Blanco durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo disco, Innamorato, si è lasciato andare con dichiarazioni che faranno discutere, dall’Eurovision all’approccio dei Maneskin nel mondo, fino alla questione autotune con un suo pensiero su quanto detto da Laura Pausini.
Blanco ha terminato la conferenza stampa di presentazione del suo nuovo album Innamorato e ha aperto a tematiche di un certo peso che, quasi certamente, faranno parlare per giorni.
Blanco su l’autotune e le dichiarazione di Laura Pausini
Tra i tanti temi analizzati, gli è stato chiesto un parere su quanto dichiarato da Laura Pausini qualche giorno fa, ospite su Radio Italia, dove ha detto che ormai cantano tutti e che non si prende seriamente questo lavoro, puntando il dito anche sull’uso massiccio dell’autotune.
Blanco non è d’accordo e difende non solo l’uso del mezzo ma anche tutti i suoi colleghi coetanei:
“Usiamo l’autotune come sfumatura, come un colore più moderno. Non sono d’accordo con Laura Pausini, la stimo ma la penso diversamente.
Penso che nella Trap dove si usa molto l’autotune ma a volte gli artisti hanno più cose da dire rispetto a chi non lo usa. Magari le cose che canto io con l’autotune possono trasmettere più emozioni di alcuni colleghi che non lo usano.
Io, per esempio, ascolto più volentieri Sfera Ebbasta. A me da qualcosa in più uno Sfera nei suoi testi rispetto alla Pausini“
Parole che aprono a un dibattito tra due generazioni differenti, non solo anagraficamente ma anche musicalmente e tecnicamente parlando.
Da un lato il nuovo che avanza con la potenza di un uragano, dall’altro la storia della musica italiana nel mondo negli ultimi vent’anni.
Due filosofie opposte, due identità artistiche a confronto che, però, potrebbero trovare dei punti in comune se solo si parlassero a viso aperto e spiegassero le rispettive ragioni.
Per completezza, c’è da dire che Laura Pausini ha anche specificato una cosa molto importante:
“Alcuni cantano e usano l’autotune come strumento, come suono, non perché non sono intonati, infatti poi li vai a sentire e cantano davvero”.
Dunque anche lei riconosce che questo può essere un mezzo che non toglie né aggiunge nulla, se non quella che Blanco definisce una sfumatura.
Eurovision e Måneskin
Il cantante lombardo ha poi aperto al tema della lingua italiana, correlata alla partecipazione all’Eurovision che non è andata esattamente come ci si sarebbe aspettati:
“Sull’Eurovision siamo arrivati stanchi, distrutti e sono successe delle cose spiacevoli. Abbiamo chiesto delle cose che non ci sono state date, come lo spostamento delle prove perché venivamo da dei live. Sapevamo che c’erano degli slot per potere fare la richiesta ma non siamo stati ascoltati.
Lì è stato tutto ‘wow’ ma il lato musicale veniva molto meno, specialmente durante la serata finale. L’Eurovision, in sé, non da tanto. I Måneskin hanno spaccato perché il pezzo spacca, non grazie all’Eurovision.”
Proprio i Maneskin, sono diventati il fulcro del discorso:
“In futuro vorrò fare le cose più in grande e andare all’estero perché credo molto nella musica italiana. Sono rimasto stupito dai Maneskin, per esempio: quando vanno in concerto in giro per il mondo hanno dei fan che cantano le loro canzoni in italiano proprio perché si sono fatti conoscere con i brani in inglese che hanno permesso di portare la musica italiana all’estero”
Il futuro di Blanco, dunque, stando a quanto dichiara si farà fuori dai confini italiani ma solo per una questione logistica. Per tutto il resto sarà sempre preponderante l’uso della lingua madre.
Questo, che per alcuni potrebbe essere un accenno di vena polemica, in realtà va interpretato come un suggerimento. Del resto, i numeri danno ragione a quanto ha detto e cioè che i Maneskin hanno iniziato a raccogliere il meritato successo con Zitti e Buoni e con altri brani cantanti in italiano.
Dall’altro lato, però, è pur vero che i quattro romani sono diventati virali negli States con la cover di Beggin, dunque un pezzo cantato in inglese.
Al netto di tutto, si può evincere che la potenza del testo ha e avrà sempre la precedenza su tutto, indipendentemente dalla lingua in cui viene cantato un brano.