Vinicio Capossela La crociata dei bambini testo e significato del singolo che segna l’atteso ritorno del cantautore.
Fuori dal 24 febbraio il pezzo è prodotto da La Cùpa e sarà pubblicato sull’etichetta Parlophone per Warner Music Italy. Questa canzone è figlia di un’urgenza comunicativa contro tutte le guerre. Un pezzo che arriva ad un anno di distanza dallo scoppio del conflitto in Ucraina.
Vinicio Capossela La crociata dei bambini significato del brano
Il nuovi singolo del cantautore si ispira al poema di Bertolt Brecht “La crociata dei ragazzi“, pubblicato in Italia da Einaudi nel 1959, e affronta il tema della guerra e delle sue conseguenze distruttive sulla cultura e l’innocenza dei bambini.
Il poema di Brecht racconta la storia di un gruppo di ragazzi e adolescenti che cercano di fuggire dalla guerra attraversando macerie e distruzione alla ricerca di una terra di pace. Capossela, a un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, lancia questo brano come il primo di tredici canzoni urgenti che intendono denunciare la violenza e l’orrore delle guerre in tutto il mondo.
La canzone è una ballata contro tutte le guerre che riafferma oggi, “epoca di costante crisi”, lo spirito brechtiano: “l’antimilitarismo, la denuncia della guerra come suprema e più disumana affermazione del Capitale” che ha come vittima principale “l’essenza stessa dell’innocenza, l’infanzia”.
Il singolo è accompagnato da un video poetico realizzato dal noto disegnatore Stefano Ricci, con la collaborazione di Ahmed Ben Nessib, un video che utilizza la tecnica del gesso bianco su carta nera e che è costituito da 4705 immagini, fotografate una per una, senza l’ausilio di tecniche di animazione digitale.
Grafica copertina singolo di Stefano Ricci. Foto di copertina di Jean Philippe Pernot.
Vinicio Capossela La crociata dei bambini testo
Partirono all’alba
in crociata i bambini
Le facce gelate, chi li troverà?
Partirono in fila,
Sepolti di neve
I soli scampati alle bombe
ed ai soldati
Volevan fuggire dagli occhi la guerra,
volevan fuggirla per cielo e per terra
un piccolo capo, la pena nel cuore,
provava a guidarli
e la strada
non sapeva trovare.
Una bambina di undici,
ad una di quattro, come una mamma
portava per mano
ed un piccolo musico, col suo tamburo,
batteva sordo, al timore
di farsi trovare
E poi c’era un cane, ma morto di fame
che per compassione nessuno ammazzò,
e si faceva scuola
tutti alla pari
sillabavan maestri e scolari
P. A. C. E
C’era Fede e Speranza
ma né pane, né carne
non chiamate ladro chi deve rubare,
per dare alle bocche, di cosa mangiare
farina ci vuole
e non solo bontà
Si persero in tondo, nel freddo di neve
nessuno più vivi li poté trovare,
soltanto il cielo, li vede vagare
nel cerchio
dei senza meta
dei senza patria
E cercano insieme una terra di pace
non come quella che hanno lasciato,
senza fuoco e rovina di Colosseo
ed immenso dietro di loro…
diventa il corteo
Il cane nel bosco
fu trovato una sera
al collo portava un cartello con scritto:
qualcuno ci aiuti, abbiam perso la strada
seguite il cane,
e vi prego,
non gli sparate
La scritta infantile, trovò un contadino
ma non la mano che la tracciò
un anno è passato, e nessuno è venuto
il cane soltanto è restato
a morire di fame
Il cane soltanto è restato
e si muore di fame