Donatella Rettore – Antidiva Putiferio Alla vigilia dell’uscita del suo nuovo album, Donatella Rettore ci accoglie con la sua consueta ironia e schiettezza. Icona della musica italiana, capace di anticipare i tempi e di sfidare le convenzioni, Rettore torna con un disco che mescola sonorità contemporanee, collaborazioni con giovani artisti e quella verve inconfondibile che l’ha sempre contraddistinta.
A luglio scorso avevamo realizzato un’intervista in occasione del suo singolo Il senso del pericolo.
In questa intervista ci racconta la genesi di un lavoro che definisce “un cubo di Rubik“, i legami artistici che l’hanno ispirata e il rapporto con le nuove generazioni, mantenendo sempre fede alla sua idea di musica come strumento di libertà e creatività. Tra provocazioni, riflessioni sulla società di oggi e l’energia che da sempre caratterizza il suo percorso, Donatella Rettore si conferma antidiva per eccellenza, capace di parlare al passato, al presente e al futuro della musica.
Entriamo nel vivo di questa chiacchierata ricca di spunti interessanti.
A luglio ci avevi anticipato che il nuovo disco sarebbe stato come guidare una Ferrari. Ascoltandolo, effettivamente emerge questa velocità nei ritmi, molto da discoteca, con casse dritte e intensità. Come mai hai scelto di inserire brani già usciti, come Chimica, Faccio da me, Ventilatore che fanno parte di un altro percorso?
Fanno parte degli ultimi tre anni della mia storia, gli stessi anni in cui ho lavorato a questo progetto. È un disco tecnologico, a basso costo ma di grande impatto. È bello da ascoltare e spero non si perda tra i tanti dischi che escono continuamente, perché non se lo merita.
Parliamo di Ventilatore di Marta Tenaglia È un brano molto intenso. Cosa ti ha colpito nel momento in cui l’hai ascoltato per la prima volta?
La prima volta che l’ho sentito mi ha catturato l’anima. È una parte di me. Quando scopro che giovani artisti mi conoscono, mi sembra di riscoprirmi attraverso di loro.
Hai collaborato con artisti della nuova generazione come Ditonellapiaga, Beatrice Quinta, Marta Tenaglia, BigMama e Tancredi. È un modo per lasciare un’eredità artistica?
Sì, perché la mia generazione aveva un senso di gruppo, ci aiutavamo a vicenda. Oggi c’è più rabbia e meno dialogo. Con questi giovani voglio seminare, non distruggere, e suggerire qualcosa che sia fruttuoso.
Nei tuoi testi hai sempre avuto una vena provocatoria e ironica. Come pensi che questa caratteristica si sia evoluta nel tempo?
Io non ho mai voluto provocare, ma solo dire ciò che pensavo. Non cercavo scandali, ma cercavo di muovere le acque. Ora come allora, voglio suggerire qualcosa di mio, senza distruggere. Io non provoco, semino.
Il titolo Antidiva Putiferio è una dichiarazione forte. Cosa rappresenta per te essere un’antidiva?
Essere una persona normale che rispetta le regole, anche se a volte sono pesanti. Però voglio continuare a mantenere il mio pensiero libero, senza museruola né camicia di forza.
Hai definito questo disco un “cubo di Rubik”. Puoi spiegarlo meglio?
Il disco contiene tutti i colori possibili. La vita è a colori, non in bianco e nero. Ci sono il colore del sangue e della polvere da sparo, purtroppo. È un film a colori.
Qual è il tuo rapporto con i social? Come vivi questa realtà?
Non chiudo mai completamente la porta. Li guardo con curiosità, ma non mi fido ciecamente. Preferisco vivere la vita reale prima di quella virtuale. Ho solo Facebook, Instagram è troppo per me.
Come vedi il futuro della tua carriera?
Ho già nuove idee, ma voglio vedere come il pubblico accoglierà questo disco. La musica è importante, eleva, rilassa, coinvolge. Voglio che chi ascolta trovi qualcosa nei miei testi e si senta ispirato.
Non ci resta che augurarvi buon ascolto.
Foto di Virginia Bettoja