Gio Evan non ha smesso mai nella sua vita di creare arte e cultura, dalla musica ai libri, e adesso torna con un progetto a 360° che unisce proprio tutti questi aspetti della sua vita.
Il primo passo, quello musicale, è stato Modì a ottobre, seguito a stretto giro da Andy Warhol e da quello che, prossimamente, sarà il nuovo album:
“Cito tanti artisti che neanche li ricordo tutti. Avevo deciso che il mio nuovo lavoro doveva essere così, mettendo insieme tutti questi artisti che rappresentano un archetipo.
Se io devo pensare a uno sguardo bello penso a Modigliani e la canzone Modì è nata perché mi hanno detto che a Milano non ci si guarda più negli occhi.
Ho pensato che per modigliani sarebbe stato facile ritrarli tutti.
Mi è facile associare lo sguardo a Modigliani, l’isolamento a Chezanne, la ribellione a Frida Kahlo. Vado avanti ad associazione di idee”.
Dalla musica ai libri con il nuovo Piccolo Libro delle Grandi Domande:
“E’ nata come una piccola protesta perché in libreria ho trovato un reparto solo con i libri di risposta di tutti i tipi. Addirittura c’era il libro di risposte ‘Chiedilo al gatto’.
Venivo da un lavoro teatrale dove celebravo il dubbio, la domanda e la domandabilità. Per me era essenziale andare a creare un neologismo, appunto la domandabilità, per riuscire a mettere amore anche nelle domande. Dobbiamo imparare a farci delle domande.
Tutto è nato da mio figlio che una volta mi ha raccontato che la maestra gli aveva chiesto ‘tu cosa vuoi fare da grande?’ e io gli ho detto ‘sì, ma tu cosa vuoi fare DI grande?’.
Una preposizione cambia tutto e sviluppa il pensiero laterale. Ho fatto 365 domande, una al giorno per un anno”.
tutta l’arte di gio evan è tornata sui palcoscenici teatrali
Gio Evan unirà poesia, musica, domande e tutto il resto in ogni singola data del suo tour che inizierà a febbraio 2024:
“Penso che arriverà un album in contemporanea con le date teatrali. Sarà uno spettacolo completo non più del tutto improvvisato come tendevo a fare in passato.
Questa volta sto scrivendo una sceneggiatura con le cose che voglio dire, non ci sarà il dialogo con il pubblico e la musica sarà la colonna sonora di vari percorsi narrativi e linguistici.
Non riesco a fare solo una cosa, ho bisogno di essere sempre completo con musica, teatro, poesia e abbiamo trovato un buon collage”.
Torneranno le traduttrici nella lingua dei segni di Guanti Rossi, già protagoniste di tutti i suoi live degli ultimi anni:
“E’ un pensiero che ho sempre avuto perché per me l’arte deve essere accessibile a tutti. Se l’arte è limitante non mi interessa neanche. Per me non esiste l’esclusione.
Sono cresciuto con il mio migliore amico che aveva i genitori sordomuti e quando li vedevo interagire rimanevo ammaliato, da qui ho sempre avuto il pallino e continueremo come facciamo ormai da anni.
Sono contentissimo che poi questa cosa sia esplosa, siamo stati una cassa di risonanza.”
Gio Evan di recente ha partecipato a un evento a Lampedusa per l’anniversario, tragico, della morte di molti naufraghi durante uno degli sbarchi di questi ultimi anni:
“Noi siamo la minoranza, il mio gruppo fa parte della minoranza e di chi si schiera. Lo abbiamo fatto di nuovo a Lampedusa.
A me è stato detto che tantissimi artisti hanno rifiutato di andare per paura di schierarsi e per me è un tentato omicidio all’arte. L’arte è schieramento, tutto prevede una scelta, uno schieramento, qualsiasi scelta è politica e mi dispiace vedere che c’è gente che ha paura di dire da che parte sta.
L’inclusione più grande di oggi è di dire sempre da che parte stiamo ma io non sono un convincente. Chi sceglie di avere paura perché si convince che sballa il proprio tornaconto libero di farlo.
Tempo al tempo, non c’è niente da forzare. Chi non vuole schierarsi è giusto che non lo faccia. Io lo faccio e non mi interessa gridare da che parte sto ma se me lo chiedi te lo dico”.