9 Aprile 2014
di Direttore Editoriale
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9 Aprile 2014

NEW GENERATION: INTERVISTA A DIODATO

All Music Italia ha intervistato Diodato, una delle nuove proposte di Sanremo 2014... Primo per il televoto e apprezzatissimo dalla sala stampa.

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Lo abbiamo conosciuto nell’ultima edizione del Festival di Sanremo, sezione Nuove Proposte, dove ha conquistato un meritato secondo posto, dietro solo all’imbattibile Rocco Hunt. E’ Antonio Diodato, siciliano con un padrino artistico d’eccezione: Roy Paci.

L’amore per la musica nasce precocemente, dallo studio di violino e chitarra alla formazione di una band, fino a un viaggio in Svezia a contatto con nuovi mondi e stili musicali e il ritorno in Italia dove fra matrimoni, un EP autoprodotto e tanta gavetta live si snodano le vicende musicali di Diodato. Finalmente nel 2013 l’uscita del primo album “E forse sono pazzo“, ripubblicato in occasione del Festival con il brano Babilonia.

Noi di All Music Italia lo abbiamo raggiunto per scoprire passioni, aneddoti e pensieri.

INTERVISTA A DIODATO

Il tuo colpo di fulmine per la musica arriva in adolescenza con il disco “The Wall” dei Pink Floyd ricevuto in regalo in cassetta da tuo zio “Hulk” a cui poi sono seguiti Battisti, i cantautori italiani e i Beatles. Chi tra tutti questi o quale disco senti aver influenzato maggiormente il tuo modo di far musica?

Non saprei. Non c’è un gruppo o un disco in particolare. Il modo in cui faccio musica deriva dalla voglia di comunicare e condividere. È forse questa esigenza che influenza maggiormente la mia attitudine.

Ci racconti l’aneddoto di quando suonavi ai matrimoni? Personalmente l’ho trovato molto divertente…

È stato il mio ultimo matrimonio. Lo avevo deciso precedentemente all’evento e comunicato alla band. Era quindi una serata speciale in cui ci siamo divertiti molto. 
Ad un certo punto però uno degli invitati ha iniziato a farci domande strane e aiutato dall’alcool ha cominciato ad inveire contro di noi. Mi sono permesso di dirgli “Ma che c***o vuoi?” e lui mi ha spinto via con violenza. A quel punto è intervenuto il bassista e i due si sono azzuffati. È finita con l’invitato con il naso rotto e la sposa con il bouquet in ginocchio che piangeva. Con i matrimoni non si scherza.

Le tue prime esperienze musicali serie cominciano dopo l’incontro con il bassista Danilo Bigioni al Lian Club (per chi non lo sapesse è un locale molto piccolo a Roma dove si suona musica dal vivo e dove non è raro vedere tra il pubblico artisti come Niccolò Fabi, Roberto Angelini, Mauro Di Maggio e molti altri e in cui tra artisti conosciuti o meno nascono spesso delle vere e proprie jam session improvvisate), con lui incidi il tuo primo EP nel 2007. Che ricordo hai di quel disco?

Un bel ricordo. È stato un disco che mi ha permesso di suonare tanto dal vivo e questo mi ha permesso di maturare.

Nel corso degli anni hai partecipato con dei consistenti sacrifici economici a parecchi concorsi, da Musicultura al Premio De André. Quanto ti sono serviti e soprattutto da artista che alla fine ce l’ha fatta ad approdare al palco più ambito d’Italia, quello del Festival, hai dei consigli da dare ai giovani che intraprendono questa strada? Quali tra questi concorsi consideri una tappa obbligata?

Non credo che ci siano tappe obbligate. Ci sono sicuramente festival e concorsi che possono dare un po’ più di visibilità ma il consiglio che mi sentirei di dare è quello di provare a crearsi un pubblico pian piano con i live anche in club piccoli.

Sanremo. Cinque giorni in cui l’Italia, almeno quella dei media, si ferma e rimane incollata alle vicende musicali e di spettacolo che prendono vita sulla riviera ligure. Ora che l’hai vissuto in prima persona, cos’è Sanremo?

In quei cinque giorni è un caos abbastanza divertente. Ci sono dei video online su Diodato TV, il mio canale Youtube, in cui abbiamo cercato di raccontarlo. In uno di quei video ci sono anche riflessioni un po’ più profonde. Sono felice d’averla vissuta dopo un percorso abbastanza lungo, mi ha permesso di dare il giusto peso a ciò che mi stava succedendo.

Torni dall’Ariston da “vincitore morale” delle Nuove proposte, primo per il televoto dopo la tua prima uscita, apprezzatissimo dalla sala stampa in finale, hai chiuso al secondo posto dietro al “carro armato” Rocco Hunt.
Tira le somme di quest’esperienza. Con quali dei tuoi colleghi di avventura di sei sentito più in sintonia?

È stata un’esperienza meravigliosa, soprattutto dal punto di vasta umano. L’ho voluta vivere con tutte quelle persone e professionalità che in questi anni mi hanno seguito e supportato. Questo mi ha permesso di sentirmi a casa anche nella babilonia sanremese. Devo dire che anche tutto lo staff del festival era davvero molto carino e ci ha permesso di vivere al meglio questa esperienza. Credo oltretutto che sia stato un festival con un ottimo livello qualitativo nella proposta musicale e che ha avuto il merito di mettere sotto i riflettori progetti di spessore che girano e fanno musica da molti anni ma ancora non molto conosciuti dal grande pubblico. Tra le nuove proposte ho legato molto con Filippo Graziani, Zibba, The Niro e Rocco Hunt.

C’è un pezzo della storia del Festival a cui leghi un particolare aneddoto della tua vita?


Certo, l’ultimo Festival. Rufus canta “Across The Universe” ed io, i musicisti della mia band che erano con me ed il produttore del mio disco Daniele Tortora ci abbracciamo dietro le quinte e cantiamo con lui con le lacrime agli occhi. È stato un momento magico, poesia.

Parlando del tuo disco, “E forse sono pazzo”, ascoltando più volte ho avuto la sensazione molto forte di ritrovare in te l’attitudine musicale del primo Grignani, artista che conosco molto bene avendoci lavorato per svariati anni, precisamente quello a cavallo tra “Destinazione paradiso” e La Fabbrica di plastica”. Conosci la sua musica e soprattutto il disco La fabbrica di plastica” disco volutamente ispirato ai Radiohead? Se sì, avverti anche tu un attitudine musicale simile alla sua?

Non lo conosco molto bene musicalmente quindi non saprei. Hai nominato però i Radiohead, band che amo molto, quindi questi richiami che senti potrebbero essere dovuti a degli ascolti comuni.

E forse sono pazzo” è una delle canzoni più intense dell’intero album. Chi è che ti fa sentire pazzo? Un amore tormentato?


I compromessi, i silenzi, le convinzioni all’interno di un rapporto. È un viaggio in cui si ha spesso la sensazione di allontanarsi involontariamente da ciò che si è e che si vuole veramente. La rabbia e lo stupore dinnanzi a tale impotenza piantano il seme di una follia in cui si finisce col riconoscersi.

Nel ritornello del brano di Sanremo canti “Babilonia”. Cosa rappresenta per te Babilonia? Forse il caos derivato da una persona che appare e scompare a piacimento nella tua vita?


Capita a tutti noi talvolta di avere una sorta di caos interiore che può derivare da tantissimi fattori. Questo caos è spesso accompagnato da una sorta di incomunicabilità , incapacità di esprimerlo, comunicarlo a chi ci sta vicino e diviene una sorta di gabbia, prigione dell’anima. Le grandi passioni umane però, pur creando squilibri, possono aiutarci a superare quei momenti, a tornare liberi, anche solo per un attimo.

Alla fine delle interviste ci piace sempre proporre un gioco assolutamente ironico, il “rompi cd” (funziona come il gioco della torre), vista l’esperienza sanremese facciamo un “rompi Sanremo” scegli chi “tenere su”:

Fabio Fazio o Luciana Littizzetto? 
Fabio Fazio.
Arisa o Rocco Hunt? 
Rocco Hunt.
The Niro o Zibba? 
Caspita… The Niro, lo conosco da un po’ più di tempo.
Paolo Nutini o Rufus Wainwright?
 Paolo Nutini.
Claudio Baglioni o Cat Stevens? 
Cat Stevens.

Di Seguito il videoclip di “Ubriaco” precedente singolo di Diodato.

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