Sanremo 2024 prove generali per la 74 edizione in partenza domani alle 20:40 su RaiUno.
Ecco il racconto di quello che ho visto e sentito… non sono delle vere e proprie pagelle perchè la gara inizia domani e magari qualcuno si è voluto preservare.
Ieri pomeriggio ho varcato per la prima volta le porte dell’Ariston, un emozionante viaggio nell’anticipazione del Festival di Sanremo 2024. Il teatro, carico di storia e fascino ha dato il via alle mie prime impressioni su brani in gara e performance che sono del tutto personali, un viaggio che magari non tutti condivideranno.
Partiamo subito dalle performance, alcune canzoni si prospettano come presenze fisse in radio. The Kolors con Un ragazzo una ragazza (su TikTok il balletto è d’obbligo), Annalisa con Sinceramente (perfetta per l’Eurovision), e Angelina Mango con La Noia. Tre pezzi completamente diversi ma con l’intenzione di rimanere nelle nostre orecchie. Da precisare che il ritornello dei The Kolors l’ho cantato mentre tornavo a casa, l’unico che ricordavo.
Alcuni artisti hanno scelto di affrontare temi importanti. Dargen D’Amico con Onda alta ha presentato una delle performance più significative, misurata e attenta al contesto attuale, ho paura solo che si perda nel mare dei pezzi “up”. Altri brani, come Casa mia di Ghali e La rabbia non ti basta dei BigMama, affrontano tematiche profonde che meritano ulteriori ascolti, sul primo mi sembra che nel ritmo travolgente si perda un po’ il senso.
Le esibizioni che hanno catturato la mia attenzione includono quelle di Irama con Tu no canzone molto particolari con due tonalità differenti e una bella potenza vocale, Dargen D’Amico Onda alta, Loredana Bertè Pazza (ha ricevuto la standing ovation di tutto il pubblico presente) e Fiorella Mannoia con Mariposa. Mi ha spiazzata Alessandra Amoroso con Fino a qui che ha dimostrato una grande capacità di interpretazione.
Mahmood è una conferma di originalità e talento e con Tuta Gold incassa un nuovo colpo, magari anche strizzando l’occhio a Soldi visto che ha inserito lo stesso suono sul finale.
Tra le piacevoli sorprese, spiccano I Santi Francesi, aggiungendo un nuovo suono rispetto alle trenta canzoni in gara, quello della produzione elettronica che li contraddistingue ma con l’apporto dell’orchestra.
Da tenere sott’occhio: Maninni con il pezzo sanremese doc, Il Volo in una composizione che non ti aspetti, Rose Villain e la sua canzone bipolare, Geolier e la sua veracità.
Emma sorprende con qualcosa di diverso (a me non mi ha accesa ma magari stasera mi ricrederò).
Per il resto ancora non sono molto convinta di molte canzoni ma ho 5 serate per ricredermi.
Sulle performance (spoiler): ci sarà qualche incursione in platea, qualche “alieno” che sbucherà, ballerini che spuntano dalla platea… insomma per chi cerca “la scimmia di Occidentali’s karma” e “la vecchia che balla di Una vita in vacanza” sarà accontentato.
Sono curiosa, invece, di vedere come la mia percezione si evolverà quando passerò alla visione televisiva stasera. Rispetto le divergenze con il nostro critico musicale, consapevole che l’ascolto dal vivo e in cuffia può trasmettere sfumature diverse voglio sottolineare: Irama, con la complessità del suo brano, ha sicuramente emozionato dal vivo, mentre l’Amoroso ha confermato il suo talento vocale.
Il palco di Sanremo è (quasi) pronto per entrare nelle case degli italiani e ospitare una notte di emozioni, sorprese e, inevitabilmente, qualche conferma. Domani sarà una nuova pagina del Festival, e non vedo l’ora di scoprire cosa riserverà.
Vi lascio con qualche riflessione senza nessuna polemica.
Innanzitutto, con trenta esibizioni da assimilare, anche con la massima buona volontà, si forma un ritmo incessante di melodie e immagini che si sovrappongono, creando un collage sonoro nella mente uniforme e con un ritmo da discoteca stile Festivalbar.
Una ulteriore riflessione spontanea è scaturita osservando l’orchestra. La domanda che sorge spontanea è se queste canzoni siano veramente adatte all’accompagnamento orchestrale. Non voglio arrogarmi il ruolo di critica musicale, ma la trasformazione in atto suggerisce la necessità di definire il futuro di Sanremo. Nonostante l’indiscutibile lavoro discografico di questi anni, è legittimo chiedersi quale eredità lascerà questa evoluzione del Festival e cosa dovrebbe essere e rappresentare nella musica Sanremo?
Ai posteri l’ardua sentenza. Io resto in ascolto.