Tra i grandi assenti del Festival di Sanremo 2023, almeno stando a quanto trapelato sino ad oggi, ci potrebbero essere anche degli ospiti che, di anni, ne hanno sì 60, proprio come proposto da Amadeus come requisito per i super ospiti, ma di carriera. Ovvero i Nomadi di Beppe Carletti.
Mancano ancora due settimane all’inizio del Festival e sappiamo già che, tra gli artisti che saliranno sul palco dell’Ariston e di cui sarà omaggiata la storia musicale, ci saranno Al Bano, Massimo Ranieri e i Pooh. Dei Nomadi, invece, sembra che, nonostante gli appelli televisivi di alcuni giornalisti (Marino Bartoletti) e una petizione lanciata dai fan (la trovate qui), non sia prevista la partecipazione.
Un peccato, considerando che proprio nel 2023 la band festeggerà un traguardo di longevità da record a livello mondiale per la musica, ovvero i 60 anni di carriera. Era infatti il 1963 quando il tastierista Beppe Carletti e il cantante Augusto Daolio diedero vita al gruppo che, ad oggi, ha pubblicato 82 dischi e venduto oltre 15 milioni di dischi, un numero che li vede preceduti in Italia solo dai Pooh e dai Ricchi e Poveri.
Oggi la band è formata da Cico Falzone (chitarre e cori dal 1990), Daniele Campani (batteria dal 1990), Massimo Vecchi (basso e voce dal 1998), Sergio Reggioli (violino e voce dal 1998) e Yuri Cilloni (voce (dal 2017). Della formazione originale rimane il solo Beppe Carletti (tastiere, fisarmonica e cori).
Lo sfogo di Danilo Sacco, ex Nomadi per Sanremo 2023
E siccome sembra certo che non sia nei piani di Amadeus rendere omaggio alla loro storia invitando la band, o almeno il solo Beppe Carletti, sul palco del Festival di Sanremo, Danilo Sacco, per 21 anni voce dei Nomadi (dal 1992 al 2012 circa), ha pubblicato un lungo post sui social criticando questa scelta.
Queste le sue parole:
“Sanremo si avvicina. Un altro anno di festa e musica e quant’altro. È un momento (piaccia o non piaccia), topico per la musica stessa proposta dal nostro Paese quindi va bene.
Personalmente, con i Nomadi, ho avuto il piacere di parteciparvi tre volte. Con il professore Roberto Vecchioni (un genio, ma non lo devo dire io) con la dolcissima Irene Fornaciari (grande voce, grande umiltà) e con Gianluca Grignani (uno che, credetemi, le cose le sa scrivere eccome). Ho sempre ricavato belle emozioni ed incontrato parimenti belle persone. Sempre.
Ma quest’anno c’è qualche cosa che mi rode in gola e dato che nessuno lo dice, lo dico io. Mi sarei aspettato un invito per i Nomadi, in virtù di 60 (SESSANTA) anni di storia, musica, lotta, rabbia e dolcezza. Loro non lo dicono per correttezza e classe, ma dato che posso, ripeto, lo dico io che di classe ormai ho smesso di ammantarmi. Non invitare i Nomadi, Beppe (in primis), Daniele, Cico, Massimo, Yuri e Sergio per i loro sessant’anni dopo tutto quello che hanno costruito e dopo tutti i sogni che hanno fatto sognare per tre generazioni…. Beh. È una grande mancanza di rispetto per gente che è cresciuta a pane e ferro per i palchi di mezzo mondo e non ha mai usato l’autotune.
Avete perso una grande occasione. Posso anche non avere competenza tecnica in questo senso ed in definitiva, dopo quarant’anni di palco, ho bisogno di imparare ancora molto. Ma….. Non invitare i Nomadi, ripeto, la trovo una grande mancanza di rispetto. Voi pensate quello che volete. Un abbraccio Myey Adoraty.”
Effettivamente sarebbe bello omaggiare sul palco di Sanremo 2023 una band che, al di à dei gusti personali, ha segnato gran parte della storia musicale italiana cantando brani come Io vagabondo e Dio è morto.
In ogni caso per i più giovani che volessero approfondire la storia della band, qui sotto è possibile vedere una lunga intervista condotta dal nostro Fabio Fiume a Beppe Carletti.