9 Gennaio 2025
di Direttore Editoriale
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9 Gennaio 2025

Le riflessioni de Il Solito Dandy sulla musica di oggi: “La discografia è un mondo di plastica” (come cantava Grignani 30 anni fa)

Tra pressioni sugli artisti e realtà discografica, il cantautore descrive un’industria ricca di numeri ma povera di umanità

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La musica è un posto bellissimo. Ed è fatta di persone. Essere umani. Con gioie, lacrime e sudore…
È con queste parole che Il Solito Dandy, cantautore torinese classe 1993 noto al grande pubblico per la sua partecipazione a X Factor, esprime una profonda riflessione sul panorama musicale attuale e sulla discografia.

Una riflessione che, senza mezzi termini, pone sotto i riflettori le contraddizioni del sistema discografico e l’impatto che questo ha sugli artisti.

Tra i suoi pensieri più recenti, condivisi sui social, Fabrizio Longobardi, in arte Il Solito Dandy, ha preso spunto dalle notizie sul periodo di stacco volontario dai riflettori di Angelina Mango, per un’attenta critica verso una discografia che “sta creando un mondo di plastica”.

Quelle tre parole – mondo di plastica – ci hanno inevitabilmente riportato indietro di quasi trent’anni.

1996: Gianluca grignani e la sua fabbrica di plastica

Era il 1996 quando Gianluca Grignani, reduce da un disco d’esordio da record (Destinazione paradiso, oltre un milione e mezzo di copie fisiche vendute nel mondo), sentendosi stritolato da pubblico e discografia, si ribellava al sistema con un album di rottura: La Fabbrica di plastica.

Ho provato ad essere come tu mi vuoi
Tanto che sai in fondo cambierei
Ma son fatto troppo, troppo a modo mio
Prova ad esser tu quel che non sei!

Cantava così Grignani nel singolo omonimo. La sua voce su un tappeto di chitarre distorte, volutamente più vicine ai Radiohead che alle melodie del suo primo disco, urlava forte il concetto:

Io vengo dalla fabbrica di plastica
Dove mi hanno ben confezionato
Ma non sono esattamente uscito
Un prodotto ben plastificato.

Parole che, insieme a un video angosciante ispirato ad Arancia Meccanica, denunciavano un’industria musicale soffocante.

Era il 1996. Oggi, quasi trent’anni dopo, Il Solito Dandy racconta una realtà discografica che non è cambiata. Anzi, con l’avvento dei social e delle piattaforme digitali, è diventata una trappola ancor più letale.

2025: Le parole de Il Solito Dandy sulla discografia

Nelle sue storie, Il Solito Dandy denuncia con forza i ritmi e le pressioni che gli artisti devono affrontare:

Cara mia discografia, stai creando un mondo di plastica dove è il contenitore a vincere sul contenuto e non si sta vedendo che, a forza di togliere acqua dalle bottigliette, la gente ha sete.

Ci ritroviamo nella situazione dove una vincitrice di Sanremo è costretta ad abbandonare la scena per curare sé stessa a causa di ritmi, pressioni e obiettivi dettati da un mercato. Non è l’unica. Questo vuol dire che il sistema non è sano e questa cosa deve cambiare.

Un messaggio che sottolinea come, pur essendo un settore che “funziona” a livello industriale, i costi umani siano troppo alti. Dopo Sanremo 2023, anche Sangiovanni aveva raccontato un’esperienza simile. Il Solito Dandy continua:

Purtroppo il mondo della musica sta ‘funzionando’ sempre peggio. E non lo dico per i numeri, gli streams e gli ascolti, perché a livello di industria sembra tutto funzionare. Ma parlo a livello umano.

Il cantautore paragona la discografia a un allevamento intensivo, dove gli artisti vengono sfruttati fino al limite:

La discografia attuale è sempre più simile ad un allevamento intensivo ed i musicisti ne patiscono con la salute, non diversamente da tanti animali che vediamo crollare e non reggersi sulle proprie gambe. Per poi essere ancora di più additati come deboli e inutili, quasi come se la fragilità o la richiesta di aiuto fosse motivo ancora di più di emarginazione.

Un’immagine forte e dolorosa che racconta un sistema spietato. Nonostante la durezza delle sue critiche, Il Solito Dandy chiude con un appello alla sensibilità:

Capisco tante cose, ma in questo mondo indifferente ed egoista RESTIAMO UMANI.

A chiudere questa serie di riflessioni su Instagram, uno dei brani contenuti nel suo ultimo disco, Sesinepà. Il pezzo si intitola Cara mia discografia, un titolo che lascia poco spazio all’immaginazione.

Ovviamente vi invitiamo ad ascoltarlo, ma anche a riflettere sul messaggio che Il Solito Dandy lancia al mondo della musica e, indirettamente, a noi: il pubblico. Perché solo cambiando il nostro modo di vivere la musica possiamo sperare in un futuro più umano, anche per gli artisti.