Nel suo tour Michele Bravi ha spesso alternato momenti di ironia a riflessioni più profonde. Tra queste c’è il ricordo del grande Umberto Bindi, attraverso cui l’artista parla di argomenti ancora oggi importanti da affrontare, come il Coming out.
Dal palco del Festival di Sanremo del ’96 Bindi raccontò come la sua carriera fu messa a dura prova quando, al debutto al Festival nel 1961, la stampa anziché parlare del suo brano, Non mi dire chi sei, parlò dell’anello che portava al mignolo associandola al pettegolezzo, cattivo nel modo in cui veniva lanciato, che fosse omosessuale.
Umberto Bindi era omosessuale, ed era un grande artista che, da quel momento, divenne un problema. Proprio per questo, più di sessant’anni dopo Michele Bravi, ha deciso di ricordare l’artista nei suoi concerti, con la musica, interpretando la sua Odio, e con le parole…
Umberto Bindi è stato uno dei più grandi cantautori della canzone italiana. Tutti quanti amiamo e ricordiamo l’incredibile tradizione musicale che ci ha lasciato. Pochi sanno che la sua storia professionale in realtà è stata una storia estremamente dolorosa. Lui partecipa per la prima volta a Sanremo con un pezzo magnifico, un’esecuzione incredibile.
Lui mentre canta la canzone, durante l’esibizione, indossa al mignolo un piccolo anello. Ecco per colpa di questo piccolo anello inizia un fiume di cattiverie, di pettegolezzi, riguardo al suo orientamento sessuale. Ed è per questo che da quel momento la sua dipartita dalle scene è dolorosamente silenziosa.
“Il cantautore che odia la parola” perché lui non voleva più parlare e sopratutto non voleva che gli altri più parlassero di lui.
Michele Bravi e il valore del coming out
Un ricordo forte e importante anche per il volere del giovane artista di sottolineare quanto è cambiato da allora, e quanto ancora può e deve cambiare…
A me capita molto spesso di pensare a storie come quella di Umberto Bindi e tanti altri, prima e dopo di lui. E cogliere in qualche modo la fortuna che io oggi ho come artista nel 2022 di salire su un palcoscenico e, nonostante un anello alle dita, avere la possibilità di essere ascoltati. Di essere compresi.
Io non ho mai fatto mistero del mio orientamento sessuale durante il mio percorso professionale. Nonostante questo mi è capitato di fare Coming out all’infinito. Ogni disco che usciva, ogni canzone che usciva era un Coming out. Ed è per questo che penso il Coming out sia un fatto politico. Perché non sarà più necessario fare Coming out nel momento in cui le persone smetteranno di stupirsi di un Coming out. Nel momento in cui il Coming out non sarà più motivo di sensazionalismo, di notizia.
Penso a quanta lotta ancora si può fare per permettere ad altri artisti, ad altre persone di godere di libertà che ora nemmeno immaginiamo e che magari tra qualche anno, spero molto presto, potranno essere la quotidianità, la normalità.
Il Coming out è a tutti gli effetti un fatto politico. L’amore è e a tutti gli effetti… non è un atto privato, è un atto pubblico. Io dico sempre questa cosa, che tenere l’amore per sé è un po’ come nascondere le istruzioni di qualcosa. Quando si sa come si ama, quando si ha la possibilità di dire agli altri come si ama è come regalare le istruzioni di qualcosa. E magari qualcuno impara ad amare a sua volta.
Il video con le parole di Michele Bravi è disponibile sul canale TikTok di Netflix Italia.