Arriva Marco Masini alle 17.55.
Vi ringrazio di essere venuti. Ho voluto fortemente incontrarvi perché mi fa piacere il contatto diretto come si faceva negli anni ’90. Vi lascio il microfono perché non sono un grande parlatore, mi piace rispondere.
Un Marco Masini rinnovato anche nel look. Cosa è sparito del vecchio Marco Masini e cosa ha di nuovo?
Non è sparito niente perché ognuno è figlio di se stesso, perché è il vecchio ad aver dato vita al nuovo. Io vengo da una storia musicale complicata perché negli anni ’90 ho cercato di dipingere la disperazione di una generazione, eravamo orfani di ideologie ed ideali, uomini politici. Ci voleva qualcuno che urlasse queste paure e questi timori raccontando gli argomenti più puri e veri. Però Masini è cresciuto e cambiato, ha trasformato queste paure in consapevolezza, forza e coraggio ed è diventato uno che ha la necessità di vivere.
È stato bello che hai ricordato Nuti e ci hai fatto riflettere e pensare ai dimenticati.
Non penso che Nuti sia un dimenticato, in varie occasioni ho sentito attorno a Francesco tanto affetto e chi ha sentito ieri la canzone penso sia grato a Francesco per la canzone che ha scritto, ogni espressione e ogni film di Francesco. Lui ha fatto cinema con gli occhi, senza parlare più di tanto. L’amicizia che mi lega a Francesco è enorme ed io mi sento molto fan. Ho voluto essere Francesco per 3′ della mia vita a Sanremo.
Quando parli di ricominciare ti riferisci a te o alla generazione che è cresciuta con te?
Si parte sempre da qualcosa che abbiamo vissuto per poi allargare. Il pop è questo, nella sua semplicità deve regalare dei pensieri e storie per tutti. Non c’è ricerca e in apparenza non c’è difficoltà, anche se poi in realtà è la cosa più difficile del mondo.
I tre momenti più importanti della tua carriera artistica.
Che giorno è un giorno per me… quando sono a Sanremo è un giorno bellissimo perché nella carriera di ognuno di noi, a parte pochi privilegiati, ci sono state salite e discese, precipizi da risalire. Sono in pochi ad aver retto l’impatto del cambiamento… noi in Italia siamo penalizzati dal fatto che non abbiamo protezionismo della nostra cultura… e siamo sempre a rincorrere noi stessi e l’adeguamento a parametri musicali sempre diversi. L’arte viene un po’ penalizzata, perché molti di noi sono alla ricerca del pezzo per le radio. Questo album è il percorso istintivo che ho fatto da 25 anni fa ad adesso.
È un triplo album perché ho fatto tanti successi, soprattutto negli anni ’90 e poi nel 2004, respirando a bocca chiusa e cercando di nuotare per stare a galla come tutti quanti. Penso si possa stare a galla solo ammirando il futuro e a volte riconoscendosi fuori tempo e adeguandosi ad un cambiamento repentino come avviene ogni giorno soprattutto in ambito musicale.
Questa volta mi sono definito un Masini 4.0 perché questo album è un altro punto a capo.
Ci speri di poter vincere di nuovo il Festival o la tua partecipazione è più legata ad una voglia di far conoscere Masini 4.0?
La voglia di far conoscere il mio nuovo percorso è tanta, altrimenti non avrei fatto un album antologico. Un antologico serve a riguardarsi un po’ indietro per poter affrontare il futuro, anche per farmi guardare dagli altri, dal pubblico soprattutto, ma anche dagli addetti ai lavori che, in alcuni casi, hanno visto un Marco Masini alla loro maniera.
Quest’anno a Sanremo sento canzoni molto valide, sia dei cantanti della mia generazione, sia dei giovani.
Quando hai scritto gli inediti di questo nuovo disco hai preso anche spunto dal tuo passato? Come è nata la collaborazione con Federica Camba?
Federica l’ho chiamata perché sentivo le cose che scriveva e mi piaceva e secondo me è tra i più bravi. Cercavo collaborazioni con dei nuovi autori. Non è facile confrontarsi con la nuova realtà allora l’ho chiamata e le ho detto che volevo scrivere una canzone bella. Le ho scritto un po’ di miei concetti, lei mi ha risposto in maniera positiva e da lì in 4 mesi è nata una canzone e in questa canzone io ho riconosciuto la mia vita.
Dei quattro inediti a seguire c’è un po’ di linguaggio forte: ho cercato di unire quello che la gente è abituata a sentire da Masini con Non è vero che l’amore cambia il mondo, che dovrebbe essere il secondo singolo per le radio.