Il cast del Festival di Sanremo 2023, il quarto con alla direzione artistica Amadeus, ha un detrattore molto importante, un nome che è leggenda nella musica italiana… Mogol.
Il noto paroliere, autore per i più grandi artisti italiani (Lucio Battisti su tutti) nonché Presidente della SIAE (Società Italiana Autori ed Editori), attraverso una serie di dichiarazioni rilasciate all’Adnkronos ha definito quello del 2023 come Il Festival degli Influencer.
Questo il suo discorso:
“Ormai se vuoi entrare al Festival” di Sanremo devi avere un seguito social consistente o devi fare colore e sensazione. Ho visto il cast annunciato da Amadeus e, come prevedevo, è il festival degli influencer. Ci vuole qualcuno che scelga le canzoni sulla base della qualità. Sono hit radiofoniche? Forse anche le playlist delle radio vengono costruite sulla base del seguito social o delle visualizzazioni degli artisti.“
Parole di critica molto forti a cui si aggiunge un auto plauso alla propria scuola, il CET…
“Ora parlerò con il ministro Sangiuliano perché dal Cet, la scuola che ho fondato, escono dei pezzi bellissimi che vale la pena di poter far conoscere e presentare. È importante per la cultura popolare creare degli spazi alternativi al festival.
A Sanremo pensano a quello che può portare in alto gli ascolti tv e le visualizzazioni sui social. E lo capisco. Però poi le canzoni non restano. Mentre quando faccio delle serate con canzoni mie, anche di 40 anni fa, la gente le sa ancora a memoria. Quanto rimangono le canzoni dei festival degli ultimi anni? Io chiedo solo uno spazio alternativo”
Che in Italia ci sia la necessità, lo ripetiamo da anni su questo sito, di dare spazio a tutti i tipi di musica e darlo soprattutto alla musica di artisti emergenti è un dato di fatto. Non possono bastare Sanremo, Amici e X Factor anche perché essendo di base anche programmi tv devono per forza seguire delle logiche anche commerciali e televisive.
Di sicuro la soluzione non possono nemmeno essere le decine e decine, se non centinaia di Contest musicali sparsi per tutta Italia e in cui, in alcuni di essi, la presenza del Maestro Mogol è una costante.
Non possono essere la soluzione perché troppo spesso sono realizzati per ottenere soldi da bandi, per trovare ragazzi da prendere nei proprio roster (magari per poi mandarli a costo zero in un talent sperando nel colpo grosso), per ottenere quote di iscrizioni e molto altro ancora.
Ve lo dice con tutta schiettezza uno che ha partecipato a diversi di questi in qualità di giurato per anni, facendosi le ossa, provando a comprenderli e capire gli scopi di ognuno di essi. Rinunciando a molti e non venendo più chiamato da molti altri che, probabilmente, non accettavano di buon grado che mettessi al primo posto la trasparenza e i benefici reali dei giovani artisti.
Ora chiusa la parentesi concorsi, sperando ci siano idee più valide per valorizzare gli emergenti, torniamo al discorso Sanremo 2023.
Penso onestamente che quello di questo Festival sia un ottimo cast, come del resto anche quelli che Amadeus ha portato all’Ariston negli scorsi anni. Non capisco chi sono questi Influencer presenti a cui fa riferimento Mogol.
Ci sono le grandi voci come Anna Oxa e Giorgia e le nuove leve al femminile della musica italiana, come Elodie e, tra le cantautrici Levante, Ariete e Mara Sattei. E poi i cantautori, giovani e meno giovani, come Gianluca Grignani, Tananai e Ultimo.
E poi ci sono persone che stanno rinnovando la musica italiana senza nulla andare a togliere al passato, dalla penna di Madame a quella di Lazza rapper che, lo ricordiamo, affianca ai suoi testi melodie composte al pianoforte grazie ai suoi studi di musica classica.
Scorrendo il cast con Modà, Articolo 31, Cugini di Campagna, Paola e Chiara, Leo Gassmann, Coma Cose o giovani leve come LDA e Rosa Chemical onestamente noi, che scriviamo di musica ogni giorno, non troviamo la presenza di influencer (Qui il cast completo di Sanremo 2023).
Magari in altre gestioni passate. Del resto persino Baudo (nei suoi Festival non esistevano ancora i social) inseriva nel cast presenze che avevano più appeal televisivo che musicale e in seguito lo hanno fatto un po’ tutti, vedi il trio con Pupo e il Principe di Savoia. Onestamente non ci sembra il caso di Amadeus.
Se poi si etichettano come influencer artisti che non si conoscono o che fanno anche uso dei social, allora questo è un altro discorso.
Il Maestro Mogol ha invece pienamente ragione nel ricordarci che le sue canzoni si cantano ancora oggi dopo 40 anni (per fortuna non brani come Essere una donna di Anna Tatangelo o Un Angelo legato a un palo di Veruska). Succede perché sono sicuramente dei gioielli. Ma succede anche perché sono figlie di un’epoca diversa, ahimè.
Oggi nell’epoca dello streaming è diventato difficilissimo fare in modo che le canzoni, consumate e dimenticate alla velocità della luce, rimangano nel tempo. E questo non avviene sempre per mancanza di qualità, ma proprio per un modo sbagliato di usufruire della musica.
Però le persone ricordano Fai rumore di Diodato, Zitti e buoni dei Måneskin, Ovunque sarai di Irama, Farfalle di Sangiovanni, Brividi di Mahmood e Blanco, Voce di Madame o Amare de La Rappresentante di lista. Le ricorderanno anche tra quarant’anni? Probabilmente sarà difficile ma questo non è colpa delle scelte musicali, spesso azzeccate, di Amadeus. Ma del disinteresse di molti. Anche di chi si è arricchito nell’epoca d’oro, fino alla metà degli anni ’90, con la musica, ignorando quello che stava accadendo intorno.
Per le canzoni di questo Festival di Sanremo 2023 attendiamo di sentirle il prossimo febbraio.