MYSS KETA è tornata in grande stile con il nuovo singolo “Vogliono Essere Me” (qui la nostra recensione), dopo un’assenza di un anno e un periodo di ricerca che ha dato forma al suo nuovo percorso artistico.
La regina di Porta Venezia ci ha da sempre abituati a brani che vanno oltre testo e musica, realizzando vere e proprie rappresentazioni artistiche a 360°. Questo singolo non fa eccezione.
Durante la presentazione ufficiale, MYSS è stata invitata a distendersi su un mini-letto o divanetto, poi coperta da una tavola imbandita con pietanze dolci e salate. A turno, ognuno dei presenti poteva “prendere un pezzo di MYSS e mangiarla”, come lei stessa ha più volte ribadito agli avventori.
Questa scena meta-narrativa mirava a trasmettere il senso del brano, già evidente dal titolo: tutti vogliono essere MYSS KETA, ma l’unico modo è “prendere letteralmente un pezzo di lei”.
Myss Keta Vogliono essere me
Il brano intende anche affrontare un tema spesso trascurato: gli artisti di oggi vengono consumati e sfruttati, trasformati in prodotti commerciali piuttosto che riconosciuti per la loro arte.
Un concetto simile è stato esplorato in passato: da Katy Perry con Bon Appétit (2017) e, in Italia, da Levante con Canzone D’Estate (2023). Nell’arte, questo tema affonda le radici in Rhythm 0 di Marina Abramović (1974), una delle performance più emblematiche dell’artista. Durante questa rappresentazione a Napoli, Abramović si offrì come oggetto passivo, lasciando al pubblico 72 oggetti da utilizzare su di lei, alcuni innocui e altri potenzialmente letali.
La performance, durata sei ore, dimostrò fino a che punto il pubblico poteva spingersi quando aveva il pieno controllo su una “donna-oggetto”. Al termine, quando Abramović ritornò “donna”, la reazione del pubblico fu di fuga, incapace di sostenere la realtà del confronto.
MYSS KETA ha rielaborato questo concetto, rendendolo fruibile in musica e suggerendo quanto, oggi, l’industria musicale sia cambiata e, per certi aspetti, deteriorata.