Nei giorni scorsi Mogol, insieme a Mario Lavezzi, ha presentato l’album Capolavori nascosti (di cui vi parleremo nei prossimi giorni in un articolo dedicato). Durante la conferenza stampa con i giornalisti il Maestro Mogol, fresco di una nuova nomina da parte del governo (vedi qui), non è riuscito a non tornare sulla questione Sanremo ribandendo quanto non sia d’accordo sulla scelte di Amadeus per le canzoni del Festival.
Come sapete il Maestro Mogol già negli scorsi mesi aveva definito i cantanti del Festival di Sanremo 2023 scelti da Amadeus come un “cast di influencer” (vedi qui). Questo volta tutto è partito da uno dei brani contenuti nel disco dal titolo in punta di piedi, Capolavori nascosti.
Il brano in questione, Una storia infinita, è stato scritto da Mogol con Lavezzi e interpretato da quest’ultimo con Cristina Di Pietro. Il pezzo è stato presentato al Festival ma non è stato accettato.
Ovviamente la stampa presente ha fatto il suo lavoro spostando quindi l’attenzione dal disco al Festival e Mogol ha ribadito il suo pensiero: “Una volta chi sceglieva le canzoni era competente“. Lavezzi ha dato manforte dichiarando che c ‘è gente che presenta canzoni inascoltabili e chiedendo ai presenti: “Quante delle canzoni che vediamo oggi in classifica saranno ancora ricordate tra vent’anni?”
Insomma, il pensiero dei due è chiaro. La verità invece sta, come spesso accade nel mezzo. Oggi, nell’epoca della musica liquida, dei singoli lanciati uno a distanza di due mesi al massimo dall’altro, nell’epoca in cui tutto scorre veloce, dai social a Spotify passando per TikTok, non è facile imprimere brani nella memoria collettiva delle persone come lo era negli anni ’60 e ’70.
Va anche detto che anche quando arrivò Tiziano Ferro a inizio dei duemila si dicevano le stesse cose eppure ci sono diversi brani, da Non me lo so spiegare a Sere nere, del cantautore di Latina che vengono ricantate vent’anni dopo.
Nel corso della conferenza stampa i due hanno rilanciato una proposta che di volta in volta torna ma che nessun direttore artistico apprezza (o forse ha il coraggio di mettere in pratica) e di cui Franco Zanetti, direttore di Rockol, è tra i maggiori sostenitori.
Ovvero far tornare il Festival di Sanremo alle origini quando ad essere scelte erano le canzoni e in seguito affidate agli interpreti. In pratica gli editori musicali proporrebbero le canzoni e una commissione selezionerebbe quindi 30/40 da sottoporre al Direttore artistico.
Voi cosa ne pensate di questa proposta di ritorno alle origini e al concetto di Festival della Canzone Italiana? Fatecelo sapere nei commenti sulle nostre pagine social.