Paolo Belli è in giro per teatri italiani con Pur di far commedia, uno spettacolo che va in scena da due anni e che ancora intrattiene, piace e non accenna a far spegnere i riflettori. L’artista emiliano racconta le mille peripezie e i colpi di scena vissuti in tanti anni di carriera, fra esilaranti provini a musicisti strani, ma geniali, alternando momenti di teatralità, di comicità, di musica a momenti di riflessione. Lo abbiamo incontrato in occasione del suo spettacolo all’Eco Teatro di Milano.
intervista a Paolo Belli
Questo spettacolo gira dal 2022. Ma è realmente sempre lo stesso o è cambiato nel tempo?
Rispetto al debutto è tutta un’altra storia! Ma volutamente! Noi sul palco siamo i primi a divertirci e per non annoiarci, siamo sempre in evoluzione. Dunque sì, è cambiato perché quello che funziona lo teniamo quello che non funziona viene tolto e quindi è un continuo evolversi della situazione, lo vogliamo proprio noi.
Cosa cambiate? le battute, le musiche?
La trama è sempre quella: io cerco dei musicisti per andare a fare un tour. A volte cambiano le battute, a volte cambiano le musiche. Il pubblico viene anche e soprattutto perché non si immagina di vedere una commedia ma viene per ascoltare musica. E così noi quando siamo a Milano, piuttosto che a Roma, piuttosto che a Palermo ci possiamo permettere di fare anche un omaggio proprio al pubblico della città in ci troviamo. A Milano non potevamo non fare Cochi e Renato, così come a Roma non potevamo non fare La società dei Magnaccioni…
Questo per quanto riguarda le cover, invece per quanto riguarda le tue canzoni?
Beh, i successi li devo fare. E sono anche il primo a volerli fare perché sono figli miei e mi piacciono. Li voglio e li devo fare perché il rispetto per il pubblico ci deve essere sempre. Brani come Signorina Mambo e Sotto questo sole sono un classico, sono canzoni che magari i più giovani non sanno di chi sono ma le conoscono tutti e quando una canzone diventa un evergreen non è più proprietà tua, è proprietà del pubblico e quindi è giusto, è rispettoso, ed è assolutamente doveroso farle.
Nel tuo spettacolo elogi la musica suonata dal vivo, il ritmo, le corde che vibrano e spieghi la fatica che si fa a diventare musicisti. Perché senti l’urgenza di dovere sottolineare questa cosa?
Io non ho nulla contro la musica elettronica, mi piace anche e a volte la sfrutto ma la musica suonata dal vivo ti arriva addosso e diventa come un tatuaggio sul cuore: uno che suona un violino molto bene, un sax, una tromba, una batteria molto bene, ti arriva addosso e non ti molla più. Con la musica elettronica questa magia è più complicata. Ma per far sì che questa magia si avveri tu musicista, devi studiare tanto, ma tanto. Quando la musica la suoni, il primo a godere sei tu. E quindi evviva le mamme che portano i figli a scuola di musica. Lo so che è dura, che fai fatica a studiare musica, che è proprio un impegno, però quando poi ogni giorno ti metti a suonare, beh è un godimento che ti arriva forte.
Lo spettacolo, è effettivamente molto leggero, frizzante e dinamico, con grandi risate. In realtà ci sono delle tematiche importanti. Qual è il messaggio che tu e Alberto Di Risio, autore insieme a te e regista, volete realmente comunicare?
Vogliamo comunicare che i sogni sono gratis, che bisogna coltivarli e a volte si avverano però non arrivano così solo per fortuna, arrivano attraverso un grande impegno. Voglio comunicare che io il mio sogno l’ho realizzato e non è quello di essere al primo posto della classifica ma di essere qui a fare questo mestiere da 35 anni. Quello che cerchiamo di raccontare nello spettacolo è che non mi sono mai preso sul serio, ma la musica è il gioco più serio che ci sia.
Quindi devi impegnarti, perché poi fondamentalmente è la metafora della vita. Nella vita ti devi impegnare tanto, perché la vita è una cosa meravigliosa, ma è molto seria, molto complicata. E quello che cerchiamo di dire è proprio questo, che se alla fine tu sei una persona per bene, una persona che studia, che si dà da fare, alla fine ce la fai. Cerchiamo di fare tutto con grande leggerezza, ma sotto sotto stiamo dicendo delle cose importanti.
Durante l’applauso finale e la standing ovation del pubblico, avevi gli occhi lucidi, eri evidentemente emozionato. Cosa ti commuovi ancora dopo 35 anni che calchi i palchi?
Quello è un momento incredibile. Ci sta nell’ordine delle cose che a un certo momento la gente si stanchi oppure che tu non hai più niente da dire. Ci sono tanti motivi per cui la gente non ha più voglia di venire ai tuoi spettacoli dopo tanti anni. Invece la gente viene e a fine serata quasi non vuole andare via. Io da bambino sognavo questo e dopo 35 anni di carriera ho ancora la fortuna di essere qui…
Questo spettacolo all’inizio si chiamava Pur di far musica, poi ha avuto una naturale evoluzione in Pur di far commedia. Potrà cambiare ancora e come?
Noi avevamo già in mente di costruire un nuovo modo di fare spettacolo, ma i teatri si stanno facendo il passaparola e ci sono molte richieste, quindi al momento abbiamo accantonato l’idea di costruire un nuovo spettacolo perché questo funziona, ha ancora tanto da dare, i teatri in Italia sono tanti, il pubblico è tanto, E quindi è giusto che si vada avanti così. Però, come ti ho detto prima, noi ogni volta lo cambiamo.
Tu fai televisione, fai concerti e fai anche questo spettacolo: quando ti riposi?
Non ho bisogno di riposarmi. Non mi stanco, faccio un lavoro talmente figo! Quando la gente, si diverte, ride, si alza e fa la standing ovation, beh, mi ributta dentro tutta l’energia che mi serve per la sera dopo. Quindi quando è che mi riposo? Mai.
Oltretutto quando non sei sul palco, pedali!
Bravissima, esatto. Fai una cosa che ti piace e non lavorerai per tutta vita.
Prossime date del Tour “Pur di far commedia”:
3 aprile – Teatro Celebrazioni di Bologna
5 aprile – Teatro Olimpico di Roma
11 aprile – Teatro L’Agorà di Carate Brianza (MB)
12 aprile – Teatro Municipale di Casale Monferrato (AL)
Il calendario completo, in aggiornamento, è disponibile sul www.paolobelli.it e su www.pbproduzioni.it