Niko Pandetta condanna definitiva a quattro anni di carcere.
Dopo le gioie musicali delle scorse settimane, il disco d’oro per il singolo Pistole nella Fendi e quello per l’album Bella vita, oltre agli ottimi risultati nello streaming (vedi qui), arrivano brutte notizie per Niko Pandetta. La Suprema corte ha infatti reso irrevocabile, definendo il ricorso inammissibile, la pena per il rapper neo melodico decisa nell’estate 2021 dalla Corte d’appello.
Niko Pandetta è quindi condannato, pena concordata tra le parti, a 4 anni di carcere.
Il cantante era finito mesi fa nel registro degli indagati per una rissa con sparatoria scoppiata nella primavera scorsa fuori da un club al Porto Etneo dopo uno show in discoteca che era stato bloccato scatenando uno scontro armato tra giovanissimi legati a clan mafiosi.
Tornando al processo appena concluso, nello specifico il reato contestato a Niko Pandetta che lo ha portato alla condanna di quattro anni è quella di spaccio a seguito di indagini su un cartello del narcotraffico.
Diversi gli imputati del processo, tutti condannati con pene tra che vanno dai 4 ai 7 anni di carcere.
Il rapper ha postato nella giornata del 10 ottobre sulla sua pagina Instagram facendo capire che la galera non lo spaventa e che anche dal carcere pubblicherà nuova musica. Una clessidra a simboleggiare che il nuovo disco arriverà presto…
“Sono abituato agli spazi stretti, alle case piccole, alle celle, alla scena italiana.
Quando tornerò là mi porterò il vostro affetto.
Da dentro vi darò nuova musica.
Uscirò e mi vedrete più forte di prima.“
Tra l’altro Niko Pandetta, noto alle cronache anche per essere il nipote del boss Turi Cappello, ha documentato con una foto la sua visita allo zio facendo notare che lo Stato Italiano non solo non permette di toccare i propri parenti ma obbliga anche a coprire i tatuaggi, compresi quelli sul volto:
“QUESTA È L’ITALIA NON SOLO NON TI FANNO TOCCARE IL TUO SANGUE 🩸 SI PERMETTONO ANCHE DI FARTI COPRIRE I TATUAGGI ITALIA PAESE DI MERDA 41 BIS“
Per chi non lo sapesse i tatuaggi vengono coperti dalle forze dell’ordine per evitare che tramite di essi vengano forniti messaggi, anche in codice, ai detenuti.