Pochi giorni ci separano dall’inizio del Festival di Sanremo e All Music Italia continua il suo viaggio alla scoperta delle Nuove Proposte in gara: dopo Kaligola, Chanty, Amara, Enrico Nigiotti e i kuTso, è questa la volta dell’intervista con l’affascinante Serena Brancale, che parteciperà alla grande kermesse col brano Galleggiare (prodotto da Michele Torpedine e Bruno Tibaldi), terza traccia dell’album omonimo in uscita questa settimana per Warner Music.
Ecco la copertina e la tracklist completa.
01. Solo in una
02. Tabù
03. Galleggiare
04. Grano e vento
05. Frida
06. La mia anima
07. Aria
08. Il gusto delle cose
09. Galleggiare Sanremo Version
Ma chi è Serena Brancale? Nata a Bari il 4 maggio 1989 in una famiglia di musicisti, una Serena ancora bambina iniziava a esprimersi al pianoforte e parallelamente intraprendeva lo studio del violino all’età di 10 anni: la musica era per lei una compagna di viaggio, un’alleata. Divenuta più grande, la promettente ragazza si iscrive al Conservatorio di Bari, dove segue le lezioni di canto e matura un proprio gusto musicale; a 16 anni è voce ufficiale di Radio Bari e ne registra i gingle. Successivamente inizia a esibire il suo talento nei live, dentro e fuori la Puglia, accompagnandosi con una tastiera a tracolla e una batteria elettronica: saranno numerose le sue partecipazioni a manifestazioni, festival – vedi recentemente il Premio ArgoJazz 2014 in Basilicata e il Premio Cuore Valentino 2014 in Calabria – e ancora eventi dal vivo in storici jazz club, quali il Bravo Cafè di Bologna o l’ Alexander Platz di Roma.
Cresciuta con gli ascolti di Rachmaninov e Stevie Wonder, Serena Brancale esprime col disco Galleggiare quello che è ora il suo mondo sonoro, rivolto alla grande tradizione afro americana e alle sue tinte jazz e soul. Ma molto di più potrete comprendere della musica e della cifra artistica di questa giovane cantautrice pugliese, se leggerete la bella intervista telefonica che Serena ci ha da poco rilasciato e che troverete trascritta integralmente, a seguito di questo seducente scatto rubato al servizio fotografico per l’album. Buona lettura!
Ciao Serena, benvenuta su All Music Italia!
La tua musica è scura e internazionale, ma hai scelto di debuttare con un album tutto in italiano.
Come mai?
Grazie! In effetti a me piace molto cantare in inglese e in americano, prendo spunto dalla tradizione della black music, così il mio esperimento è stato trovare, con questa produzione, un punto d’incontro fra le sonorità americane e i miei testi in italiano. Di certo, un modello di riferimento è stato ed è per me Pino Daniele, col suo modo di comporre molto vicino a quel mondo musicale d’oltreoceano.
Il disco si intitola Galleggiare, proprio come il brano che ci farai ascoltare a Sanremo.
Sì, questo debutto raccoglie tutti i generi e le passioni che si incrociano nella mia piccola personalità artistica, ancora in crescita, non a caso ci troverete pezzi più recenti e altri più datati, che ho scritto qualche anno fa.
Alcuni brani strizzano l’occhio al jazz; non mancano poi le ballad, La mia anima e Galleggiare, gli unici brani lenti presenti nell’album. In particolare, La mia anima è dedicata a mio nonno, il quale è stato fondamentale per la mia nascita artistica: mi ha fatto comprendere che la musica avrebbe dovuto essere lo scopo principale della mia vita, senza restare una mera passione.
Non solo interprete, ma anche autrice. Sei in controtendenza!
Sì, mi piace scrivere, l’ho sempre fatto e i nuovi brani portano la mia firma, anche se in tre tracce ho collaborato col mio batterista Mimmo Campanale. La scrittura è un’attitudine che ho iniziato a coltivare con maggiore dedizione intorno ai vent’anni: andavo in camera di mia sorella e mi sedevo al piano, nel tempo ho preso coraggio e ho fatto sentire le mie composizioni a chi mi era vicino, per raccogliere pareri.
Arriva prima la musica o le parole?
Questa è una bella domanda! Spesso scrivo perché ho un ritmo in testa e voglio realizzare un brano con quel ritmo; altre volte capita invece, di voler dedicare una canzone e lì inevitabilmente parti dal testo; altre ancora, ti senti ispirata da una cantante che ti emoziona e vuoi prenderle l’essenza, quelle tre note che ti suggerisce la sua cifra artistica, lo fai per avvicinarti al suo mondo.
Ci sono momenti in cui sono molto produttiva, tante cose le tengo nel cassetto in attesa che arrivi l’occasione di farle ascoltare; di contro, in questi giorni non sto scrivendo nulla. E come potrei… i preparativi per il Festival, le prove, mille pensieri: nell’aria c’è tanta felicità e al contempo tanta attesa, non ho l’animo disteso per poter comporre.
Nel brano Tabù diventi una donna fiera, che pensa al maschile e non teme le smagliature sul corpo. Canti: «Amo aver paura, capovolgere le cose, farle mie».
Tabù l’ho scritto di getto, sai capita pure questo: appunti delle frasi, piccoli pensieri, e da lì possono venir fuori pezzi interi. In questo caso, si è realizzato quanto ti raccontavo poc’anzi, nutrivo cioè questa forte ammirazione verso Erykah Badu, una cantante soul texana. E volevo poi scrivere delle cose confidenziali, di una donna che parla delle donne decantandone l’aspetto più forte e “virile”. Il mio tono si fa quasi annoiato di fronte all’imbarazzo che le donne sono solite avere nei riguardi dei propri tabù, quando non considerano che sono invece quegli stessi tabù a renderle uniche e speciali… Questa è l’idea centrale.
Grano e vento, quarta traccia dell’album, si dispiega con un climax strumentale che elargisce via via maggiore groove all’essenzialità del ritmo, vero protagonista del brano.
Lo dico con sincerità, a Grano e vento sono particolarmente legata, mi piace molto ascoltarlo con questo suo ritmo scarno.
Racconta una storia che ho immaginato, di una donna che scappa dal suo uomo e si porta via i figli per andare a vivere in questa casa isolata in campagna, vicino al mare: rivolgendosi al partner che ha lasciato, gli dice che ha preso tutti i vestiti, quelli colorati e quelli sbiaditi; fantastica già sui figli che corrono nel prato e attende di agguantare una ritrovata serenità. È un brano molto nostalgico.
In Grano e vento così come in tutto il disco usi particolare cura nella costruzione dei cori.
Quand’ero piccola, fortunatamente ho avuto la possibilità di ascoltare tanti cori attraverso la scuola di musica di mia madre; in più, sono sempre stata influenzata positivamente da grandi cantanti donne che usano molto i cori e giocano su armonie un po’ afro… Forse sarà per questo, ad ogni modo mi piace farlo e sono portata istintivamente ad arricchire i miei pezzi registrando più voci; inoltre, per quanto io mi accompagni un po’ al piano e alla batteria elettronica, mi sento anzitutto una cantante, il mio strumento e la mia “arma” principale è la voce: ho amato incidere i cori di ogni traccia di Galleggiare.
Stai già pensando col tuo team alla resa dal vivo dell’album?
Ho la fortuna di avere dietro una grande produzione, mi sento serena e al momento sono concentrata sul Festival. Dal vivo sicuramente non vorrò perdere l’identità che mi son creata in questi anni, con la mia batteria elettronica, la tastiera a tracolla che uso per introdurre alcuni pezzi (Solo in una e Il gusto delle cose), il mio piccolo shaker… sono dettagli, ma fanno la differenza, perché sono legati al mio modo di fare musica e in un’occasione importante, come può essere la presentazione dell’album, per me sono immancabili.
Quali sono stati i tuoi maggiori ascolti?
Da bambina ascoltavo molta musica classica e afroamericana: la prima attraverso mia sorella pianista, che si esercitava sugli spartiti di Rachmaninov e Beethoven; la seconda grazie a mia madre, che amava molto Mercedes Sosa e Violeta Parra. Crescendo ho iniziato a scoprire la musica italiana e le canzoni di Pino Daniele, Fabio Concato, Edoardo De Crescenzo; tra le star internazionali, ho ascoltato tantissimo Stevie Wonder e in generale tanto jazz, questo lo devo a mio nonno. Negli ultimi anni, il mio gusto si è affinato, prediligo cantanti più ricercate e dall’anima scura, come Esperanza Spalding e Laura Mvula.
Alle spalle hai una bella gavetta, hai collaborato anche con Radio Bari.
È successo per caso, a 16 anni: ero in un negozio di dischi col mio fidanzatino, scatta una lite tra noi e, a un certo punto, vedo avvicinarsi il proprietario. Ho pensato volesse rimproverarci, invece si è complimentato con me per il mio timbro di voce e da quell’episodio è partita una collaborazione inaspettata, dal momento che questa persona è poi salita alla direzione di Radio Bari e mi ha chiesto di registrare i Jingle da passare on air. Inutile dire che a titolo di esperienza, questa collaborazione è stata molto importante, ho imparato tantissime cose e ho potuto concentrarmi maggiormente su tutti i colori e le caratteristiche del mio strumento vocale.
Non manca, nel tuo curriculum artistico, il debutto nel mondo del cinema, dato che nel 2002 hai recitato nel film Mio cognato di Alessandro Piva, con Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio.
Sì, cercavano una ragazza che sapesse ballare e feci il provino, perché all’epoca ballavo la danza del ventre e il flamenco. Andò bene ed ebbi la parte: fui talmente entusiasmata dal lavoro sul set, che successivamente frequentai un’accademia di teatro, perché ero intenzionata a continuare. Sono tuttora appassionata di cinema.
E se in futuro arrivasse nuovamente qualche proposta?
Se arrivasse, che dire… La promuovo! In realtà uno dei miei sogni nel cassetto è anche il doppiaggio, la possibilità di dare la mia voce a qualche personaggio, di un cartone o di un film. Chissà!
Sarebbe bello, te lo auguriamo, Serena. Ma passiamo ora all’argomento cruciale della nostra chiacchierata, finora lo abbiamo solo sfiorato… Tra le Nuove Proposte, Serena Brancale sta per salire sul mitico palco dell’Ariston, davanti a milioni di persone e con un’orchestra ad accompagnarla nel suo brano in gara, Galleggiare.
Già, manca poco. Galleggiare è un pezzo a cui sono molto legata e che ho scritto a 21 anni; ora ne ho 25 e mi sento un po’ cambiata, ma ciononostante mi ritrovo ancora in questa canzone, che parla semplicemente di una storia d’amore. Mi rivolgo al mio uomo attraverso l’espediente del diario segreto, così mi sfogo e mi innervosisco, pur sapendo che le mie parole non lo raggiungeranno mai, in quanto non riuscirei a esternagliele direttamente.
Detto questo, Galleggiare è tuttavia anche una metafora: la metafora della vita. Tutti noi – in amore, nel lavoro e mille altri ambiti – quasi sempre non riusciamo a prendere decisioni e rimaniamo così a galla, un po’ in bilico. Questo è il senso del brano.
È uscita il 3 febbraio la clip ufficiale: a dominare è naturalmente l’elemento acqua.
Non volevo né campi pugliesi né accessori particolari, solo una vasca: non serviva altro. Racconto questa storia, ad occhi chiusi, fino a che mi immergo completamente per sprofondare in acque profonde. Il secondo giorno di riprese si è svolto in una piscina, l’idea è che non ci sia un vero e proprio fondo dove poggiarsi.
La copertina dell’album riprende concettualmente il mood del videoclip. È stata tua l’idea?
Sì, è mia. A dire il vero, la cosa che mi rende più felice è che, contrariamente a quanto uno può immaginare nel momento in cui si trova a lavorare per una grande casa discografica, personalmente ho avuto voce in capitolo su tutto il progetto, perciò non c’è alcun aspetto che io non abbia vagliato o plasmato a mio gusto. Il mio timore era invece di non poter fare granché direttamente, considerata la produzione che avevo dietro.
La copertina è nata a settembre, quando ancora non era all’orizzonte la partecipazione a Sanremo: mi piace disegnare, soprattutto fumetti, e mi piace il body painting, che dà al nudo del corpo forma di eleganza e di arte. Sono molto contenta, è andato tutto come desideravo.
Chi ti vestirà per le serate del Festival?
Sono molto fiera che in questo mi affianchi un artista pugliese, Alberto Corallo, il quale ha confezionato per me abiti bellissimi: abbiamo scelto colori come il verde militare, il bordeaux, il marrone scuro, che in qualche maniera ricordano la mia terra d’origine, ma senza forzature. Infatti, sono tonalità che uso normalmente, inoltre non ci saranno elementi di eccentricità, sarò vestita in modo molto sobrio.
E passando dal sobrio al goliardico: come hai festeggiato la notizia di Sanremo?
Ti devo deludere, perché non ho ancora festeggiato! (ride, ndr). Per meglio dire, a casa con i miei familiari facciamo brindisi ogni giorno, ma non mi vedi ansiosa o altro, ridiamo e scherziamo su quello che sarà. In passato ho fatto i provini a X Factor senza risultato, perciò so cosa si prova a rimanerci male, anche se, potrà suonare retorico, ma conquistare l’Ariston è di per sé una gran vittoria in tutti i casi. Forse dopo, a gara conclusa, farò una festa o un pranzo per celebrare l’avventura indipendentemente dal suo epilogo.
Una domanda sul cast: chi ti piace degli artisti in gara, tra Campioni e Nuove Proposte?
Della prima categoria, ti dico subito Il Volo, perché li ho conosciuti, sono bravissimi e molto umili: portano avanti un progetto da tanti anni e si comportano da veri professionisti. Mi piace la scrittura di Alex Britti, ma questo da sempre: è un grande artista, ha un suo modo riconoscibile di comporre. Infine, apprezzo molto il timbro di Malika Ayane.
Noi Giovani siamo tutti con le idee chiare e una personalità forte, è difficile scegliere: mi piacciono Giovanni Caccamo e Amara, ma anche i kuTso, che sono molto simpatici, o Kaligola, che pur essendo il più giovane è molto bravo oltre che tenero.
Pochi giorni fa, Mattia Gabbianelli dei kuTso, in un’intervista per All Music Italia, ha lodato le tue doti artistiche e la tua eleganza. Mi pare che la stima sia reciproca a questo punto…
Assolutamente sì, è reciproca… lui come me gira l’Italia col suo progetto e vive essenzialmente di questo, cercando di suonare quanto più è possibile. C’è stata simpatia sin dalla prima occasione in cui abbiam scambiato quattro chiacchiere insieme.
Restando in tema di lodi, qual è complimento più bello che hai ricevuto?
Il più bello, oddio… Non saprei, forse potrei dirti il più importante in questo momento ed è quello di Arisa, la quale pochi giorni, dopo l’ultima prova sanremese, è scesa giù dal palco e mi ha abbracciata, dicendomi: «Complimenti, hai una voce meravigliosa e il tuo brano è bellissimo». Alché le ho risposto ringraziandola e confermandole che mi aveva già ascoltato alle selezioni di X Factor e che quella volta le ero piaciuta. Lei ha replicato: «Infatti mi piaci anche adesso. Mi ricordi tanto Pino Daniele»… Puoi immaginare la sensazione che ho provato, mi ha reso felice.
Certo, avevi già condiviso con i lettori di All Music Italia, nella mini intervista di Sognando Sanremo, la tua grande passione per Pino…
Sì, ci sono tanti suoi pezzi che amo molto, sono legata particolarmente ad Allerìa, dal momento che è una delle prime canzoni che ho studiato con la mia insegnante di canto e, quando capitavano delle jam session a Bari, la facevo spesso.
Hai scambiato qualche parola anche con Carlo Conti?
Sì, lui è molto gentile, ma è molto attento a non far trapelare alcuna preferenza, com’è giusto. L’altro giorno mi sono accorta che, mentre si preparava per andare su Radio 2, canticchiava il mio pezzo davanti a tutti. Mi sono quasi imbarazzata e ho pensato: «Vabbè dai, basta, adesso smette e inizia a canticchiare anche quelli degli altri». Invece continuava a intonare il mio… Bah!
Naturalmente lo racconto a titolo di aneddoto, che mi piacerà ricordare anche in futuro, ma questo non cambia niente. Carlo Conti è una persona molto affabile e umana, viene a chiederti come stai, se procede tutto per il verso giusto, e ha premure verso tutti quanti, cosa che non sta scritta in nessun contratto e che uno non si aspetterebbe. E devo dire lo stesso dell’orchestra, che è composta da professionisti di grande gentilezza e disponibilità.
Il consiglio che ti han dato mamma e papà?
I miei genitori vedono che sto affrontando quest’opportunità con serenità, ma anche con la giusta serietà, perché quando arriva Sanremo ti cambia la vita, si sa. Ma se non te la cambia – e loro mi ricordano questo – non devi abbatterti, non finisce tutto lì.
Il tuo direttore d’orchestra sarà Carolina Bubbico, brava musicista leccese che come te, ha solo 25 anni ma tanta gavetta alle spalle; gavetta che in questi ultimi anni avete condiviso, suonando in duo in giro per la Puglia e arrivando poi a tentare Sanremo insieme già lo scorso anno. La vostra è un’amicizia alla Thelma e Louise!
È vero, sai, io e Carolina Bubbico ci conosciamo da tre anni, grazie alla musica: condividiamo i palchi, abbiamo dei progetti insieme, scriviamo insieme… C’è grande complicità e amicizia tra noi. Abbiamo tentato Sanremo l’anno scorso singolarmente, ma non è andata. Così, quando mi han chiesto chi volevo come direttore d’orchestra, non ho avuto dubbi e ho voluto lei, in quanto Carolina nasce pianista ed è bravissima come arrangiatrice.
Ma ti dico che davvero ho voluto fortemente tutte le persone che avrò accanto all’Ariston, amici musicisti pugliesi che stimo e con cui ho condiviso note per anni: Mimmo Campanale alla batteria, Peppe Fortunato alla tastiera e Luca Alemanno al contrabbasso.
E secondo te, come mai l’anno scorso non è andata? Forse cercavano altro…
Può essere: l’anno scorso mi son presentata con un brano di Beppe Vessicchio molto bello, una ballad dal titolo Le idi di giugno. Forse questa volta sono stata scelta perché ho portato un pezzo mio mio, è possibile che ciò abbia fatto la differenza quando l’ho eseguito all’audizione… Ma chi può dirlo, entrano in gioco così tanti fattori.
Su Youtube abbiamo trovato una bella clip in cui suoni proprio con Mimmo Campanale: il pezzo è PaPrika.
Sì, Mimmo Campanale è la prima persona a cui faccio ascoltare i miei brani ed è la mia spalla, un punto di riferimento: ogni artista ha il suo. È stato il mio insegnante di batteria, lo conosco da tempo e PaPrika lo abbiamo composto insieme: il video è molto carino, lo abbiamo girato con i nostri cani.
Potendo scegliere, c’è un artista con cui ti piacerebbe collaborare o duettare nel prossimo album?
Vediamo… in questo momento, mi vengono in mente i cantautori Fabi, Silvestri e Gazzè. Come duetto, amerei farlo con Giorgia, certamente sarebbe da gestire bene: lei è meravigliosa, non solo come artista, ma so, anche come persona.
Ultima domanda: cosa succederà a Serena Brancale dopo Sanremo? Di qui a un anno, diciamo.
Mamma mia… Come mi vedo tra un anno? Beh, più sicura, con le idee più chiare e spero più serena e felice. Dopo il Festival, ciò che voglio è suonare, suonare e suonare, far ascoltare il disco a quante più persone possibile: è la cosa che mi farebbe sentire realizzata, almeno per l’immediato futuro, il resto è ancora tutto da costruire.
…Ma il tempo non manca e hai le carte in regola per farlo! Serena, è stato un grande piacere chiacchierare con te. Ci salutiamo col nostro giochino rompi-disco, ti sottoponiamo otto coppie di artisti (italiani e stranieri) e devi fare una scelta. Naturalmente non esistono bocciature: stiamo giocando!
Vai, sono pronta!
Allora, a chi rompi il disco…
Raphael Gualazzi o Sergio Cammariere?
Cammariere
Chiara Civello o Malika Ayane?
Malika Ayane
Renzo Rubino o Antonio Maggio?
Antonio Maggio
Fiorella Mannoia o Arisa?
Mannoia. Come potrei romperlo ad Arisa dopo quello che m’ha detto!
Rachelle Ferrell o Esperanza Spalding?
Uhhh che brutta cosa, nooo…. il mio, il mio!
Chaka Khan o Dionne Warwick?
Vabbè, ma tu ti sei informato..!! Warwick.
Whitney Houston o Amy Winehouse?
Sempre più difficile… diciamo Houston.
George Benson o Otis Redding?
Redding
Serena, l’intervista volge al termine. A risentirci e un grosso in bocca al lupo per Sanremo!