Nella serata del 25 dicembre è andato in onda uno speciale di Alberto Angela sulle bellezze di Milano, città spesso sottovalutata, tra gli artisti che vi hanno preso parte anche Malika Ayane, che ha cantato un pezzo di Memo Remigi, e Adriano Celentano che ha parlato della sua via Gluck, la via in cui è nato e a cui ha dedicato un brano sui cambiamenti che l’uomo ha inflitto all’ambiente, Il ragazzo della via Gluck.
In collegamento telefonico il cantautore ha esordito intonando Azzurro, celebre brano scritto per lui da Paolo Conte, e poi ha iniziato a parlare di un ricordo della sua infanzia legato a Milano…
Via Gluck per me è un po’ come una nostalgia che fatica a rassegnarsi, o forse non vuole rassegnarsi.
Lì c’è il cortile legato ad un mio ricordo d’infanzia. È uno di quei giorni che, forse sarà capitato anche a te, non si dimenticano. L’usanza era quella Foggiana, anche se noi eravamo a Milano, che dopo pranzo bisognava fare il solito riposino. Io naturalmente mi ribellavo ma non c’era verso, per convincermi mia madre mi diceva – Guarda che se non dormi non solo non esci oggi, ma neanche domani.
Avevo, credo, non più di quattro anni, e quel giorno dovevo aver dormito meno del solito. Mi svegliai che saranno state più o meno le quattro del pomeriggio e, mentre mi stropicciavo gli occhi ancora un po’, assonnati, saltai giù dal letto a piedi nudi e, quando aprii l’anta sinistra della porta che dava nel cortile, non ci crederai ma ciò che più di tutto mi colpii fu la bellezza folgorante di un raggio di sole che, approfittando della porta mezza aperta, entrava in casa e come una spada disegnava fulmineo uno spicchio luminoso sul pavimento.
Ma la città è cambiata e Adriano Celentano non ha risparmiato le critiche che del resto sono sempre state parte integrante della sua carriera…
Tu ora sei lì nello stesso cortile ma non so se hai potuto capire perché il cortile è lo stesso ma… ormai è circondato dall’uomo, dall’uomo che non si accontenta più solo di imbruttire, vuole anche bombardare, impiccare i giovani se non si pettinano come vogliono i loro governi, e quel raggio di sole di cui parlavo, si sta raffreddando.
Ma i ricordi e il calore di quel pomeriggio, quelli no. Ma non è facile rassegnarsi.
Il dolore di abbandonare via Gluck è stato grandissimo. Per me è stata una vendetta involontaria contro un destino che poi mi ha portato a raggiungere delle mete che io mai avrei immaginato. Probabilmente se fossi rimasto in via Gluck oggi sarei un idraulico, naturalmente un idraulico rock.
Qui a seguire testo e audio del brano del 1966.
Adriano Celentano Il ragazzo della via Gluck testo e audio
(di Adriano Celentano / Luciano Beretta / Mariano Detto / Michele Del Prete )
Questa è la storia
Di uno di noi
Anche lui nato per caso in via Gluck
In una casa, fuori città
Gente tranquilla, che lavorava
Là dove c’era l’erba ora c’è
Una città
E quella casa in mezzo al verde ormai
Dove sarà
Questo ragazzo della via Gluck
Si divertiva a giocare con me
Ma un giorno disse
Vado in città
E lo diceva mentre piangeva
Io gli domando amico
Non sei contento
Vai finalmente a stare in città
Là troverai le cose che non hai avuto qui
Potrai lavarti in casa senza andar
Giù nel cortile
Mio caro amico, disse
Qui sono nato
In questa strada
Ora lascio il mio cuore
Ma come fai a non capire
È una fortuna, per voi che restate
A piedi nudi a giocare nei prati
Mentre là in centro io respiro il cemento
Ma verrà un giorno che ritornerò
Ancora qui
E sentirò l’amico treno
Che fischia così
“Uah, uah”
Passano gli anni
Ma otto son lunghi
Però quel ragazzo ne ha fatta di strada
Ma non si scorda la sua prima casa
Ora coi soldi lui può comperarla
Torna e non trova gli amici che aveva
Solo case su case
Catrame e cemento
Là dove c’era l’erba ora c’è
Una città, ah
E quella casa in mezzo al verde ormai
Dove sarà, ah
Non so, non so
Perché continuano
A costruire, le case
E non lasciano l’erba
Non lasciano l’erba
Non lasciano l’erba
Non lasciano l’erba
Eh no
Se andiamo avanti così, chissà
Come si farà
Chissà
Chissà
Come si farà