In un modo o in un altro, prima di poter entrare realmente in confidenza con qualsiasi persona, ci si presenta.
Si presume che a leggere di me e a leggere quel che (indegnamente) proverò a scrivere di giorno in giorno siano più persone, quindi mi sorge spontaneo un dubbio: come ci si presenta a più persone contemporaneamente e virtualmente?
Le strade sono due. Potrei iniziare con un entusiasmante saluto, abusando di punteggiatura e moderne forme di esclamazione, emoticon e faccine varie, per farvi sentire a casa o per sembrare affettuoso e vivace. Se fosse una reale presentazione sarebbe simile a una leggera stretta di mano, non troppo forte, accompagnata da un luminoso e rassicurante sorriso, forse anche una pacca sulla spalla. Questa è la prima via, la più facile ma anche la più falsa. La seconda strada è quella più complessa e contorta, che vi porterà via tempo e concentrazione e si sa, la prima regola per far si che un qualsiasi articolo scritto venga letto fino alla fine è renderlo meno complesso e lento possibile. C’è di buono che io non sono un giornalista ne tanto meno lo sarò, quindi posso tranquillamente scegliere la strada peggiore, quella che porterà la metà di voi ad interrompere la lettura proprio in questo istante. Siete ancora in tempo! Una presentazione che in un incontro reale sarebbe qualcosa di simile a una forte stretta di mano, quasi da far male, con un leggero e breve sorriso e occhi schivi.
Ora, parliamoci chiaro, non voglio invitarvi a smettere di leggere, ma è proprio così che mi presenterei nella realtà e proverò a farlo anche virtualmente con più persone in contemporanea. Forse non ve ne siete accorti, ma ho già detto tanto di me, senza dire praticamente nulla.
La fase dei finti convenevoli è terminata, ora siamo già un pó più amici e posso dirvi qualcosa in più.
“Io sono” un cantautore, direbbero tutti. Io dirò che provo a fare il cantautore, provo a scrivere di me o di altri a volte con successo. “Io Sono” un amante della musica e anche se non si direbbe, di tutta la musica, non solo di quella che può farmi sembrare più fico o sofisticato. “Sono” giovane ma amo il passato, più del futuro. Non è pessimismo, ma semplice riconoscenza verso chi prima di noi ha creato e reso possibile quello che abbiamo adesso. Per questo ascolto e parlo spesso di canzoni del passato, di cantautori, di letteratura o cose così. Per ora può bastare così, non voglio dire tutto e subito. Ecco perché vi avrei stretto la mano e non vi avrei abbracciato, vi avrei cordialmente salutato e non affettuosamente confuso.
“Io sono uno
che parla troppo poco, questo è vero
ma nel mondo c’è già tanta gente
che parla, parla, parla sempre
che pretende di farsi sentire
e non ha niente da dire.
Io sono uno
che sorride di rado, questo è vero
ma in giro ce ne sono già tanti
che ridono e sorridono sempre
però poi non ti dicono mai
cosa pensano dentro.“
Lo canta Tenco in sottofondo mentre scrivo questa, che doveva essere una breve presentazione. Potrei fare copia incolla delle sue parole, potrei e l’ho fatto, Ma posso aggiungere una piccola cosa.
Io sono uno di parola.
Avremo tanto tempo, spero, e tante cose di cui parlare. Sarò io a raccontarmi e a raccontare qualsiasi cosa mi passi per la mente o mi colpisca particolarmente tanto da volerne parlare e vi prometto che un’articolo alla volta vi guarderò negli occhi, la stretta di mano diventerà un abbraccio, il sorriso sarà simpatico e sincero.
Io sono uno di parola.