Enrico Nascimbeni è uno di quei cantautori talentuosi del panorama musicale italiano che da anni scrive brani per altri e incide dischi, a volte con ottimi risultati, senza però mai riuscire a infrangere quella sottile linea che traccia il confine tra cantautore di nicchia e cantautore noto al grande pubblico.
Inizia la sua carriera dapprima come giornalista di successo grazie alla laurea in Lettere e filosofia e due master, uno in Psicologia l’altro in Giornalismo internazionale. Ma il suo approccio alla musica avviene già ai tempi del liceo quando conosce Roberto Vecchioni con cui collabora in brani tra i quali Vincent e L’ultima notte di un vecchio sporcaccione che Vecchioni presenterà poi durante il Premio Tenco nel 2003.
Dal 2000 decide di tornare a dedicarsi alla musica scrivendo per se stesso ed altri. Tra gli artisti che interpretano suoi brani troviamo Syria, Paola Turci, Tom Waits, Suzanne Vega, Francesco Baccini, Marco Carta e molti altri. Indubbiamente uno dei suoi più grandi successi in qualità di autore è “La rondine” che scrive insieme a Mango, una delle hit dell’estate 2003.
Come cantautore incide 3 LP ad inizio carriera e 6 album dal 2002 al 2011. Due di questi in particolare ottengono un enorme successo nelle vendite in digitale: “Il serpente tonto” che risulta essere il secondo disco più venduto del 2009 e “Uomini sbagliati” che sarà invece il disco più venduto negli store digitali nel 2010. Nonostante questi risultati però la carriera di Enrico non decolla.
Alle prese con la lavorazione del nuovo album, l’artista ha spiazzato il suo pubblico dando l’addio alla musica tramite la sua pagina ufficiale Facebook:
“Oggi per me dopo 40 anni e più è una giornata di merda: LA MUSICA E’ FINITA. Avrei preferito farlo scrivere al mio ufficio stampa ma..lo scrivo io e sappiate che lo sto scrivendo con le lacrime agli occhi e con immenso dolore. Non farò più il nuovo album. Non farò più dischi. Non farò più concerti. La mia musica è finita. I motivi sono vari ed eventuali. E me li tengo per me. Uno solo lo dico pubblicamente: non trovo più né il senso né lo stimolo di scrivere musica e parole e poi cantarle a chi, per chi e perché? I dischi non si vendono più, fare un concerto serio è un’impresa. Non esiste più la differenza tra un professionista e un cazzaro. E da professionista mi fermo qui. Rimane tutto quello che ho fatto e quello quando vi va lo potete ascoltare, comprare o piratare. Fate un po’ come volete. Questo è tutto.
Enrico Nascimbeni“.
Un fulmine a ciel sereno a cui non potevano seguire parole di conforto e solidarietà che non hanno tardato ad arrivare sia dal suo pubblico, che lo esorta a non mollare, sia dagli addetti ai lavori, in primis Alberto Salerno.
Quello che è certo è che lo sfogo di Nascimbeni è lucido, conciso e va diretto al punto: non ci sono più soldi da investire sui dischi ma sopratutto nessuno vuole investire quei pochi soldi che ci sono in un periodo in cui la musica non vende, non genera profitti e non è più ascoltata dalla gente a meno che tu non sia un artista che ha avuto, oltre al talento, un pizzico di fortuna per uscire al momento giusto e consolidare il tuo successo in modo da ammortizzare i danni del continuo crollo delle vendite di dischi che affligge tutti. O a meno che tu non possa contare sul sostegno di un pubblico di giovanissimi che si è affezionato a te, in primo luogo, e alla tua musica, in seconda battuta, dopo mesi di esposizione televisiva.
Lo sfogo amaro di Enrico Nascimbeni non è un caso isolato, già la cantautrice e autrice Mariella Nava stanca dei continui rifiuti al Festival di Sanremo e delle porta chiuse in faccia aveva annunciato nel gennaio del 2011 di voler abbandonare a malincuore il mondo della musica, salvo poi ripensarci e tornare ad incidere dischi.
Per quel che ci concerne tutta la nostra stima e appoggio morale vanno ad Enrico in quanto la sua confessione è pienamente condivisibile: il mondo della musica sopratutto in Italia è al collasso e viene quasi del tutto affidato ai talent show. I dischi non vendono al punto che il mese scorso le vendite del digitale hanno superato quelle dei dischi fisici (e considerando che ad un singolo bastano anche 250 copie per andare primo in classifica, potete trarre da voi le ovvie conclusioni…), gli spazi per la musica live sono sempre meno ed il pubblico che va ai concerti si riversa sugli spettacoli dei “soliti noti”.
Quel che è certo è che lo sfogo parte da Enrico, ma coinvolge moltissimi altri artisti della vecchia guardia o emergenti che siano.
E’ giunto il momento (ma in realtà siamo già in largo ritardo) per pensare a come risolvere il problema ed aiutare musica ed artisti e per questo si rende necessario un intervento diretto del governo italiano.