Pronti, partenza, via! Anche il Festival di Sanremo 2015 arriva sugli schermi, dopo tanta attesa, chiacchiere, gossip e quant’altro.
Ad aprirlo un’originale anteprima con tutti i protagonisti che raccontano le emozioni del prefestival, quello di cui giornali e siti, noi compresi, scrivono tanto prima, ma che alla fine solo i diretti interessati possono raccontare le emozioni con le quali convivevano nell’attesa di essere scelti o meno.
7 all’idea, 6 alla realizzazione perché 40 minuti sono un po’ troppi.
Si accendono finalmente le luci sul palco, rivelando la bellezza di questo progetto, moderno nella realizzazione, classico nell’idea, rappresentando un fiore. Le scale sono nascoste dal led, l’orchestra crea un tutt’uno tra palco e pubblico, oggi particolarmente caldo e divertito.
8 alla scenografia, 7 al pubblico partecipe, anche se c’è qualche mummia danarosa di troppo tra le prime file. Eppur succederà che qualcuno prima o poi schioppa in diretta!!
Carlo Conti è stranamente in camicia bianca, un po’ meno abbronzato del solito, ma da subito ritmo alla serata spiegando il regolamento in maniere veloce eppur chiara. La sensazione è quella di una grande sicurezza senza però rinunciare alla voglia di divertirsi durante questa esperienza, senza farsene una malattia. Conti non è certo una scommessa e non si gioca proprio nulla a Sanremo. Così dimostra tutta la sua profesisonalità
8 alla prestazione complessiva.
Si parte con la gara prima di far arrivare in proscenio le signorine co/conduttrici, vallette, comprimarie, commilitoni, stampelle da paltò… chiamatele come volete. Per comodità però recensiremo la loro presenza prima di iniziare i cantanti, giusto per lasciare alla musica il suo spazio centrale e quindi
Emma, arriva come sposa vestita, il visino denota qualche chilo in più ma è bella, con una dolcezza nuova negli occhi mista a paura, che sostituisce la caparbietà volitiva che la contraddistingue in genere. Parte arrancando un po’, ma nel corso della serata, per le poche uscite che le toccano cresce , acquisendo sicurezza anche in questa nuova veste.
6+ è il valore medio tra il 5 al primo vestito, il 7 al secondo il 5 alla troppa timidezza iniziale, il 7 alla simpatia finale con un più vicino perché quando si cresce nel corso della performance si va incoraggiati.
Arisa invece per inversione dei fattori si muove al contrario. Entra in scena convinta e simpatica, fa il primo annuncio improvvisando, senza guardare il gobbo e lasciandosi andare inspiegabilmente a complimenti per Malika ( che non c’entra con la sua presentazione ) e per Britti che difatti entra stupito per la splendida arringa fatta dallla collega.
Dietro le quinte le avranno fatto vedere i sorci verdi, perchè alla successiva uscita Arisa è diversa, confusa e non più brillante e spontanea. Recupererà un pochino nel finale. I vestiti… lassamme sta!
6 è il valore medio tra il 4 ai vestiti, l’otto alla spavalderia iniziale ed il 6 al compitino a cui si arrende verso il finale.
Rocio è la bellona che ti aspetti, quella che deve indossare gli abiti di alta sartoria su tacco 12 e stacco di coscia ( poco mostrata a dire il vero ) lungo quanto la Sanremo/Bordighera. Esce sul palco solo all’annuncio degli ospiti in pratica ed il compito a cui deve assolvere per quanto limitato è ben svolto.
7, perchè per quanto poco ha fatto, se lo faceva male era da mettere alla stregua delle Ivanka!!! E mo cabeepzi vostri se non vi ricordate chi sia Ivanka!!!
Veniamo finalmente alla gara disquisendo la qualunque sugli artisti nell’ordine di apparizione:
Chiara – Straordinario
Brava Chiara che sfoggia una sicurezza che mai sembrava esserle appartenuta, nemmeno quando dal palco di XFactor era palese uscisse come grande favorita, poi effettivamente vincitrice. Non è più goffa e sfoggia un elegante lungo giallo raggio fotonico da far impallidire Mazinga, Venus e tutto il battaglione robotico giapponese.
Il brano è …. “Forse” di Pupo, leggermente accelerata, eppur funziona…. perchè già “Forse” di Pupo funzionava. Lei lo canta molto bene, riuscendo anche nell’impresa di far capire le parole, laddove ci sono passaggi veloci che a primo ascolto potrebbero risultare incomprensibili.
6,5 alla canzone; 7,5 al canto; 7,5 al look
Gianluca Grignani – Sogni infranti
Gianluca arriva sul palco sempre con la sua aria da bello e maledetto; il problema è che adesso sembra sempre più maledetto e meno bello. Look di giacca che fa un po’ più esame di maturità, quello che Gianluca comunque supera con un buon brano, che ricorda in alcuni passaggi delle strofe la già di lui “Succo di vita” , anche se poi diventa tutt’altro. Accenna persino a qualche movimento sul palco e per una volta, pur se sempre impreciso, istintivo va, diciamo così riesce a portare a casa un campionario basso di stonature. Pollice verso però per la scarsissima scansione delle parole che rende a tratti il testo solo immaginabile ma non certo capibile.
7 alla canzone; 6= al canto; 6 al look
Alex Britti – Un attimo importante
Un asso alla chitarra, un po’ meno con l’intonazione; questa è sempre stata la cifra stilistica di Britti, che è davvero artista di ottima cifra, forse mai troppo osannato come avrebbe meritato, colpa anche di alcune scelte facilotte per promozionare dischi che poi avevano ben altre cose da dire. Sicuramente passano gli anni ma Alex mantiene il suo fascino inalterato anche con la maturità che gli consente a questo nuovo passaggio sanremese di “rischiare” l’abito da sera. Il brano è un insieme di quanto lui sa fare: il blues, il jazz, il pop, il cantautore intimo, il tutto frullato in poco più di 3 minuti di canzone. Ti aspetteresti il mappazzone ed invece ne esce un brano buono, sapiente della completezza musicale del nostro. Il neo? Ogni tanto Alex dovrebbe non ascoltare compiaciuto la sua chitarra, ma più la sua voce. Aiuterebbe a non finire fuori.
7 alla canzone; 5 al canto; 8 al look
Malika Ayane – Adesso e qui
Sorvoliamo sul tendaggio di raso messo addosso, salvato solo in parte dal bellissimo rosso fuoco che dona luce all’incarnato della brava Malika. E Malika è classe pura, scelte alte per le sue canzoni sanremesi che trovano nella scrittura di Pacifico, la valente spalla per dare corpo a sensazioni che trovano una forza maggiore anche con le movenze del corpo, con la femminilità di una donna che non è bellissima ma che pure lo diventa, proprio perchè femmina. C’è un complimento più bello che si possa fare ad una donna? Bello anche il registro vocale del brano, che permette alla Ayane di osare forse quanto mai prima sul palco dell’Ariston, comunicando comunque sicurezza.
7,5 alla canzone; 8 al canto; 5 al look
Pausa dalla gara: arriva il primo super ospite.
Tiziano Ferro – Medley (Non me lo so spiegare + Sere Nere + Il regalo più grande) + Incanto
Tiziano scriveva sulla sua pagina social che gli stava già venendo la sanremite, ovvero paura, tremoliccio e probabilmente dissenteria, tosse convulsa e piorrea. Poi si apre la bellissima scenografia e all’ovazione del pubblico il cantautore dei cantautori pop per eccellenza si lascia andare ad una performance calibrata. Perfetto Tiziano non è mai live! Eppure nel suo caso passi oltre, perchè c’è un racconto in note che arriva proprio a tutti, tanto che un disco “best of” veleggia già a 190.000 copie nonostante tutti gli album di Tiziano abbiano passato il mezzo milione di copie. Qualcosa vorrà dire no? Qualunque delle canzoni proposte nel medley avrebbe schiantato ognuna delle canzoni in gara. Il pubblico gli tributa una calorosissima standig ovation che lui ripaga con un bacio a quel palco che in gara però non ha mai calcato.
Un po’ meno forte è invece il nuovo singolo “Incanto” che al pari di un bel testo ha un arrangiamento viziato di già sentiti, sulle vie del folk che in Italia non ha mai fatto troppa presa, se non in appositi circuiti lontani comunque dal mondo delle classifiche tanto frequentato dall’elegantissimo e molto bello stasera, cantore di Latina.
9 al medley / 5 ad Incanto; 6,5 al canto; 9 al look
Dear Jack – Il mondo esplode (tranne noi)
I cinque ragazzi dalla faccia pulita e dal conto in banca tutt’altro che ripulito dopo il successone del primo disco, approdano a Sanremo con l’aria un po’ tronfia di chi sa che comunque la svolterà. L’impatto sul palco è buono, così come la presenza scenica ed il look scelto, elegante ma comunque vicino al mondo dei giovani quali poi sono. Il problema nasce dal brano, che sicuramente ha possibilità radiofoniche molto alte, ma che pur non facendoti gridare : “che schifo” alle masse urlanti di ormonate adolescenti, non sfonda la barriera del “mi piace”. Resta li’ insomma, sospesa. Quel 5 che l’insegnate attribuisce all’alunno che proprio non vuole bocciare.
5 alla canzone; 7 al canto; 7 al look
Arriva Alessandro Siani a spezzare nuovamente la gara.
L’intervento del comico napoletano che tutti vogliono come l’erede di Troisi fa sicuramente ridere, anche se non ha quell’eleganza metaforica che Massimo era solito metterci. Ma va bene anche così, perchè i paragoni col passato sono sempre perdenti, visto che questi si ciba dell’effetto nostalgia che fa sempre guadagnare dei punti. Alcune battute sono davvero ottime e strappano larghi consensi crescenti anche in sala, anche se ammetto di non apprezzare particolarmente lo sfottò perpetrato ai danni di vittime prescelte qui e li, tra il pubblico e nel caso di stasera l’orchestra. Problema mio direte? Forse, rispondo. Meglio sicuramente la capacità di sostenere con un abile mimica facciale i suoi racconti ilari e ottima l’uscita di scena su un ringraziamento a Pino Daniele
anticipato da bellissime immagini di Napoli e seguito da una nuova standig ovation, su un accenno di “Quando”, capolavoro della musica tutta, non leggera, proprio tutta.
7 all’intervento in todo
Lara Fabian – Voce
La star internazionale che sul nostro mercato non è mai veramente esplosa, entra in scena con eleganza di chi ha maestria e sicurezza nelle sue performance. E’ elegante ma non vistosa, con i capelli artificiosamente allungati rispetto alle clips andate in onda prima della serata. Bella nel suo finto distacco e nelle rughe nel frattempo arrivate rispetto alla precedente volta all’Ariston quando fu ospite con Gigi D’Alessio, non ritoccate ma lasciate ad impreziosirne il racconto del viso, come è giusto che sia. Saggia la scelta della star di esser se stessa, un po’ meno quella della canzone, firmata tra l’altro da un Cremonini che si capisce perfettamente perchè non l’abbia tenuta per se. L’orchestra è troppo alta per le equalizzazioni della voce, che fa gli straordinari per farsi sentire. Fortuna che Lara ha la cosiddetta canna. La domanda a sto punto è: possibile che la cantante francofona non abbia trovato nulla di meglio che questo brano in stile Spagna “disneyana”?
4 alla canzone; 8 alla voce (penalizzata dal missaggio con l’orchestra); 7 al look
Gara nuovamente interrotta, arrivano Al Bano & Romina.
Si apre un dilemma per me: devo distruggerli come meriterebbero per ciò che stanno combinando sul palco o lasciarmi andare ai ricordi di un bambino degli anni 80 che rivede la coppia mito del periodo, la grande voce riconoscibile attorno a cui torna a volteggiare la bella fatina? Certo che su “Cara terra mia” vanno fuori tempo di una battuta completa, non riescono a riprendere l’orchestra e il coro è costretto ad intervenire in aiuto per farli rientrare tra le metriche del brano; troppo tardi il risultato è compromesso. “Ci sarà” non permette di riconoscere quale sia tra le 6/7, forse anche 30 voci che cantano quale sia quella di Romina ed Al Bano per salvare pizza e cavoli cerca di strafare diventando addir poco irritante. E’ nell’immancabile “Felicità” che i due tornano ad essere cantanti professionisti e non due che passavano di la per caso. Quanto era doveroso dire si è detto. Eppure l’immagine dei due è poderosa; è un impatto che davvero non lascia indifferenti.E’ un’Italia che fu, forse migliore, forse no, sicuramente più serena di quella di oggi. E se per avere uno scampolo di quella serenità, se per rivivere un attimo della spensieratezza di quel bambino di 6 anni ( tanti ne avevo quando i due cantavano “Felicità” ) bisogna anche rivedere Al Bano & Romina stonare in maniera clamorosa, fa nulla. Ci si prende il mito, e fan gloria al resto.
10 al valore simbolico della presenza; 4 alla prestazione canora (e sono buono); 7 al look della signora 4 a quello di Al Bano che incravattato così sembrava senza collo.
Nek – Fatti avanti amore
Con un intro simil Coldplay e la paura, dopo la partenza dance della base, di andare a sbattere su territori ad oggi sconosciuti per un artista come Nek, si è temuto davvero il peggio. Invece Filippo cavalca l’altissima onda, stupendo tutti con doti da surfista inimmaginabili. “Fatti avanti amore” funziona proprio. E’ il brano più radiofonico tra quelli presentati stasera. Bellissimi giochi di luce, notevole l’interpretazione a stretto uso di telecamere fornita da uno dei mastini del nostro pop, con queste che indugiano moltissimo sugli occhi di ghiaccio. Il look è forse un pochino troppo giovanilistico per un uomo di 43 anni comunque ed il capello forse dovrebbe trovare un po’ di pace sempre per ragioni di calendario. Nek musicalmente come i Coldplay o su ritmi dance, ok tutta la vita. Nek con il look rubato ai Dear Jack proprio no.
7,5 alla canzone; 7,5 al canto; 5 al look
Grazia Di Michele & Mauro Coruzzi – Io sono una finestra
Se fa strano vedere Coruzzi palesarsi in scena vestito da uomo e persino con la barba in faccia, quando siamo sempre stati abituati a vedere i nidi dei cuculi trovare spazio tra le sue ardite parrucche, non fa strano riscoprire una Grazia Di Michele elegantissima in abito da sera. Certo bisogna anche avere memoria dei suoi passati Sanremi, lontani ormai ben più di 20 anni. Io ne ho, quindi vi dico che non mi stupisco. “Io sono una finestra” è un elegante tappeto Jazz, costruito a sfondo di una canzone sensibile che è culla in sè di un messaggio delicato, difficile, controverso ma estremamente umano. Lo stile dell’arrangiamento ricalca le ultime scelte stilistiche dell cantautrice romana, che da anche buona prova interpretativa sul palco. Buona quella attoriale di Mauro, un po’ meno buono sicuramente il rapporto con le sette note, ma forse per un testo simile, nemmeno serve.
7, 5 alla canzone; 6 al canto (7 Di Michele, 5 Coruzzi); 8 al look (9 Di Michele, 7 Coruzzi)
Annalisa – Una finestra tra le stelle
Annalisa smette i panni di bambolina, look che aveva sfoggiato sia il suo precedente Festival che nei video dei singoli usciti nel corso del 2014. Non sta male di certo, però è sicuramente meno curata, meno stilizzata. Il suo brano rivela ancora una volta la bellissima voce in suo possesso, limpida, fresca nonostante le venature retrò, pescate qui è li dalle grandi vocalist della nostra musica, Mina in testa. Sicuramente funzionerà non poco, ma paga uno scotto importante, quello di risultare troppo figlia, come canzone, del suo autore Kekko Silvestre, riconoscibile come un timbro indelebile nelle sue composizioni. Non dovrebbe essere un problema per Nali a livello di risultati, ma lo è sicuramente come interprete.
6.5 alla canzone; 8 al canto; 6= al look
Pausa ancora una volta comica con i Boiler, originalissimi, disseminati tra il pubblico per i loro collegamenti giornalistici strampalati. La gag riesce, avallata dalla squadra di conduttori al completo seduta sulle scale
Voto alla prestazione 8
Nesli – Buona fortuna amore
Arriva a Sanremo gongolate di questa possibilità avuta, ma anche meritata grazie alla lunga gavetta, Francesco Tarducci in arte Nesli, sognava l’abito elegante per far felice mamma che sognava di vederlo proprio li a Sanremo. Due desideri realizzati in una botta sola. Il brano di Nesli è un diesel che sicuramente raccoglierà maggiori consensi con più ascolti. L’impressione iniziale è comunque buona, con l’artista ormai sempre più lontano dal mondo rap che gli ha dato la notorietà. E’ ufficialmente un cantastorie che scrive finanche bene ed a cui manca solo migliorare il suo cantato, visto che anche stasera un paio di scivolate fuori dai righi del pentagramma le ha prese in maniera inequivocabile
Voto alla canzone 7; voto al canto 5=; voto al look 8
Ultimo ospite musicale sono gli Imagine Dragons – Demons + I bet my life
Peccato che la band di Las Vegas arrivi in acustico. Un brano come “Demons” avrebbe meritato la sua esposizione migliore e non certo in sottrazione. Mentre per “I bet my life” non ci sono scusanti. E’ proprio brutta!
Voto alla canzone 8 (Demons) 4= (I bet my life); voto al canto 7; voto al look 5 (da suonata giù al garage)
Arriva infine Francesco Cichella con l’imitazione di Bublè che per chi guarda spesso “Made in Sud” è cosa nota. Bravo si, ma stupisce di più con gli inediti Stevie Wonder e Gigi D’Alessio. Perfetti
Voto alla prestazione 7
Ci si lascia così, con il primo verdetto ufficiale che vede a rischio eliminazione Lara Fabian, la coppia Di Michele & Coruzzi , Alex Britti e Gianluca Grignani e la sensazione netta di aver visto uno buonissimo show e di aver ascoltato delle canzoni poco ricercate ma dal forte impatto popolare, che poi è ciò che si cerca da un Festival come questo.
Vedremo cosa dirà adesso l’auditel mentre con me l’appuntamento è a domani, sempre qui tra le pagine di All Music Italia.
Fabio Fiume