L’ha desiderato tanto questo Festival di Sanremo, Erika Mineo: dal 2008 ha partecipato ad Area Sanremo per 4 anni di fila, vincendo sempre il concorso ma senza riuscire ad accedere di fatto poi alla gara; nel frattempo ha continuato a scrivere e fare musica ottenendo tra l’altro il Premio Lunezia per le nuove proposte (con il brano Mani) ed una borsa di studio al Cet di Mogol. Il momento giusto è arrivato finalmente quest’anno, con un nuovo nome d’arte, Amara, e soprattutto con una canzone, Credo, che le ha consentito di presentarsi al grande pubblico sanremese mostrando il meglio di se e rimettendo al centro l’importanza delle parole e dell’interpretazione.
Dopo cinque anni di lavorazione è nato anche il primo disco, Donna libera: dieci brani riassunto di quella che è stata la storia privata ed artistica della cantautrice toscana dalle origini: dall’evoluzione della scrittura alla costante ricerca musicale che spazia dalla melodia al pop rock passando per il raggae e l’Africa sempre con lo stesso entusiasmo e la voglia di cantare.
Donna libera è un disco sincero, senza fronzoli: l’accostamento di generi diversi e la scelta di contenuti variegati non necessariamente relegati al mondo romantico, aggiungono quel valore molto spesso mancante negli album di alcune sue coetanee, più “innamorate” e rassicuranti. I testi, scritti da Amara insieme a suo cugino Salvatore “Principe” Mineo, parlano alla gente raccontandone le storie, ricalcando una struttura semplice ma efficace senza il bisogno di perdersi in inutili ridondanze.
Amara sa essere profonda e leggera, dolce e violenta ma soprattutto sa convincerti sempre di starla a sentire, e questa sua grande forza riesce a tenere alta l’attenzione per tutta la durata del disco: dall’intimismo quasi mistico del brano festivaliero che vanta uno dei testi più belli in assoluto di tutte le “nuove proposte” passate a Sanremo negli ultimi anni, si passa ai cori tribali di Ho una vita nuova, vero e proprio inno alla leggerezza nel prendersi meno sul serio (“…fatti una risata, cazzo fatti una risata! // prendi il fiato, basta il cuore per cantare questa serenata…”); dallo swing ricco e “sporco” di Inevitabilmente alla virata più ruvida della titletrack con un testo diretto ed aggressivo senza sconti, dedicato a chi le ha fatto male (“… se scenderà una lacrima sarà per libertà, sono una donna libera e difendo la mia dignità…”) Amara riesce ad accontentare un po’ tutti senza rinunciare al suo gusto e senza mai perdere credibilità.
Il cerchio delle cose belle si chiude con l’atmosfera sospesa di Sarò musica ma soprattutto con Giorni (scritta insieme a Simona Molinari), una vibrante riflessione sul senso della vita e sulle mancanze a cui bisogna sopperire quando il destino, all’improvviso, te le impone con la forza; Amara in questo brano si abbandona alla sua voce e ad un’interpretazione particolarmente sentita colorando il momento più riuscito ed emozionante del tutto.
Donna libera è un disco appassionato, fortemente voluto (e si sente!) nel modo esatto in cui è venuto fuori, ma sopra ogni cosa è un disco VERO ed è questa tutta la differenza che fa. E’ nata una stella: Evviva Amara.
CANZONE MIGLIORE: Giorni
VOTO: 8/10
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