivano meglio. Ho lasciato la stessa tonalità di Facchinetti e spero mi venga bene.
Quali aspettative avevi su questo festival?
Evito sempre di farmele perché questa è una macchina che incastra i suoi ingranaggi un po’ a caso. Se entro nel loop della classifica e della competitività, divento matto.
Sono contento che ieri sera, con il televoto, sia andata bene, ma non per i numeri, ma per il popolo.
Faccio quello che faccio per essere apprezzato dal popolo.
Impongo la mia personalità e la mia arte attraverso la musica ed è bello che la mia musica arriva forte e chiara alle persone che riescono ad emozionarsi.