Classe 1989, Giulia Mazzoni è una giovane pianista e compositrice toscana, Pratese per l’esattezza.
E’ stata spesso paragonata ad Allevi, ma lei si è sempre svincolata da questo accostamento e dalle etichette che vorrebbero categorizzare la sua musica. Dopo aver studiato al Conservatorio di Prato, prima, quindi a quello di Milano, la talentuosa musicista il 13 giugno 2013 ha pubblicato il suo disco d’esordio di piano solo.
All Music Italia, dopo l’uscita dell’ultimo singolo estratto, Giocando con i bottoni, title track del progetto discografico, ha avuto il piacere di intervistarla, scoprendo inedite ed interessanti curiosità sul suo mondo e sui suoi gusti musicali.
Il 3 ottobre è uscito il tuo ultimo singolo dal titolo “Giocando con i bottoni”. Nel videoclip della tua ultima composizione, un “mini cartoon”, ti ritroviamo protagonista di un viaggio fiabesco ed onirico, ce ne parli?
Si, nel video diretto da Hermes Mangialardo, sotto forma di cartone animato, intraprendo questo viaggio inseguendo un suono. Inseguendo questo suono vivo delle avventure in un mondo fantastico al di là del tempo, sopra le nuvole, in un certo senso. Il percorso che svolgo nel filmato rispecchia anche il viaggio che faccio ogni volta che mi siedo al pianoforte, e potrebbe essere la metafora della mia vita. Infatti, alla fine del videoclip incontro il pianoforte; anche nella realtà è stato così: ho scoperto il piano seguendo un suono. Ero alle scuole elementari quando ho conosciuto questo strumento musicale, e da allora non ci siamo più lasciati.
Alla fine del video, il tuo alter ego animato suona il pianoforte in un bosco, da dietro gli alberi spuntano delle bambole di pezza, fin quando tu stessa diventi una di loro, adagiata su una poltroncina: qual è il messaggio insito in questa scena?
In un certo senso è un richiamo al mondo dell’infanzia, al mondo della semplicità, cioè quello che ho cercato di ritrovare attraverso la musica e riscoprire in questo album. Un ritorno alla semplicità, alle emozioni e alle piccole cose che ci meravigliavano da bambini.
“Giocando con i bottoni” è anche il titolo del tuo album di debutto che, volendo, potremmo definire un “Gallery fotografica-musicale”, dato che hai sempre affermato che le tracce di questo album sono delle fotografie: facendo una sintesi, cosa racconta il tuo disco?
Beh, è un album che si sviluppa in 14 tracce per pianoforte. E’ un disco che racconta diversi momenti della mia vita e tratta diversi temi: l’infanzia, l’amore, l’amicizia, la morte, l’addio, l’arte. Ogni composizione ha la sua storia, ma essendo musica strumentale i miei ascoltatori sono liberi di viaggiare con la fantasia e di scrivere la propria storia.
Ti devo confessare che ieri sera mi sono addormentato ascoltando il tuo album e sono rimasto particolarmente colpito, forse anche perché si distingue nettamente dal resto dell’opera, da Elefantino di pezza, che tu hai suonato con un pianoforte giocattolo…
Bene – ride – Si si, esatto. Anche questo è un pezzo che richiama il mondo dei bambini, anche a livello timbrico, perché ho usato uno strumento che ha il suono di un carillon, un pianoforte giocattolo, appunto. Quello che ho usato io in Elefantino di pezza era uno per bimbi di 3 anni con 25 tasti, quindi pochissimi. Questo tipo di strumento è stato usato nel ‘900, ma anche da autori contemporanei, come Yan Tiersen o John Cage. Dunque anche io l’ho suonato, pensando potesse essere lo strumento adatto per raccontare l’infanzia, con un suono che risvegliava in me qualcosa di antico.
Hai spesso affermato che per quanto riguarda la musica che fai non ami ricevere etichette, ma il tuo album si rifà sia alla tradizione che alla musica contemporanea; volevo chiederti: per questo tuo primo lavoro discografico ci sono stati artisti contemporanei del pop, del rock o della musica leggera che ti hanno influenzato o ispirato?
Si, sicuramente si. Per questo album ho ascoltato David Bowie, ma devo risponderti che non c’è un’artista in particolare che mi ha totalmente influenzato o ispirato; perché io sono una grande consumatrice ed ascoltatrice di musica, e un po’ tutto quello che ascolto poi ritorna fluidamente nella mia musica. Ascolto veramente di tutto, non ci crederai ma in questo periodo, per esempio, sto ascoltando musica elettronica, techno addirittura; sto cercando nuovi spunti.
Come nasce una composizione della pianista Giulia Mazzoni?
Nasce dalla vita, dalle emozioni che provo nelle esperienze quotidiane. Queste emozioni, queste sensazioni, le incamero dentro di me e poi, dopo un momento di rielaborazione interiore, mi siedo e compongo, con l’obiettivo di non sporcare la purezza di quel sentimento iniziale; la mia è una musica emotiva, non concettuale, non è matematica, il mio è un approccio romantico. Quando scrivo lo faccio solo sul mio pianoforte, non riesco a comporre con un piano qualsiasi. Posseggo 2 pianoforti, uno a casa dei miei genitori (il primo che ho ricevuto) e uno a casa mia, un mezza coda nero, che tengo nel salotto e che utilizzo più frequentemente.
Tornando al tuo album, come sono stati scelti i brani da inserire?
Avevo tantissimi brani, ovviamente, davvero molti. Così, ho fatto da sola una prima scrematura, giungendo da 100 pezzi a 25. Poi insieme al mio produttore Riccardo Vitanza, abbiamo scelto le 15 tracce finali.
Il tuo disco è caratterizzato da sonorità oniriche, conoscendo la tua passione per la musica da film, ti chiedo: in quale film fantasy inseriresti un tuo brano come colonna sonora? E quale composizione sceglieresti?
Sicuramente mi piacerebbe comparire in un film di uno dei miei registi preferiti, ovvero Tim Burton. Ad esempio in Edward mani di forbice. Come pezzo vedrei molto adatto La fabbrica delle illusioni o Frammenti di vetro.
Quest’anno hai anche collaborato con Ylenia Lucisano, cantante emergente che All Music Italia ha seguito nel suo recente percorso musicale e discografico, in un brano del suo ultimo album. Ti piacerebbe travalicare i confini della musica strumentale e scrivere brani di musica leggera, firmando anche il testo?
Beh si, mi piacerebbe, sarebbe una sfida. Ci proverei, e se proprio vedessi di non essere all’altezza mi tirerei indietro, ma dei tentativi li farei.
Parlando di musica ed artisti emergenti, qual è il tuo pensiero sui Talent Show?
Oggi, in un mondo difficile con sempre meno spazi per emergere, credo che i Talent Show siano un canale per far ascoltare un artista e il suo progetto. Certo è un mezzo pericoloso perché può darti immediatamente il successo, ma può anche farti sparire subito dopo.
Quali sono gli artisti italiani che ascolti di più?
Cesare Cremonini, lo seguo dai tempi dei Lunapop e ancora continuo a seguirlo, sono cresciuta con la sua musica. Ascolto, grazie a mio padre, anche molti altri cantautori, come De Andrè o De Gregori. Invece degli artisti di oggi apprezzo Arisa, comunque devo dire che ascolto molto di più musica straniera.
Nell’ambito della musica pop italiana, c’è qualche artista che stimi come pianista?
Ti direi Gualazzi, ma anche lo stesso Cremonini, che ha studiato tanto. In realtà loro nascono come pianisti, poi cantano anche, quindi doppiamente bravi.
Spesso sei stata paragonata ad Allevi, ma hai sempre preso le distanze da queste affermazioni. Esattamente come è successo a lui il tuo debutto discografico ha spaccato i pareri. Su Facebook esiste un gruppo, “fermiamo Giulia Mazzoni”, in cui molto poco velatamente si mettono in discussione le tue doti di esecutrice e compositrice. Vorresti rispondere a queste critiche?
Quando un’artista si espone, presentando un progetto originale, è ovvio che può ricevere sia apprezzamenti che critiche negative. Entrambi servono per crescere e migliorarsi, diciamo che, però, finché restano critiche va benissimo, anzi mi fa piacere riceverle, quando invece diventano offese non mi sento neanche di commentarle.
Quali consigli ti senti di dare ad un’artista emergente che vuole realizzare il suo sogno nel mondo della musica?
Prima di tutto bisogna credere tanto nel proprio progetto e in sé stessi, poi bisogna studiare molto e fare tanta pratica, non bisogna abbattersi davanti alle difficoltà che ci sono in ambito musicale ma che oggi, purtroppo, si riscontrano un po’ in tutti gli ambiti.
Noi di All Music Italia ci divertiamo a fare un giochino, in cui chiediamo agli intervistati di rompere bonariamente il disco dell’artista che paraganoto ad un altro cantante si preferisce di meno. Dunque… a chi rompi il disco?
Faccio una premessa: ci tengo a scusarmi anticipatamente con gli artisti a cui romperò il disco.
Arisa o Elisa? Le ho conosciute entrambe, è molto difficile. Mi piacciono e le stimo tutte e due, dai ad Arisa!
Piero Pelù o Gianna Nannini?
Guarda, Piero ha lo studio dietro casa mia a Firenze, la Nannini.. anche lei è toscana. Loro non si offenderebbero che sono rocker, però lo rompo a Pelù che si offende meno!
Bandabardò o Baustelle? Baustelle
Amoroso o Emma? Alessandra Amoroso.
Rubino o Molinari? Simona Molinari.
Photo di: Alessio Pizzicannella